L’eroe che non c’è.

Ora ti blocco!

Non farlo…

Purtroppo lo ha fatto.

Andato via! L’ultimo canale di comunicazione con il mio cucciolo più grande.

E adesso?

Mi era capitato di vederlo nei film, quando la squadriglia di soldati dispersa, isolata dal resto del contingente, per un futile  motivo, rompe la radio. Comunicazioni terminate.

Come nei film, adesso per portare le chiappe a casa ci vuole eroismo. Lì ci sono i nemici che ti braccano e  c’è in gioco la salvezza del pianeta. Qui, non so più nemmeno cosa c’è. So invece quello che manca. Manca l’eroe.

E adesso?

Guardo il telefono:- Ma chi lo ha inventato questo aggeggio? Non si stava meglio quando non si poteva comunicare proprio? Se uno non comunica, la comunicazione non gli manca! Tutta questa comunicazione ci ha dato alla testa. Ma si può bloccare un papà? Non c’è una qualche convenzione a Ginevra che lo vieta? Cazzo, dovrebbero farla.

Mi ha bloccato! Il mio cucciolo mi ha bloccato. Come la figlia di mia cognata che imitava Frozen. Sparava ghiaccio e dovevi rimanere congelato. Era così nel suo cartone preferito.

Poi però, si rideva. Lei faceva lo sguardo furbetto e dopo qualche secondo di immobilità  per darle soddisfazione, potevi tornare a muoverti. Ti scioglievi, ridevi e si ricominciava.

E adesso?

Sarà così anche per lui? Mi terrà congelato per un po’ e poi mi farà un sorriso furbetto?

Da quanto non vedo il suo sorriso furbetto!

Mi manca da morire.

Lo ha stampato sul viso quando qualcosa gli riesce bene. L’ultima volta l’ho visto cresciuto. Mi è sembrato che gli stessero uscendo anche i baffetti della pubertà. Chissà che diventerà quel sorriso furbetto. Qualcosa di più adulto immagino.

Ogni tanto ci tenevamo per mano, ancora. Quando non c’erano estranei. Sentivo che erano gli ultimi momenti in cui potevo farlo. Avevo la stessa sensazione ai primi giorni di settembre. Vai al mare magari, ma hai un po’ di malinconia. La stagione sta proprio finendo. Ma chi immaginava un autunno così duro!

Invece che dargli la mano, avrei continuato a dargli qualche pacca sulla spalle e una scompigliata di capelli. Avrei tentato un abbraccio e lui si sarebbe divincolato.  Mi sarebbe bastato.

E adesso?

Adesso non so. Cerco l’eroe che non c’è e forse lo cerca pure lui.

 

 

 

La definizione della questione.

Ieri incontro tra avvocati, me e mia moglie. Deus ex machina e ‘special guest’ della giornata,  mia cognata che ha accompagnato sua sorella. Il mio avvocato ha acconsentito a farla entrare nella stanza, come atteggiamento distensivo dice.

Mia moglie è entrata con aria di sfida, cercava il mio sguardo come a dire:- ti faccio vedere io! Due cose ha sempre amato,   le cause  e gli ospedali. In questo ci deve essere qualcosa di atavico che non sono riuscito a decifrare. Medici e giudici per lei sono qualcosa di molto vicino al Padreterno. Ricordo che, dopo aver preso con la ruota dell’auto un  marciapiede, voleva far causa al Municipio. Il motivo?  Avevano fatto i marciapiedi troppo larghi.

Per lei è importante trovare il colpevole, non risolvere il problema così come è importante sentire un medico piuttosto che star meglio. La colpa deve essere individuata necessariamente e  al di fuori della sua sfera di responsabilità. Se poi c’è una malattia con colpa siamo al non plus ultra. Con gli ingegneri ahimè non aveva lo stesso feeling. Con me in particolare, alcuno .Quello che io dicevo valeva meno di zero. Sono ingegnere ma non so aggiustare una lavatrice!  C’è voluta tanta pazienza, ora me ne rendo conto.

Ne approfitto,  per farmi una carezza.

Torniamo alla stanza. Il suo avvocato, un uomo pacato, apparentemente freddo. Senza dubbio un uomo di lungo corso e lento, di una lentezza che fa intendere padronanza. Il  mio di avvocato, un tipo piuttosto scoppiettante.

Io?  Peccato non aver avuto uno specchio per vedermi. Se dovessi pensare ad una immagine di me, penserei ad un cane bastonato, ma non so se è ciò che vedono.

La decisione di incontrarsi in tribunale è stata presa dal mio avvocato, forse per mettere un po’ di pressione su mia moglie. Si è reso conto dalle descrizioni che gli ho fatto di lei che è una che parte spesso per la tangente, quindi, meglio un posto dove possa sentire un po’ di soggezione.

Gli argomenti della riunione sono due fondamentali: i ragazzi e il denaro.

Si è cominciato a parlare dei ragazzi. Su consiglio del mio avvocato sono stato in silenzio cercando di non replicare a tutte le stronzate che sentivo. Me lo aveva anticipato. Sentirai la loro versione, ma non siamo davanti ad un giudice. Lascia stare, evitiamo polemiche sterili. Il trio della morte puntava il dito sulla mia incapacità ad avere un rapporto coi ragazzi. Se i ragazzi non vogliono vedere il padre, un motivo ci sarà. Evidentemente lui in questi mesi non è riuscito ad instaurare un dialogo con loro. Resta da capire come mai prima ce lo avessi il rapporto, penso. Ma stai zitto, evita polemiche.

Sull’argomento faceva da padrona di casa mia cognata che si sente laureata in psicologia. Ha fatto analisi per anni a causa di una malattia depressiva. Si sa, pulcinella è diventato avvocato salendo e scendendo le scale del tribunale.  Mia moglie, anche senza vissuto personale, è competente in tutto di suo, credo per volontà divina!

In silenzio, osservavo le persone che avevo di fronte e mi riferisco alle due sorelle. Vedevo poco interesse all’argomento ‘ragazzi’ , quasi una attenzione doverosa, il loro cruccio era altro, visibilmente. L’unico che manifestava attenzione al discorso dei ragazzi era l’avvocato di mia moglie. Lo faceva con taglio professionale ma si vedeva che dava la giusta   importanza. Le due ‘sister’ si capiva che se ne strafottevano alla grande. Non voglio dire che se ne strafottevano dei ragazzi in generale, per carità, ai ragazzi ci tengono,  ma del fatto che i ragazzi non vedessero il padre. E’ un problema solo mio, appunto.

Li guardavo tutti e tre. Mia moglie ad un certo punto ha attaccato con il suo cavallo di battaglia. Mi viene da pensare che lo abbia  inciso in uno studio di registrazione per la perfezione con cui lo ripete.

Lei ha cresciuto i figli da sola,  ha fatto mille sacrifici che non le pesano in quanto per i figli darebbe la vita e  adesso non è più disposta ad aiutare me. Mi ha servito e riverito per anni, ma ora basta.

Mi sarebbe piaciuto dirle qualche parolina in proposito, ma forse ha ragione il mio avvocato. Lasciare perdere adesso è meglio. Stai zitto ed evita polemiche! Mi dico. Reagire  allontana dall’obiettivo, quello di vedere i miei ragazzi.

Dopo lunghi minuti di ascolto ho percepito un interrogativo nello sguardo dell’avvocato di mia moglie, seduto proprio di fronte a me. Sembrava dicesse:-Ma questo non parla? Dicci qualcosa, voglio capire che tipo sei! Mia moglie e mia cognata erano state molto presenti fino a quel momento ed io praticamente muto. Forse è pure un esigenza da protocollo. Se c’è un incontro, ci sono due parti! L’altra dov’è? Il mio avvocato ringhia ma non morde, io non pervenuto.

Magari è stata mia suggestione, ma ho preso la parola quasi per accontentarlo. Almeno così mi piace pensare. Il mio avvocato in quel momento mi stava sul cazzo per quella decisione di fare entrare mia cognata nella stanza, decisione che ho subito passivamente.

Esordisco :- Vedete, vorrei solo precisare che le cose non stanno così come le racconta mia moglie. E tu sorella, prima di parlare, dovresti conoscere bene gli argomenti sennò rischi di dire solo fesserie. Mia moglie, in questi primi mesi, quando ho tentato di parlare e vedere i ragazzi, ha avuto delle reazioni violentissime per impedirmelo. Io ho soprasseduto sulla cosa, proprio per evitare ripercussioni sui ragazzi. Oggi mi rendo conto che ho sbagliato. Avrei dovuto trovare la strada per impormi. Se non l’ho fatto è stato solo per evitare di sottoporre i ragazzi a stress ulteriore. Queste cose non le dico tanto per,  le ho opportunamente documentate. Oggi per sua sfortuna non può dire il contrario. Mi riferisco  a dialoghi telefonici e non, che ho registrato. Ci sono momenti di violenza inaudita, con i ragazzi di sottofondo. Lei me ne dice di tutti i colori e dice chiaramente che i ragazzi non me li fa vedere. Non li fa vedere a me, come al resto della mia famiglia macchiata di non so quali colpe.

Mia moglie è a conoscenza delle registrazioni. Da quando ha inteso che i suoi show avevano ascolto ha smesso di comunicare. E si è offesa anche.

Intanto, dopo le mie parole,  silenzio per qualche secondo nella stanza. Il silenzio parla più delle parole ed in quel momento ho capito che il fatto che abbia registrato le prodezze verbali di mia moglie è una roba che ha destabilizzato parecchio il piano famiglia di far apparire me come uno stronzo e la signora come una povera derelitta. Ahimè, ci sono riusciti con i ragazzi però.

Mia cognata ha fatto la faccia disgustata per il fatto che io abbia fatto  registrazione degli show di mia moglie. Come se non fosse grave un delitto, ma piuttosto che ci fossero state le riprese dello stesso.

Volevo continuare con la descrizione delle cattiverie che ho subito. Il mio avvocato mi ha bloccato con la sua mano sul mio avambraccio: – ‘Non serve adesso’.

Sarebbe servito a sfogarmi, ma avrebbe avuto lo stesso effetto di quando bevi un po’ di coca cola. Provi gusto al momento ma poi hai più sete di prima.

E mi ripeto:- Stai zitto, evita polemiche inutili.

Mi vergogno ad aver registrato nella stessa misura in cui mi vergogno di lei e di quello che è stata capace di fare. Non so cosa farò di queste vergogne su file, probabilmente le cestinerò. Credo che dall’altra parte pensino che abbia registrato per far del male. Ma così non è. Per me è stata una difesa. Ho fatto in modo anche che lo sapesse. Così avrebbe finito con insulti e angherie. Per ora mi servono a trarre la rabbia per continuare , altrimenti mi abbandonerei non so dove.

Intanto mi accorgo che le mie parole hanno acceso gli animi. Mia moglie si è infiammata ulteriormente: ” Non mi fai paura, tanto le registrazioni non sono una prova e sono illegali”. Come sempre l’importante è la colpa. Nel suo caso, la colpa non può essere dimostrata in un tribunale e quindi non esiste.

Il mio avvocato mi tocca  di nuovo il braccio per dirmi tacitamente  di stare tranquillo. Ma quello agitato era lui, io avevo solo nausea in corpo.

La questione è risolta dall’avvocato di mia moglie che ad un certo punto capisce che quello dei ragazzi è un terreno minato per la sua cliente e cerca una scappatoia.

”Secondo me serve un intervento tecnico”, esclama all’improvviso. In sostanza propone di far parlare i ragazzi con uno psicologo per capire come sbloccare la situazione.

Mia cognata si associa immediatamente alla proposta forse pensando si riferisse agli adulti e felice: ”Siii, tutti ne abbiamo bisogno”  quasi commossa. Sembrava avesse visto la madonna di Madjugorje.

Da un po’ che vado una psicologa per affrontare il rigetto dei miei figli. Ne sto traendo un po’ di beneficio, ma vedendo mia cognata mi è passata completamente  la voglia.

Il pensiero di fare andare i ragazzi da uno psicologo non mi entusiasma, ma francamente ho esaurito le idee. Poi la proposta è loro. A cosa mirano? Non so, ma qualcosa bisogna pure farla. Oramai i ragazzi mi evitano.

Nemmeno mia moglie sembra entusiasta. Prendono tempo sull’argomento.

Si passa all’argomento caldo delle ‘sister’. I soldi. L’atmosfera sembrava del tipo: bene, abbiamo finito di parlare di puttanate, adesso veniamo alla questione per cui siamo venute.

In famiglia sono piuttosto legati all’argomento.

Mia cognata ha sposato un uomo brillante e benestante, è passata e passerebbe su ogni cosa pur di tenerselo. La madre obbligò il suo ex fidanzato a scappare a gambe levate dicendogli chiaramente che non aveva abbastanza soldi per la figlia. Mia moglie pensava di avere sposato un nababbo e invece ha scoperto che non lo sono. Credo che sia la cosa che maggiormente l’ha delusa di me.

Pezzente era uno degli appellativi che preferiva in casa. Ad un certo punto temevo che alla domanda cosa fa tuo padre, i miei figli rispondessero : Il pezzente.

L’avvocato di mia moglie prende una posizione di attacco. Fino a quel momento, anche la postura era di stand by, a tratti di difesa. Le spalle dietro rispetto al bacino e ben appoggiate sulla spalliera. Appena nominata la parola magica, soldi, improvvisamente le sue spalle si fanno in avanti. Mi contestano la quantità di denaro che passo alla signora.  Intervengo, sciolgo il silenzio.

– Ricordo a tutti che non sono un produttore di denaro, faccio l’ingegnere, ho uno stipendio che tra l’altro ultimamente arriva anche a singhiozzo. Mia cognata lavora con me e quindi conosce perfettamente la situazione aziendale.

Anche in questo caso, mia moglie si agita e mia cognata le fa da eco:-  Ci ha ridotto in schiavutù a me e ai miei figli. Mia cognata in aggiunta:-mia sorella è una eroina! Non so come faccia! Fa miracoli. Quando andiamo in pizzeria, ai ragazzi e a lei provvede mio marito. E’ umiliante per una donna.

Le loro parole servono a farmi  benedire il giorno che ho detto basta. Penso ai miei ragazzi però, in mano a queste iene.

La signora  fino a quel momento incassava regolarmente una cifra un po’ superiore al migliaio di euro da me, uno stipendio da commessa dal fratello, 500 euro dall’affitto di una casa di sua proprietà. In aggiunta io mi sono caricato tutte le spese: casa, bollette, telefoni, sky, spese extra mediche, sportive, scolastiche, paghette settimanali finchè ho potuto vedere i ragazzi.

Tutto questo, oltre le mie possibilità ed erodendo il mio piccolo gruzzolo di risparmi. L’ho fatto fin’ora per evitare ripercussioni sui ragazzi. Ora basta, mi dico. Seguirò il consiglio dell’avvocato e passerò solo quello che mi dice lui, tanto, anche se do di più, lei continuerà a dire che la sto affamando e quel che è peggio, lo fa credere ai ragazzi.

Il mio avvocato dice a mia moglie, signora, lei lavora anche!

E lei : io non lavoro!

Lavora dal fratello, ma in nero. Il fratello non l’ha mai assunta. Ma è una roba che sanno anche le pietre che lei lavora lì.   Negarlo in mia presenza che ho vissuto con lei per 15 anni, mi ha dato l’evidenza che l’incontro fosse una ennesima presa per il culo. Alla bugia sparata da mia moglie, mia cognata e il suo avvocato hanno avuto il pudore di stare in silenzio.

Vista la piega negativa che prendeva la discussione i due avvocati decidono di passare oltre. Si sarebbero sentiti per stabilire il quantum e le modalità di versamento.

Mi sono sentito in dovere, però,  di esprimere una piccola riserva: – Scusate un attimo. Ho una preghiera da fare. Evita  di farmi chiedere i soldi dai ragazzi. Secondo me non è una buona cosa questa. Anche perchè c’è un assurdo nella cosa. Dici che fai di tutto per spingerli a frequentarmi o per lo meno a sentirmi, ma sono loro a non voler sentir ragione. Poi invece, a convincerli a sentirmi per chiedermi denaro, impieghi un attimo.

Il suo avvocato, abilmente, cambia discorso:- Evitiamo queste cose, saremo noi avvocati a metterci d’accordo su questo!

Comprendo che anche questo discorso è scomodo.

Si discute  poi sul fatto che io non abbia restituito ancora le chiavi di casa. Rispondo che non l’ho fatto perchè ho ancora tutte le mie cose in casa e mia moglie si rifiuta di farmele prendere, anzi, dice di aver regalato molte delle mie cose.

Lei conferma di aver regalato le mie cose ed il suo legale la guarda sbalordito:- Come? Le hai regalate?

Lei corregge il tiro:- ” qualcosa, ma non ricordo”.

Non vuole che vada io a casa. Mi raccoglierà le cose  e le consegnerà a qualcuno. Questa cortesia in cambio delle chiavi.

L’avvocato di mia moglie è soddisfatto. Ci dice di essere contento perchè si sono fatti passi in avanti.

Lo guardo perplesso.

 

 

 

 

 

 

 

 

Mia suocera

Sono rientrato in casa ed ho trovato mio padre sorridente. Non capivo perché. Guardava la TV ed ogni tanto sorrideva. Ero preso dalle mie cose e non prestavo attenzione a cosa stesse guardando . Ho pensato che stesse vedendo qualcosa di piacevole in TV. Una volta messo a posto, avrei seguito anche io. L’idea di farmi due risate in compagnia di mio padre mi rilassava già di suo. Sin da piccolo mi dava serenità vederlo ridere.

E’ stata una giornata tosta . Il più grande mi ha bloccato come contatto . Adesso non ho più un canale di comunicazione con lui. Gli ho chiesto notizie della scuola. Gli ho detto che volevo solo essere informato . Lui non vuole che io sappia o che mi interessi. So che non ha problemi , per fortuna,  ma lo so indirettamente . Gli ho chiesto di dirmi qualcosa altrimenti avrei dovuto informarmi a scuola in prima persona. Gliel’ho chiesto in modo molto garbato. La sua risposta è stata : sai solo ricattare , mi rovini e basta , adesso ti blocco . Lo ha fatto .  Il piccolo non risponde nemmeno alle comunicazioni di servizio. Si fa veramente dura. Riflettevo sulla possibilità di scrivere una lettera. Dopo, in alternativa,  mi sarebbe rimasto il piccione viaggiatore.

Mi giro . Mio padre aveva stampato un ghigno  in faccia.

-Ma che c’è, papà ? Perché ridi ?

In realtà sorrideva, non rideva.

– Ho parlato con tua suocera .

– Ah! Gli dico

– Come mai?

– Volevo offrire la festa per il compleanno di tuo figlio. Come ho fatto per l’altro. Se vuole invitare i suoi amici a mangiare la pizza al circolo, pago io. Così magari riesco a salutarlo.

Sono più di sei mesi che non vede i nipoti e non è un tipo di persona che sta ferma ad aspettare , nonostante i suoi 88 anni.

– Cosa c’entra mia suocera, papà? Perchè hai chiamato lei?

Era una domanda retorica . Mio padre ha gestito una azienda per più di 40 anni e sa individuare chi prende decisioni . Ho pensato alla stupidità della mia domanda per qualche secondo . Mio padre non è tipo da perdere tempo. Sapeva che per ottenere risultato doveva interpellare chi muove i fili dall’altra parte.  È così ha fatto . Questa volta mia suocera non gli ha chiuso il telefono in faccia. Strano .

– Ho chiamato tua suocera perché con tua moglie non mi trovo a parlare .

-ah! Capisco  e che ti ha detto?

-Mi ha fatto ridere .

La cosa mi insospettiva e mi interessava allo stesso tempo. Fino a quel momento avevo seguito distrattamente mio padre . Ora aveva catalizzato tutti i miei sensi su di lui .

Mia suocera? Non c’è persona più pesante al mondo, e lo ha fatto ridere. Sarà impazzito mio padre. Ma che mi racconta?

– Come mai hai riso, papà ? Sicuro fosse mia suocera?

Era una battuta per pungolarlo e farlo parlare e lui riferendo le parole di mia suocera:- Sarà difficile organizzare la festa. Il piccolo non vuole proprio sentir parlare del padre e dei parenti, di carattere è un po’ duro e cattivello , assomiglia a te. Il grande invece , concede qualcosa al padre perché è buono , ha preso dalla mia famiglia!

Chiosando: – Che tipa simpatica!

Ci misi un po’ ad afferrare il concetto perchè era troppo stronzo per essere vero. Riassumendo, mio figlio piccolo è stronzo, assomiglia a mio padre e alla mia famiglia in generale, il grande è più buono, ha preso da lei e dalla sua famiglia. Però!

Il senso di squallore legato all’immagine di mia suocera si era coagulato. Se avessi proteso una mano, lo squallore lo avrei potuto toccare .

Mio padre non era dispiaciuto ma la sua risata molto più simile ad un ghigno.

Che puttana, ho pensato io.

Adesso ho capito come mai si è concessa al telefono. Doveva dire un no a mio padre e trovare il modo di buttargli merda addosso. Sempre con i suoi modi gentili. D’altra parte non poteva smentirsi.

Ci sono delle cose che mi urtano per davvero. Mi urta la gente che se la prende con chi è inerme. Prendersela con un vecchio o con un bambino è un modo veramente squallido di stare al mondo. L’altro giorno discutevo su cosa fosse l’eleganza per me. Pensavo che una buona definizione fosse quella di saper stare bene al mondo. Oggi penso cosa è il contrario dell’eleganza. Mi viene in mente mia suocera con tutto il suo falso timor di dio.

Me lo diceva mia nonna:- Di quelli che vanno sempre in chiesa ti devi prendere paura, evidentemente tengono molti peccati!

Il dilemma ed il giusto consiglio.

Oggi sono stato alle prese con un dilemma. Dopo settimane di silenzi, mio figlio mi ha scritto su whatsapp. Tono perentorio: ”Fammi il versamento e portami la ricevuta al calcio”. In allegato una foto di una richiesta di versamento della scuole per ampliamento offerta formativa.

Che modi! Ho pensato. Nemmeno un ‘ciao’. Un ‘per favore’ nemmeno a parlarne. Mi ha preso un fitta allo stomaco. Leggevo il messaggio continuamente cercando tra le lettere un qualcosa che potesse addolcirmelo. Niente.

Che fare a quel punto? Ero a fare una corsa con un mio amico. Di istinto ho chiesto un suo parere.

Per lui non avrei dovuto rispondere. Poi, con calma, dire: ”provvederò a dare i soldi alla mamma”.

Forse è la cosa giusta da fare. Non risponde al telefono, ai messaggi, scrive solo per un pagamento, ordinando la cosa per giunta.

Il mio amico, oltre ad essere una persona che stimo molto, ha attraversato da poco una separazione, ma i rapporti con la figlia sono eccezionali a differenza dei miei. Forse dovrei seguire il suo consiglio.

Dentro di me sapevo che non ci sarei riuscito. In generale non si riesce ad essere diversi dal proprio modo di essere. Lo si può fare un po’ quando si è sereni e tranquilli. Quando si è in difficoltà emotiva, bisogna cercare di seguire la propria natura, si è deboli.

Ho avuto necessità di sentire il parere di qualcun altro. Ora mi rendo conto che avrei chiesto a decine di persone fin tanto che qualcuno non mi avesse detto esattamente cosa, in realtà, avrei voluto fare io.

Quando si hanno questi dubbi tremendi,  sappiamo bene cosa vogliamo fare, ma pensiamo che non sia la cosa giusta. Facciamo solo i furbi.

Chiediamo consiglio solo per trovare qualcuno che ci  approvi ciò che istintivamente vogliamo fare e ne sentiamo tanti di consigli, fino a trovare quello giusto!

Capita quando provi un vestito che non ti sta proprio bene, ma ti piace tanto. Ti metti allo specchio e ti giri in mille modi finchè non trovi l’angolo che ti faccia apparire decente. E allora si, lo prendo!

La razionalità vorrebbe che facessi l’educatore. Duro e inflessibile. Magari redarguire mio figlio sul modo adottato per la richiesta. Del tipo … ”Non si dice nemmeno per favore?” Mi avrebbe fatto sentire molto ”padre” in altri tempi quella frase.

Poi c’è la pancia. Il solo pensiero di vedere sfumare una possibilità di dialogo con mio figlio, mi butta a terra. Mi mancano da morire i miei ragazzi e mi metto a giocare a fare l’inflessibile?

Mi arriva il consiglio giusto . Vai, dagli la ricevuta del bonifico e digli che ci sei sempre, magari con un sorriso. È una versione molto ‘British’ e composta di ciò che sentivo di fare . In realtà mi sarei inginocchiato davanti a lui,  lo avrei abbracciato e non mi sarei mosso più da lì fin tanto che qualcuno mi avesse portato via con la forza.

Tra me e me penso che se non avessi questo pudore, se riuscissi a strapparmi i vestiti piuttosto che scrivere un timido ‘mi manchi’, se riuscissi a esprimere il dolore in maniera evidente invece che controllarlo e mascherarlo da tristezza o finta tranquillitá, forse, allora, potrei riprendermeli i miei figli.

Riuscirò mai a togliermi questa faccia di culo, quando li vedo? Potrò mai far vedere i segni del dolore sul viso?

Chi mi ha dato il giusto consiglio me lo ha detto: ‘sei bloccato tu’. Devo riuscire a far vedere la mia sofferenza per sperare di ricevere qualche attenzione, forse.

Ripetersi che non si può essere diversi da come si é, come ho fatto finora,  è un alibi per superare la paura di far vedere ciò che si è e si prova.