Il silenzio degli innocenti.

1 marzo. Oggi è il compleanno del piccolo.

Da tempo che mandavo messaggi a lui e alla madre chiedendo come volesse festeggiare il compleanno. Mio padre si era offerto di pagargli la pizzeria con gli amici, cosa che aveva fatto con il più grande ed insisteva ogni giorno perchè organizzassi.

Per gli uomini di un tempo la formalità è più che sostanza. Per lui non poteva essere che avesse fatto un regalo ad uno e nulla all’altro. Quindi ogni giorno… Hai chiamato? Ne andava del suo senso di equilibrio e giustezza. Soprattutto gli anziani ne hanno bisogno, ad una certa età non si vogliono lasciare conti in sospeso.

Ed io:- Papà purtroppo non rispondono.

25 febbraio. Giovedì scorso, finalmente! Messaggio del piccolo sul gruppo whatsapp che ho coi miei figli.

”Voglio questo regalo”. Allegate due fotografie.

Leggo. E’ un volantino per un viaggio in Spagna dal costo di circa 700,00 euro.

La contentezza di aver ricevuto un messaggio da mio figlio dopo così tanto tempo si affievolisce e lascia il posto all’amaro. ”Mi contattano solo per soldi”, penso. Il dispiacere è come la sconfitta al calcio. Rivedi la partita nella tua mente e cerchi di capire che cosa hai sbagliato. Tanto più alte sono le aspettative, tanto più alta è la delusione. Anche le parole di conforto di chi fa il tifo per te suonano vuote nel tonfo della caduta. Per ora hai perso, già, ”per ora”. Fin tanto che potrai aggiungere queste due paroline dopo ogni sconfitta, la sconfitta sarà solo ”per ora”. Significa che c’è ancora benzina per ripartire.

Dopo qualche attimo di vuoto, le mie spalle accasciate tipo orango, mi viene un moto di rabbia. Avrei voluto scrivere a quella testa di cazzo della madre. Il ragazzo non mi avrebbe mai mandato quel messaggio senza spinta, dopo settimane di silenzio. Lei è sempre quella che dice che non può farci nulla, i ragazzi non vogliono sentirmi nè vedermi, nonostante lei cerchi di convincerli a farlo.

Quando si tratta di chiedere soldi, però, improvvisamente riesce. Magìa pura.

”Lascia stare”,  mi dico.” Prendi il lato positivo della cosa. Tuo figlio ti ha scritto. Almeno si è ricordato che ha un padre”.

Non so perchè, ma questa faccenda del lato positivo mi fa venire in mente una rivisitazione di Pitagora. ”Il quadrato costruito su un lato positivo, più il quadrato costruito sull’altro lato negativo è uguale a quella grande ipotenusa di mia moglie al quadrato. Che stronza!”.

Nonostante il training autogeno, la rabbia non cede il passo.

Prendo il cellulare per rispondere, ma mi fermo. ”Aspetta”, mi dico. ”Rispondi tra un po’, quando sarai più lucido”.

Aspetto 18 minuti :

Avete idea di come mi fate sentire? Non mi rispondete al telefono, non mi parlate, nemmeno mi dite come va a scuola. Mi trattate come se non esistessi, se vengo agli allenamenti fate finta di non vedermi. Non ho avuto la possibilità di parlarvi, avete cancellato pure il nonno che ogni tanto piange per questo. Non una telefonata, non un messaggio. Mi parlate solo per chiedere soldi. Questo mi fa stare male e mi umilia. Mi volete cancellare?

Silenzio. Il silenzio è innocente, è quello che viene dopo che preoccupa.

26 febbraio. Al mattino dopo infatti, replica del piccolo:

”Ti vedi cosa scrivi e dici, mamma mia, ti cancelli da solo”.

Guardo l’orario, le 7,30. Si sta preparando per andare a scuola. Il tono e le parole tipiche della madre. Ma voglio pensare che sia stato lui a dirlo. Basta! Ipotizzare che ci sia qualcuno dietro non serve. E’ lui che scrive,  devo rapportarmi con lui e rispondere a lui. Piuttosto  servirebbe cercare di capire cosa non va in me o cosa vedono loro che non vada. Le dietrologie?  Bene lasciarle nella soffitta dei pensieri.

Riguardo il messaggio più volte. Che male che fa, accidenti. Ingoio saliva e rileggo. Non passa. Ritorna il senso di vuoto. La sensazione mi sembra quella di un pugile oramai cotto, le ha prese di santa ragione in ogni parte del corpo e la carcassa la reggono solo le ossa e l’orgoglio. I muscoli  sono andati. Nell’angolo, tra un round e l’altro, l’allenatore gli parla. Non sente nulla. L’audio è ovattato e la concentrazione è sul diretto che si è beccato in pieno viso. Lo stesso effetto mi fanno i consigli degli amici allenatori.

” Non te la prendere, non sono loro che parlano”

”Sono plagiati”

”Poveri ragazzi, cosa gli stanno combinando, tu non mollare”

A me fa male. Incasso per me e per loro. Guardo la spugna nel secchio.

Mi riprendo e dopo 3 minuti:

”Perchè non parliamo e mi dici cosa c’è che non va in ciò che scrivo e dico? Un giudizio va spiegato, se mi spieghi posso capire cosa c’è di sbagliato. Avanti… dimmi che c’è che non va in ciò che scrivo e dico”.

Silenzio.

26-27-28 febbraio. Passano venerdì, sabato, domenica. Sabato esco, compro delle maglie sportive con i saldi, un buono da game stop, so che lui va matto per i giochi, un biglietto di auguri. Scrivo una letterina per accompagnare.

Silenzio dall’altra parte.

Mando i soliti messaggi di buongiorno, dei video che mi sembrano carini,qualche intercalare con ” che fate? mi mancate molto”,  li avviso del ritorno della serie di Montalbano in tv.

Nulla, solito Silenzio.

29 febbraio. Ieri, vigilia del compleanno del piccolo, scrivo:

”Ciao. Domani vengo a farti gli auguri. Se vuoi ti porto io a scuola”.

Lui:” Ma dove”

Strano, ha risposto subito, penso. Non accadeva da molto tempo.

Rispondo: – A casa, o dove vuoi tu. Se vuoi ti porto a scuola, o ti porto da scuola a casa, o ti porto dove vuoi…:-). Voglio farti gli auguri.

Lui:- Ma va.

Replico, il botta e risposta mi sta entusiasmando, è un dialogo praticamente: – Che vuoi dire? Non vuoi che ti faccia gli auguri?

Silenzio di nuovo ahimè.

1 marzo. Oggi, finalmente compleanno e di buon ora:

”Auguri! Sono fuori. Volevo farti gli auguri e darti un regalo”.

Aspetto 5 minuti. Mi metto con l’auto vicino a quella della madre. Se non mi rispondono, almeno se escono per andare a scuola, avrò modo di salutarli a distanza. Mi vedranno.

Vedo nello specchietto mio figlio che esce dal portone. Mi squaglio, non pensavo proprio che accettasse. Esco dall’auto. Mi guarda e sorride. Sorrido anche io, gli vado incontro.

Lo abbraccio, lo bacio, lo stringo. Si stacca. Mi ripeto, e quando ricapita!  Non mi sembrava vero.

Auguri amore mio, gli dico. Sembra contento lui. Prendo dall’auto la busta con i regali, verifico rapidamente che ci sia tutto e glieli elenco: Ti ho preso delle maglie, un buono da game stop e una letterina.

Mi dice grazie, gli chiedo se vuole che lo accompagni a scuola, ma si gira e va. Mentre corre via verso il portone mi dice  che non può perchè deve passare con la madre a ritirare dei pasticcini da offrire ai compagni di classe. E’ lontano, non faccio in tempo a dirgli che potremmo  andare insieme. Andato ormai.

Mi sento come dopo aver dato il primo bacio ad una fidanzata. La prima volta dopo averla baciata sotto casa, la fai andare. In realtà muori dalla voglia di ribaciarla ma ti obblighi a  non esagerare, potrebbe infastidirsi!

Ritorno in auto con gli occhi a cuoricino, ma dentro di me sono incredulo, sento che non è tutto al suo posto.

Mi allontano in auto.

Messaggio. Passati 10 minuti appena.

Mio figlio: – Non era questo il regalo che ti avevo chiesto. E’ quello del nonno??? Potevi pure non venire. Io devo organizzare la festa, potevi darmi dei soldi grazie.

Mi fermo con l’auto a bordo strada. Rileggo.

Quel ”soldi grazie” mi ritorna qualcosa in mente oltre alla nausea alle narici. Mia moglie ogni volta che mi chiede dei soldi è solita: ”Abbiamo finito i soldi grazie”.

C’è quella grande ipotenusa dietro questo, ora ne avevo ragionevole certezza .

Immagino la scena, il bambino entra in casa con la busta del regalo, lei lo prende, rovista e commenta urlando. Questo ti ha regalato? E il regalo che ti doveva fare? Scriviglielo a mamma! Poteva pure evitare di venire, le maglie te le regalano i tuoi amici già.

O giù di lì.

La rabbia risale come il mercurio in un termometro. E’ rossa e calda come la febbre alta.

”Stai calmo”, mi dico. Sono di nuovo all’angolo del ring. Il mio allenatore mi ripete di non mollare, di tenere duro e di provare a giocare di gambe. Guardo la spugna nel secchio. Ce la puoi fare. Non so cosa mi tenga su.

”Aspetta prima di rispondere”, mi dico.

Passano sei minuti e replico:

”Il nonno lo avrebbe fatto volentieri il regalo, ma non ti pare che andava coinvolto? Sai che è molto triste perchè non vi vede mai? E’ vecchio il nonno e un po’ di affetto gli farebbe bene e farebbe bene anche a voi.”

Mio figlio: ”Il nonno sta male forse per quanto sei diventato cattivo”. A questo punto capisco che è proprio mia moglie che parla attraverso mio figlio. Lui è un pacione, non si sarebbe mai messo a replicare a tu per tu. Semmai avrebbe taciuto.

Invece un’ altro messaggio: ” E tu potevi fare altro, con le magliette non si mangia, me le regalano gli amici già. Potevi evitare di venire, faccio bene a non considerarti”.

Mi sveglio finalmente, non sono più sopraffatto. Abbandono l’angolo metto il paradenti e ritorno sul ring più incazzato che mai. Questo messaggio mi fa intendere che è lei che scrive, e usa il ragazzo. E’ un’ostaggio poverino. In mano ad una folle. Non immagina i danni che sta facendo.

”Perchè mi dici così? Cosa ho fatto per farti pensare queste cose? Il nonno si è offerto di farti il regalo. Nessuno lo ha chiamato, nemmeno per dire come stai nonno.Sono addolorato perchè un giorno tutto questo vi farà dispiacere. Io ho il dovere di dirvelo.”

Lui/lei continua:- Dispiaciti per te e per come sei diventato.

Io: Io sono sempre lo stesso di sei mesi fa, amore mio.

Interviene in chat l’altro:- E’ vero, ha ragione! Dispiaciti per come sei diventato!

” Se mi spiegate cosa sono diventato, mi fate un piacere. Mi piacerebbe capire cosa vedete di diverso, magari capisco qualcosa. Mi dite che sono cattivo ma non mi spiegate perchè, cosa ho fatto di cattivo? Portare un regalo e fare gli auguri è cattiveria? E’ un periodo duro ed io sono in grande difficoltà. Ma non mollo, faccio ciò che posso. Non capisco veramente dove vedete cattiveria in me e cosa pensate che sia diventato. Mi piacerebbe molto ascoltarvi. Potreste vedere cose che io non colgo o magari siete voi a non cogliere delle cose. Parlare e spiegarsi serve a questo. Io sono vostro padre e continuerò a farlo per quello che mi sarà possibile. Avervi vicino mi darebbe grande forza, mi mancate molto. Per quanto riguarda il nonno non sapete quante volte mi ha detto che voleva offrire la festa di compleanno. Ve l’ho scritto, ripetutamente. Nessuno mi ha risposto o lo ha chiamato.”

Silenzio. Se tacciono, sono sicuro che sono loro a rispondere.

 

 

 

 

 

 

 

26 pensieri riguardo “Il silenzio degli innocenti.

    1. purtroppo no…sembra incredibile ma è così, mi trovo a vivere questo incubo e la cosa peggiore è proprio quella di non poter fare nulla. Non c’è una legge che tuteli in genitori alienati. Sono i ragazzi che non mi vogliono vedere, questo è quanto. Non si può obbligare nessuno, tanto meno un adolescente.

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  1. che cavolo…….
    e non so che scriverti….
    speriamo che un giorno non troppo lontano capiranno meglio…
    non so quanti anni hanno, ma purtroppo per ora va così…. mi spiace tanto pure per tuo papà…
    ti mando un abbraccio stretto stretto e non potendo fare altro incrocio le dita

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    1. i miei ragazzi hanno 13 e 14 anni. E pensare che fino a sei mesi fa vivevamo in simbiosi. Io ancora non mi capacito, ma evidentemente devo aver sbagliato qualcosa, pur avendo agito in totale buona fede e pensando di fare il loro bene.
      Grazie per il supporto! 🙂

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  2. Il tuo racconto vero e’ agghiacciante. Io non ho figli, pero’ ho un figlio di pensiero.
    Mi sento di dirti questo, che amore puro e’ presenza fatta di assenza, tu continua ad amare, resta e non andare via, aspetta i tuoi figli, butta via aspettative, anche le piu’ sacrosante, aspettali…
    Ripeti loro io ci sono comunque e sempre. Ciao 🙂

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  3. ci sono passato anch’io. Per me partita persa. Errori? Il maggiore è calare le braghe ogni volta e scucire soldi. Serve solo a perdere la propria autostima. Il secondo è pensare che i giudici possano fare qualcosa sulla madre affidataria.

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  4. Ho letto 3 post e mi è venuto un moto di rabbia che sarei andata io a dirglielo quattro….. purtroppo in Italia la legge è la giustizia non sempre (o meglio quasi mai) vanno di pari passo…..
    Continua ad amare i tuoi figli, vedrai che col tempo capiranno…

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  5. Capisco perché hai messo “mi piace” al mio articolo sulla mediazione familiare. Credo che tu sia nella fase peggiore della cosa, è poco che vi siete separati, vero? Stringi i denti, sii presente ma senza insistere. Non fare il botta e risposta via sms se pensi che a rispondere sia la madre. Buona fortuna.

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    1. Sono andato via da casa il 21 agosto . Purtroppo tutto è andato lentamente e irreversibilmente peggiorando. Cerco di esserci in tutte le occasioni possibili. Però non ho più notizie da loro. È molto difficile .

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  6. Mi vien da pensare… La colpa dei padri che ricade sui figli…meglio sarebbe, in questo caso, parlare della colpa delle madri…
    Spesso i figli usano parole nostre, che hanno assorbito ma che non fan parte di loro…
    Il silenzio di per sè è una risposta, che spesso non vogliamo accettare…
    Un giorno capiranno…nel frattempo fai bene a non arrenderti…

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