Ho l’ansia. Alle 15 ho i colloqui di mio figlio più grande, sono le 14 e incomincio a muovermi. Ci metto 15 minuti in auto a raggiungere il liceo dal mio ufficio. Mi muovo uguale, tanto, a rimanere in ufficio, non combino nulla.
I puntuali sono ansiosi mi ha detto Brizio, un amico, domenica a pranzo. Più sei puntuale più sei ansioso. Susanna, sua moglie:
- io sono anticipataria, almeno di 5 minuti . Ha rincarato, con voce ansiosa.
Non so cosa ci sia prima di anticipatario. Oggi sono quella cosa lì.
Chissà perché ho l’ansia, in fin dei conti io sono un padre, vado ai colloqui di mio figlio.
Fa il primo liceo scientifico. Durante il tragitto in auto, mi perdo nei pensieri:
- Se avesse fatto il liceo classico, come me, almeno mi sarei sentito a casa.
Aveva scelto lo scientifico e non mi sono voluto intromettere nelle sue scelte.
- Hai troppo rispetto per le scelte altrui, questa è la tua rovina. Si perderà l’Antigone, Aristofane, Epicuro e Saffo. Si può capire il mondo senza partire da Socrate? Come fare un edificio senza fondamenta. Ma si, troverà la sua strada. In fin dei conti in tanti non son partiti da Socrate ed hanno trovato la propria strada ugualmente.
Non conoscendo Socrate, avrà meno rispetto per le scelte altrui e si salverà dalla cicuta. Starà meglio.
Socrate era famoso anche per la sua Santippe. Sua moglie pare fosse stata la più grande rompicoglioni dell’antichità. Si diceva che proprio per sfuggire alle sue pressioni, Socrate si fosse dedicato agli studi filosofici.
Tangenziale, uscita, scuola, sono le 14,20.
C’è un grande parcheggio nel recinto della scuola. Un cartello dice divieto di accesso ai non autorizzati. Mi fermo davanti all’ingresso con l’auto e passo un cinque secondi a decidere se entrare o lasciare l’auto all’esterno.
Come sempre in me prevale la parte di rispetto delle regole. Ogni volta mi danno.
Perdo 10 minuti a cercare un parcheggio fuori.
- Quel cartello sarà per i giorni normali, non per il giorno dei colloqui.
Mi fustigo per questa mia incapacità di forzare le regole:
– Vedrai che tutti gli altri parcheggeranno dentro e tu sarai l’unico imbecille ad aver parcheggiato fuori.
Ci sono dei ragazzi in giro, qualche adulto con l’aria da professore.
Faccio le scale ed entro nell’atrio. Un uomo, deve essere un bidello, mi guarda con aria di domanda.
– Ha capito che sono un intruso? Ho sbagliato il giorno ?
E’ incredibile quanto disagio ti possa causare uno sguardo quando ti senti di tuo fuori posto.
Guardo il telefono e controllo il messaggio che mi ha mandato il papà di un compagno di mio figlio. Giorno 28 aprile, alle 16.00.
Cazzo… le 16… Perché mi ero convinto fossero alle 15 i colloqui?
L’ansia fa brutti scherzi. E’ come l’ansia da prestazione questa. Do soddisfazione al presunto bidello che continua a guardarmi.
- Salve, per i colloqui?
- Sono alle 16,00. E’ presto, non c’è nessuno a quest’ora.
- Ah… pensavo alle 15,00.
Faccio finta di essere sorpreso. Mi giro e vado via.
Aspettare un’ora e mezza, non ne vale la pena.
In 15 minuti sono in ufficio e finisco di sistemare qualcosa.
Torno un’ora dopo. Il primo ingresso mi è servito a rompere il ghiaccio con l’ambiente. L’ansia è scesa. C’è molta più gente.
Non ci ero mai entrato alla nuova scuola di mio figlio.
In quella scuola ci era andata mia moglie e ci aveva insegnato mia suocera. Alcuni docenti erano suoi colleghi. Mia suocera è giovane, in pensione da pochi anni. Era come infilarsi nelle retrovie nemiche.
Il solo dire di voler andare a parlare con i professori, al primo quadrimestre, era stata la causa della interruzione dei contatti con mio figlio più grande. Non voleva far sapere che i suoi genitori fossero separati, credo.
Seguo le vicende scolastiche dal registro elettronico. Una gran cosa. So anche delle assenze, delle lezioni che fanno e del rendimento. Mio figlio non ha mai avuto problemi. Il voto più basso che ha, è per lo scritto di italiano, 7,5. Per il resto una sfilza di 9 e 10. I colloqui sarebbero anche superflui, ma voglio conoscere i professori. Voglio sapere e respirare un po’ della sua aria.
Avrei trovato mia moglie?
Avrei trovato qualche genitore di ex compagno delle medie?
Non conosco nemmeno i nomi degli attuali compagni di classe, magari conosco qualcuno e mi fa delle domande a cui non so rispondere. Cosa faccio? Dico a tutti che i miei non mi parlano?
La tentazione di girare i tacchi e di tornare sui miei passi è tanta.
Avevo preso i nomi dei professori da internet e trascritti su un foglietto.
Che bello, all’ingresso ci sono dei tabelloni con i nomi dei docenti, la classe ed il piano in cui effettuano i colloqui. Il tutto a prova di scemo.
Per una questione affettiva verso la lingua, vado dalla prof di latino. Insegna anche storia e geografia. Con una fava, tre piccioni, primo piano, classe III H.
Vado al piano di sopra, manca ancora un po’ alle 16 ma già c’è fila dietro alle porte. Prendo a caso uno dei due corridoi. E’ quello giusto. Quando becchi tutto immediatamente, sotto sotto c’è la fregatura, penso preoccupato.
Classe III H. Ecco qua, c’è una mamma ad aspettare. E’ la madre di Luigi, la conosco bene. Era compagno di mio figlio alle scuole medie.
Insegnante di catechismo. Bigotta da morire. Il marito, un animale di oltre due metri, finanziere.
Di quelle persone che non frequenti mai, ma che conosci per abitudine. I nostri ragazzi hanno fatto insieme scuola materna, elementare e medie. Mio figlio non ha mai potuto sopportare molto il suo. Mi diceva che fosse un rompiscatole. Frequentavano le stesse compagnie però. Non sarà stato contento di ritrovarselo per l’ennesima volta in classe.
– Ciao
– Ciao
Ci sono delle donne per le quali tu sei, in quanto c’è tua moglie. Devo dire che negli anni, non mi sono mai sforzato di allacciare grandi rapporti con lei.
Siamo solo io e lei in fila, mi tocca il dialogo.
– Tua moglie?
Eccola là, penso.
- Ah non so.
Rispondo vago.
Avrà chiesto perché non sa che ci stiamo separando? O piacere nell’ infilare il dito nella piaga?
Le insegnanti di catechismo sono delle grandi impiccione. Credo si superi un esame dei ‘cazzi degli altri’ per insegnare all’oratorio.
Mi paiono come un gruppo di agenti speciali a servizio del gran pettegolo, che è il parroco.
– Vi siete divisi i compiti?
Non riesco a sfuggire alle domande stavolta. Questa non molla, se eludo, complico le cose.
Non mi va di perdere tempo co sta rompicoglioni. Taglio corto.
– Io e mia moglie ci stiamo separando, non sai?
Non so se verrà e non mi interessa. Per ora ci sono io, lei forse verrà.
Mi fa la faccia sorpresa. Possibile che non sappia nulla?
Mi pare molto strano.
- Mi dispiace, non sapevo nulla.
- Figurati, cose che accadono.
Silenzio. Spero di averla ammutolita per un po’, ma mi illudo.
–Domani hanno compito in classe, sta studiando tuo figlio?
Taglio corto anche su questo.
– Sai, purtroppo la situazione a casa mia non è granchè, siamo un po’ ai ferri corti. Con mio figlio ci sentiamo poco.
Lei, ancora più sbigottita.
Forse non sapeva sul serio, oppure l’espressione incredula è una specializzazione del corso ‘cazzi degli altri’ che si fa all’oratorio.
Certo che mia moglie deve aver fatto un gran servizio di controspionaggio per depistare persino le insegnanti del catechismo. Ma questa è una gran paraculo e basta, impossibile non sappia.
- Ma tuo figlio va benissimo a scuola.
Mi rassicura.
- Si lo so.
Finalmente arriva la prof, e mi tolgo il mastino dalle palle. E’ lei la prima ad entrare.
Arriva il mio turno, sale un po’ la tensione. E’ il primo colloquio per me, da genitore, in un liceo. Dico il nome e cognome di mio figlio.
- Sono il padre.
Aggiungo.
- Ah.
Mi fa… consulta il registro.
La consultazione mi fa capire che ha bisogno di leggere per dirmi qualcosa. Non è come alle medie che si è in famiglia quasi. Sospettavo che fosse più asettica la cosa. Meglio così, mi fa sentire meno fuori dal giro. Mi conferma che mio figlio non ha alcun tipo di problema. Al mattino lo aveva interrogato in storia ed era andato molto bene.
- E’ un ragazzo studioso e ben integrato.
Mi dice.
Arriva il mio momento, quello per cui ero teso.
– Sa, io e mia moglie ci stiamo separando.
– Ah, mi dispiace.
– So che mio figlio va bene e non ha problemi, ma io ero più preoccupato del lato caratteriale. Ero venuto per sapere se la separazione potesse aver creato qualche problema al ragazzo. Lui non l’ha presa benissimo la cosa e temevo potesse risentirne dal punto di vista scolastico.
- A me non è sembrato. Il ragazzo studia, non ho notato flessioni nel rendimento.
- La cosa mi tranquillizza molto. La ringrazio.
- Se ha bisogno, io ricevo il lunedì alla quarta ora comunque. Sarebbe il primo lunedì del mese, ma per casi particolari sono sempre a disposizione. Veda lei.
- La ringrazio molto. Arrivederci.
Tiro un sospiro di sollievo, ho messo a segno il primo colpo. Questo tipo di contatto mi servirà. Finora è andato tutto liscio. Non ho incrociato nemmeno mia moglie, può essere che sia venuta al mattino o in altre occasioni.
Dopo latino, storia e geografia, voglio fare almeno matematica. Un Liceo Scientifico. Vorrei sentire qualcosa sulla materia principe e conoscere la prof.
Giro l’angolo ed ecco mia moglie. E’ lì, mi fulmina con lo sguardo. La guardo tranquillo e faccio un mezzo sorriso da contraltare al suo strale.
Mi metto in fila, chiedo chi è l’ultimo. Ci sono una decina di persone d’avanti.
Lei è nella fila adiacente, per un altro professore.
Su dieci persone, siamo due papà e otto mamme. Volti conosciuti. Tutti genitori che ho incrociato alle medie. Non frequentavano la classe di mio figlio, ma altre sezioni.
Qualcuna mi saluta.
- Sera
- Sera
Ricambio.
Mi metto in fila dando le spalle a mia moglie. Navigo su internet con il telefono, per ingannare l’attesa.
L’insegnante di matematica deve essere una a cui piace parlare. Ogni colloquio dura più di cinque minuti. O sono genitori di ragazzi, tutti con problemi, o è lei che ha la chiacchiera lunga.
Mi affaccio. Una donna sulla cinquantina, molto curata. Tratti un po’ mascolini, ma una bella donna nel complesso. Le mie ipotesi hanno conferma. Il genitore seduto dall’altra parte della cattedra ascolta e basta. E’ lei che parla.
Gli si seccherà la gola penso.
L’ansia mi è passata, il primo colloquio mi ha messo subito a mio agio.
Guardo il telefono, sms di mio figlio.
Intuisco. Sua madre ha pensato bene di avvisarlo immediatamente che io fossi lì. Che stronza, Gesù.
Quale miglior modo di vendicarsi che trasferire la sua irritazione al figlio e farmi redarguire da lui?
Le dovrebbero affidare da scrivere il manuale della madre stronza. Avrebbe un grande successo.
Leggo l’sms.
-Come ti permetti ad andare ai colloqui, ora hai rotto.
Avrei dovuto immaginare. Ormai sono preparato, ma fa male sempre.
Ogni volta mi riprometto di essere impermeabile. Ancora non ce la faccio, è dura. Gli vorrei dire:
Hai rotto. Che cosa ho rotto, figlio mio? Perché ti rivolgi a tuo padre così, amore mio? Cosa ti ho fatto? Sono tuo padre, non ti ricordi più quando stavamo abbracciati, quando studiavamo insieme, quando andavamo in giro e ascoltavamo musica in auto? Perché mi dici queste cose? Perché mi fai così male?
Rispondo invece:
– Maleducato, parla come si deve e rispondi al telefono piuttosto.
Hai questi atteggiamenti da guappo di cartone, sono tuo padre e cerca di avere rispetto. Non ti nascondere dietro al telefono, se hai qualcosa da dirmi. Parliamo e spiegami piuttosto, invece di fare il bullo nascondendoti.
Nessuna replica.
Aspetto cinque minuti, poi provo a stanarlo.
– Facile fare il bullo dietro ad un telefono ah? Ammazza… che figo che sei!
L’operazione non riesce. Silenzio.
Faccio un’ora di fila, con l’amaro in bocca. La stronza è sempre nei paraggi ma non la guardo nemmeno.
Finalmente il mio turno. Entro, mi siedo, dico il mio nome e quello di mio figlio.
–Ah, non ci sono problemi. Il rendimento è più che buono.
Guarda sul registro anche lei.
– I voti sono tutti sopra il nove, è un ragazzo che studia e ha molto intuito matematico. Ultimamente partecipa anche di più, lo vedo più vivace in senso positivo.
Le parlo della separazione, vado al dunque.
- Sa, so che mio figlio non ha problemi, seguo sul registro elettronico. Il motivo della mia presenza è legato al fatto che ho problemi nel rapporto con lui. Io e mia moglie ci stiamo separando e lui non ha preso bene la cosa. Sono venuto più che altro per verificare che non ci fossero ripercussioni di questo, nel comportamento scolastico.
La prof mi guarda con uno sguardo diverso. Amplifica l’attenzione nei miei confronti. Ho come la sensazione che sappia perfettamente di cosa sto parlando, quasi si fosse tolta per un attimo la maschera di prof di matematica. Chiude il suo registro e mi dice:
- Vede, i ragazzi hanno delle reazioni imprevedibili in queste circostanze, ci vuole molta pazienza.
Mi ha detto una roba scontata, ma ne ho apprezzato il modo.
Le chiedo disponibilità a colloqui mattutini, ma a differenza della collega mi dice che la preside ha categoricamente vietato i colloqui mattutini nell’ultimo mese di scuola.
La ringrazio e faccio per alzarmi. Mi accorgo che mia moglie era stata nei pressi della porta dell’aula per cercare di sentire cosa dicessi.
Mi ricordo in quel momento della sua presenza.
Esco dall’aula, mi guarda e con un ghigno stampato sul volto, mi fa in labiale marcato:
- Faccia di cazzo!
Le abbozzo un altro sorriso e vado via soddisfatto, mai una faccia di cazzo mi aveva fatto tanto piacere. Ho rotto un limite, mi sono avvicinato un po’ a mio figlio. Posso tornare a scuola quando voglio, conosco la strada e non mi sento estraneo. Faccia di cazzo lo dica a chi vuole.
Esco dalla scuola e mi sembra di sentirmi come il mio labrador quando riusciva a scappare dal cancello del giardino. Aveva la faccia furba ed il sorriso da cane stampati in faccia. Correva, correva per non farsi prendere.