Pasqua con sorpresa

Mio figlio più grande fa un torneo di calcio nel Molise, tra Termoli e San Salvo.

Nei giorni precedenti mi affanno per avere dettagli sull’organizzazione dato che dai miei non ho più nemmeno una parola.

Mi rendo disponibile a offrire passaggi ad altri genitori. Si propone Nico, padre di un compagno di squadra di mio figlio.

Partenza ore 8,30 del venerdì santo, appuntamento ad un bar sulla tangenziale.

La mia situazione di padre ai margini è ben conosciuta dagli altri che per fortuna si prodigano per aiutarmi a non farmi sentire isolato.

Nico, il mio compagno di viaggio è un tipo particolare. Una di quelle persone che non sai dire se sono state fortunate o sfortunate nella vita. Sembra piuttosto una di quelle pubblicità due in uno.

Separato anche lui da qualche anno, è diversamente abile, ha delle limitazioni motorie a seguito di un incidente che lo ha portato in coma prima, poi sulla sedia a rotelle per qualche mese e, dopo lunga riabilitazione, a camminare con le proprie gambe.

E’ rimasto un po’ claudicante e scoordinato nei movimenti, ma se la cava piuttosto bene in tutto.

All’età di 22 anni fece un bruttissimo incidente in auto da cui uscì illeso. Si tirò fuori dall’abitacolo dell’autovettura da solo, ma mentre era fuori, un po’ intontito per la botta, inciampò e andò a sbattere con la testa sul lucchetto di una saracinesca. Pensa che sfiga. Illeso all’incidente e poi si rovina la vita per una caduta, centrando con la testa un lucchetto. Entrò in coma e ci rimase per qualche mese, da quel momento tutto il suo calvario per recuperare la quasi normalità.

All’appuntamento ci incontriamo con il resto della truppa. Ci sono Gabriella e Ilario con la loro seconda figlia, Leo e Pina, Francesco e Gina, Patrizia senza il marito, rimasto a casa.

Pina si era occupata di tutta la organizzazione per il gruppo, trovato hotel a buon prezzo a Termoli, prenotato stanze e stabilito orari.

C’è quella frizzantezza tipica delle partenze in gruppo. Le facce sono rilassate, ci sono tutti gli ingredienti per fare una bella mini vacanza. Non è la prima volta che ci muoviamo insieme, le altre volte ci ero andato con mia moglie.

Nico durante il viaggio mi racconta della sua vita, lo intervisto praticamente. Non è molto loquace di suo e quindi lo interrogo . Mi piace da matti sapere come vivono gli altri, è pura curiosità, conosci meglio chi hai di fronte.

Ogni volta che conosci qualcuno c’è un mondo da scoprire e ognuno di noi ne ha tante da raccontare.

Così scopro che si sveglia alle 5 ogni mattina e che dedica almeno 40 minuti a fare ginnastica. E’ così da quando è riuscito ad alzarsi dalla sedia a rotelle. Scopro che da ragazzo era un gran sciupafemmine, giocava a tennis ed era sempre in movimento.

Dopo l’incidente ha dovuto cambiare il suo stile di vita. Il suo handicap lo porta con molta dignità, è sempre ordinato e tirato a lucido.

Non credo che se la passi benissimo dal lato economico, separato, con moglie e figlio a carico, tira a campare.

Mi confessa che mentre mi aspettava, al mattino, era stato abbordato da una donna!

-Hai capito!? E come ti ha abbordato!?  Gli faccio.

Lui con semplicità:

– Mi ha chiesto l’ora ed ha attaccato bottone.

Effettivamente Nico è un cinquantino (alla Camilleri), si mantiene molto bene, ben tirato e lucidato.

Per farla breve si sono dati appuntamento al lunedì successivo per uscire insieme.

Abbordaggio lampo.

Ammazza, penso, così si fa? 10 minuti con un trolley tra le mani ad un semaforo e si tira su una donna. Mi viene da pensare che quanto più si è semplici come persone tanto più certi riti si semplificano.

Le occasioni perdute nella vita sono sacchi di sfrido di tutte le seghe mentali che ci facciamo.

Sono talmente contento del successo del mio nuovo amico che alla prima stazione di servizio spiffero tutto alla compagnia.

Lo guardano tutti con sorpresa e nuova ammirazione ed era questo il mio intento genuino. Volevo far crescere la stima nei confronti di Nico da parte del gruppo. Lui è sempre un po’ schivo e tende a stare ai margini dei discorsi.

Raggiungo il mio intento, la pubblicazione del fattarello suscita meraviglia e sorrisetti di stima da parte di tutti, anche loro: – hai capito!?

Lui però non la prende benissimo e molto spontaneamente:

– Madonna, non ti devo dire più nulla, sei peggio di una puttana!

Mi viene da ridere, e penso che ho violato la sua privacy tradendo una confidenza tra uomini. A volte quando agisco a fin di bene tendo a sottovalutare le ripercussioni di ciò che dico. Mi basta il mio buon intendimento per fregarmene altamente di quello che possono pensare gli altri. Dovrei pensarci qualche minuto in più prima di fare queste cazzate.

Nico ha ragione. Con una pacca sulla spalla gli chiedo scusa e vedo che non è realmente incazzato, la stima maturata negli altri avrà attenuato la sua stizza.

Arriviamo a destinazione e ci catapultiamo direttamente alla presentazione del torneo nello stadio di San Salvo.

All’ingresso dello stadio una griglia con tanto di arrosticini e salsicce in cottura che mi provoca uno svenimento quasi.

I ragazzi si erano mossi al mattino presto in pullman, e dai messaggi che i figli scambiano con gli altri genitori capisco che sono già arrivati nelle vicinanze.

Noi ci sistemiamo in tribuna e vediamo alcune squadre sistemate sulla tribuna opposta.

Entrano anche i nostri nello stadio, li riconosciamo dal colore delle tute.

Gli altri genitori si sbracciano e fanno segno ai propri figli per segnalare la loro presenza. Io non posso, chi saluto che neanche mi parla mio figlio? In passato mi sarei catapultato proprio nell’altra tribuna a salutare, vendendo qualche scusa all’organizzazione. E’ inutile che mi sbraccio o telefoni.

Gli scrivo su whatsapp

– Ciao Ciccio, sono in tribuna, faccio qualche foto.

Faccio una foto di tutta la tribuna colorata piena di ragazzi e la inoltro. Oramai quando mando messaggi mi sembra di mettere un rotolino nella bottiglia  lasciandolo cadere in acqua.

Finalmente ci rechiamo alla braceria improvvisata nello stadio ed ordiniamo un po’ di roba da sbranare.

Prendo posto su dei tavoli in legno e arriva Patrizia con faccia di novità.

– C’è tua moglie con l’altro tuo figlio!

Non la avevo proprio considerata come eventualità. Mi cadono le braccia a terra. Ero partito con la speranza che la lontananza da casa potesse essere un modo per tentare di riallacciare un dialogo con mio figlio più grande. Ci avrei provato, con discrezione. Ancora non sapevo come, una strategia la avrei sviluppata sul posto, in base alle opportunità che si sarebbero presentate. Ero sicuro di avere l’appoggio degli altri genitori, da sempre miei tifosi.

Niente, la presenza di mia moglie mi costringeva a ripiegare sui miei intendimenti.

E’ venuta al torneo con la madre ed il padre dell’allenatore di mio figlio, vecchi amici della sua famiglia.

Non riesco nemmeno ad arrabbiarmi.

Alla notizia vedo che Patrizia e Pina mi fissano. Non devo avere una faccia contenta! Immagino che sappiano cosa penso in quel momento. Mi guarda anche Ilario. Mi da una pacca sulla spalla e mi dice, dai lo ha fatto per farti un favore! E’ una battuta. Ilario è uno a cui piace sempre scherzare e coglie sempre occasione per sdrammatizzare su tutto.

Siamo cresciuti pensando che chi fa del male pagherà per i propri peccati, così mi dicevano al catechismo. Nessuno ha mai pensato a quanto è dura subirlo il male. Come si fa a liberarsi del male che si subisce?

Raggomitolo i pensieri e cerco di capire perché.

Mi ricordo della vicina di casa. Aveva l’abitudine di lasciare l’auto vicino alla porta del suo box auto in garage. Questa abitudine un po’ arrogante dava tremendamente fastidio a mia moglie.

Io cercavo di non buttare benzina sul fuoco a rapporti già tesi, e le dicevo:

– Tranquilla, parlerò con il marito e vedrai che la toglieranno.

Effettivamente il più delle volte la toglievano, ma di tanto in tanto accadeva che riprendesse l’abitudine.

Ben chiaro, a noi questa prassi della signora non dava alcun fastidio oggettivo o impedimento.

Era solo che mia moglie non tollerava che altri prendessero terreno.

Come se il terreno lo stessero togliendo a lei.

In senso assoluto non aveva torto, ma la questione poteva essere trattata con serenità piuttosto che pensare sempre alla guerra.

Sta di fatto che ogni volta che la vicina lasciava l’auto in quella posizione, mia moglie senza alcun motivo le si piazzava davanti con la sua, in modo che non potesse uscire.

E io che non volevo fare questioni con nessuno mi ritiravo in disperato silenzio.

Oggi, mentre addento il panino con salsiccia, penso che stavolta ha piazzato lei stessa davanti a me. Non vuole farmi avanzare e prendere terreno coi ragazzi.

Guardo Pina, tra le mamme è quella che meno nasconde il disappunto per la situazione.

Sono confuso e deluso. Capita al terzino che si fa tutta la fascia di corsa e poi non gli passano la palla. La stanchezza se non concretizzi una fatica la senti di più.

Ho il piccolo nelle vicinanze ora, è venuto anche lui con la madre a vedere il torneo del fratello. Non so che fare, non mi parla ma vorrei salutarlo. Non mi trattengo, lo dico agli altri.

-Madonna, non so che fare, ragazzi. Lo saluto?

Pina mi viene incontro.

– Tu devi essere normale, lì c’è tuo figlio, vai e salutalo normalmente.

– Si

Dico quasi come se stessi ubbidendo ad un ordine. In quel momento avevo la volontà paralizzata. Avrei fatto qualsiasi cosa mi avessero detto.

Lo smarrimento è proprio quando perdi la direzione. Cerchi un segnale, qualsiasi cosa che ti faccia muovere dallo stato di blocco. In genere prendi la prima roba che passa.

Mia moglie ed il piccolo si avvicinano, non mi avevano ancora visto.

Si accorgono della mia presenza, si bloccano, tentennano, poi mia moglie si dirige al tavolo accanto dove sono i suoi accompagnatori, il padre e la madre dell’allenatore.

Mio figlio si dispone dietro mia moglie in modo che la mia vista non possa raggiungerlo come se la usasse come scudo. Ma scudo perché? Penso.

Mi faccio coraggio, mi alzo, mi dirigo verso di loro, abbraccio mio figlio e lo bacio.

Lui è visibilmente imbarazzato, ma non riesce a non rispondermi. A bassa voce replica al mio ciao.

Poi si ritrae e guarda la madre impaurito.

Percepisco imbarazzo e tensione, mi allontano come se avessi preso la corrente.

Torno al nostro tavolo e Pina appena arrivo mi dice incazzata nera e ironica:

– Povero ragazzo, per niente condizionato! Ha guardato la madre con una faccia da paura! Non è giusto!

Vivo qualche minuto da anestetizzato, non sono in grado di esprimere pareri e giudizi. Il mio cervello è confuso e ovattato. La gioia di aver avuto un ciao di mio figlio è immediatamente scemata dal suo sguardo impaurito.

– Ma perché i miei figli hanno paura di me? Che ho fatto? Non riesco a darmi una spiegazione e non trovo pace. Ogni volta che mi respingono per me è un dolore immane. Vorrei sparire, rintanarmi in qualche angolo e piangere a dirotto. Invece sto lì.

Finita la manifestazione i nostri giocatori ci raggiungono nella tribuna genitori.

Tutti i ragazzi fanno una chiacchiera con i papà presenti, sicuramente raccontano delle sensazioni, del campo da gioco, qualche parere sulle squadre da incontrare e cenni sulle formazioni che scenderanno in campo. Lo facevo anche io un tempo e quindi so so bene cosa ci si dice in quei momenti. Ora me ne sto in disparte. Dopo qualche minuto mi avvicino ai ragazzi da dietro. Abbraccio mio figlio grande che è seduto in tribuna e gli dico

– Non mi vuoi proprio salutare?

Si divincola, gira la testa dalla parte opposta alla mia che lo cingo dalle spalle e si allontana.

Me ne torno in cima alla tribuna con la coda tra le gambe.

Non ne vale la pena insistere. Serve solo ad inasprire le cose. Penso che come soffro io in quelle circostanze molto probabilmente soffrano anche loro. Non ha senso insistere anche per non provocare altra sofferenza.

Probabilmente mi avranno visto tutti, non sarà stata una bella scena da vedersi, ma non mi importa veramente nulla. Al massimo avrò fatto compassione.

Ritorno in cima alla tribuna e la mia presenza rimane esclusivamente fisica. I pensieri si arrotolano in testa, senza un filo logico e senza continuità. Mi vengono in mente tante cose ma nessuna connessa all’altra. Ho esigenza di riempire la testa di frammenti per non pensare ad altro. Come quando si vuole dare forma ad una sacca e la si riempie di carta.

E’ brutto penso. Proprio brutto. Ha avuto senso venire qua? Mi dico.

Alle mie spalle compare Nico e

– ma guarda un po’ che ha combinato quella stronza.

Mi sveglia, ero imbambolato.

Rispondo solo con un ‘non so’, sono gonfio di amaro.

Si va in hotel, i ragazzi hanno un hotel diverso dal nostro.

Scrivo messaggio ad un mio amico per spiegargli la situazione. Ho bisogno di una parola lucida, la mia di lucidità l’ho persa da tempo.

– Non ti fare rovinare la vacanza. Fatti vedere dai ragazzi, l’importante è che vedano che tu ci sia. Per il resto ignorala, è venuta per sfidarti. E’ una cretina.

Andiamo in hotel, c’è sempre Nico in auto con me. Ascoltiamo musica e non parliamo.

Prendiamo possesso delle stanze, poi passeggiata e cena. Mi sento bene. Si scherza, si ride si parla dell’organizzazione del torneo.

Mettiamo in mezzo Nico, che però bonariamente ci si lascia mettere. Il gruppo è affiatato, c’è Ilario poi che fa ridere tutti. La tristezza mi passa.

Al giorno dopo, al mattino, c’è la prima partita. I ragazzi vincono la prima, mio figlio è con la squadra. Tutti gli altri papà vanno a fare la chiacchiera di rito coi figli, io sempre ai margini.

Osservo il piccolo, è sempre appiccicato alla madre in tribuna.

Ogni tanto sbircio. Non fa un passo senza la madre accanto. Mia moglie fa coppia con la madre del mister.

E’ una roba che ho cercato sempre di limitare. Il piccolo è davvero succube di mia moglie. E’ un po pigro e la madre lo vizia in lungo e in largo. Io cercavo di pungolarlo un po’ e per questo con me non aveva lo stesso feeling che aveva con la madre.

Se intervenivo, era per provocargli un po’ di sana scomodità e spingerlo a muoversi. A lui conveniva stare alla gonnella della madre che gli consentiva quasi tutto e soprattutto soprassedeva sulla sua passione per divani e tablet.

Adesso chissà che darei per stare un’ora sul divano con lui a non fare nulla.

I ragazzi vincono 1 a 0, faccio i complimenti a mio figlio con un messaggio. Nessun commento. Un tempo, dopo la partita, mi mimava le azioni ad una ad una. Il resoconto della partita durava anche più della partita stessa. Chissà a chi racconterà ora queste cose. All’epoca avevo la sensazione che lui avvertisse esigenza di scaricare la sua adrenalina proprio raccontando della partita. Glielo facevo fare, anche se era di una noia mortale veder mimare le azioni. Mi piaceva però che lo facesse, mi piaceva da matti.

Avverto la stessa sensazione oggi, quando mio padre mi racconta le cose per la centesima volta. E’ veramente noioso, ma il piacere che lui prova nel raccontare è una roba che mi riempie.

Credo che quando sei felice della felicità altrui pur costandoti del sacrificio ,vuoi davvero bene a questa persona.

La seconda partita sarà nel pomeriggio e con la truppa dei genitori del mio hotel decidiamo di andare a trovare un ristorante per pranzare. Lontani dal campo, fanno capannello intorno a me e mi dimostrano la loro solidarietà. Fioccano una marea di giudizi negativi su mia moglie. E’ brava gente, nessuna parolaccia. Abituato a sentire i commenti di mia moglie in cui ‘cazzo’ si sprecava, mi sembrare di assistere ad un incontro di educandi.

La cosa non mi sorprende più di tanto, alla volgarità sono allergico anche io, ma negli anni di matrimonio avevo quasi dimenticato che un giudizio possa essere espresso anche senza dire una parolaccia.

Arriviamo allo stadio della seconda partita e ritrovo la stessa situazione del mattino. Mia moglie seduta al bar con la madre del mister e mio figlio attaccato a lei.

Mi metto in tribuna.

La partita purtroppo ha un brutto epilogo. Si gioca contro una squadra di Roma e finisce in rissa.

I ragazzi Romani sono un po’ violenti e picchiano molto. I nostri giocano un po’ impauriti, dopo ci raccontano che erano sotto costante minaccia dagli avversari:

– Ti spacco i denti, ti spezzo le gambe, gomitate e via dicendo.

Non proprio una partita di calcio.

A fine primo tempo gli avversari passano ai fatti, picchiano due dei nostri, il figlio di Pina e Leo viene aggredito alle spalle con una violenta ginocchiata. Finisce a terra. L’arbitro invece che cercare di riprendere in mano la situazione, scappa via abbandonando tutti. Uno Schettino dei campi di calcio.

Pina e Leo si fiondano in campo ed il ragazzo viene portato via in autoambulanza verso l’ospedale. Dopo un po’ riusciamo ad entrare tutti in campo per cercare di mettere calma. C’è un po’ di parapiglia anche sugli spalti.

Io osservo mio figlio da lontano, si tiene lontano dalla rissa. Lo monitoro per assicurarmi che non sia aggredito. Non seguo bene cosa succeda agli altri, perché ho gli occhi puntati su di lui, quasi potessi proteggerlo con la vista. Ogni tanto davo una occhiata in giro e cercavo se ci fosse un varco nella recinzione per provare ad entrare in campo. Se la situazione si fosse aggravata avrei provato a scavalcare, avevo individuato un punto. Non è una roba semplice, bisogna salire per 2 metri e mezzo e superare anche gli offendicoli. Si sarebbe potuto provare però.

Ero teso e concentrato, pronto a scattare. Non mi ero accorto che mia moglie gridava come una pazza a circa trenta metri da me. Faceva finta di provare ad arrampicarsi sulla recinzione senza alcun successo. Scuoto la testa, il solito fumo tanto per far casino, penso.

Le piace la sceneggiata, doveva far vedere che lei ha le palle. Non sarebbe riuscita mai a scavalcare, ma doveva far vedere che non aveva paura a gettarsi nella mischia.

Dio che liberazione, penso. Non dovrò vedere più queste scene. Mi consolo.

La situazione per fortuna si calma. I ragazzi si separano, arrivano i carabinieri, la partita rimane sospesa.

Ho seguito mio figlio, non ha mai rischiato nulla. Si è tenuto sempre lontano dalla mischia.

Non so se lo ha fatto istintivamente o si è ricordato delle volte che gli ho spiegato cosa fare in quei frangenti.

Andavamo allo stadio e ripetevo sempre:

-ragazzi se vedete parapiglia, cambiate aria. Non state mai nelle vicinanze. Cercate di tenervi distanti quanto più possibile, il mondo è pieno di idioti e per una partita si rischia anche la vita, non mi pare il caso.

Mio figlio ha eseguito alla lettera.

Per fortuna il figlio di Pina e Leo se la cava solo con un po’ di paura. Ci raggiungono a cena in hotel di ritorno dal pronto soccorso.

Al giorno dopo ci si gioca l’ ingresso alle finali. La partita con i romani con arbitro in fuga, viene data in parità. Dobbiamo vincere per passare il turno.

I ragazzi fanno una bella prestazione e vincono. Il mio ragazzo fa una partita eccezionale, a detta di tutti, il migliore in campo. Gli scrivo un messaggio:

Grande! Cerca di tenere sempre bassa la palla. Bravo!

Quanto mi sarebbe piaciuto farmi raccontare l’assist che aveva messo per il gol e qualcuna delle finte con cui aveva disorientato gli avversari.

Dio, quanto mi manca.

Ilario se ne va in giro sempre abbracciato al figlio. Quanto lo invidio. Il figlio è attaccante e quando fa gol cerca il padre in tribuna, gli corre incontro e si toccano le mani attraverso la rete.

Il loro legame bello, genuino e intenso purtroppo è come alcool sulla mia ferita.

Nico ogni volta che stiamo da soli si sbilancia in qualche commento sulla mia situazione. Lui E’ separato da 3 anni. Mi dice che non capisce perché mia moglie faccia così.

Lui con la moglie se ne è dette e fatte di tutti i colori. Quando è andato via da casa, anche suo figlio ha avuto una crisi di rigetto. Non voleva vederlo più, proprio come è accaduto ai miei.

Però sua moglie obbligava il figlio vedere il padre.

Le parole di Nico mi fanno riflettere su tutti i discorsi di mia suocera e sulle caste con cui era abituata a suddividere la popolazione. A casa di mia moglie la laurea costituiva una sorta di spartiacque tra persone per bene e paria. Mio cognato, non laureato, era ben visto solo perché molto ricco.

Nico e la moglie con una licenza di terza media in tasca dimostravano molta più intelligenza e umanità di quanto mai ne avessero potuta avere in casa di mia moglie, cumulativamente.

Lo spartiacque glielo avrei fatto in testa a mia suocera, ma con una mazza.

E’ pasqua. Avevo mandato un messaggio di auguri ai ragazzi, ovviamente senza alcun seguito.

Quella mattina la cosa, sebbene fosse ormai normalità, mi aveva irritato.

Ero arrabbiato con mio figlio più piccolo che a dieci metri da me non ha sentito nemmeno il bisogno di venire a farmi gli auguri.

Al caffè Patrizia mi chiede,

– ma non ti hanno fatto gli auguri?

– No Patrizia, nulla purtroppo .

– Ma guarda che storia. Io anche se fossi separata al mio ex gli auguri li darei lo stesso.

– Si, ci credo, ma ho le palle girate da stamattina. Non mi hanno risposto nemmeno al messaggio di auguri e da allora ho le palle girate.

Rifletto su quanto sia strano incazzarsi quando già le aspettative siano bassissime. Forse sarebbe il caso di prendersela se le cose non vanno bene, ma se si hanno delle aspettative importanti. Quando ormai hai poco da pretendere, incazzarsi perché le cose vanno male è uno spreco. A me accade di sprecare molto ultimamente.

Il torneo finisce a pomeriggio. Faccio delle foto di mio figlio che gioca e gliele mando sul gruppo. Non aggiungo altro.

Pina mi ha fatto una giusta osservazione:

-ma possibile che questa donna sia folle lei e si circondi di persone folli? E non sono solo i familiari, ma quei coglioni dei genitori del mister non si vergognano a prestarsi a fare una roba del genere? Accompagnare tua moglie lì , sapendo che è l’unico modo certo per non farti avere nessun rapporto con tuo figlio?

Pina mi dice che è tutto allucinante ed è dispiaciuta per i miei figli, che sono ragazzi intelligenti e sensibili.

Le dico che purtroppo non ho idea di cosa passa per la testa di questa gente. So solo che io non so più che fare, anche gli avvocati dicono che non c’è nulla da fare. Possibile che non ci sia uno strumento che possa impedire a dei folli di appropriarsi della testa dei ragazzi e manipolarla? Questa non è violenza sui minori? E’ meno distruttivo di un prete pedofilo? Ne siamo certi che sulla psiche di un ragazzo queste robe non abbiano effetti devastanti?

Rimane la speranza di trovare un giudice sensibile a queste cose, resta da capire cosa può fare se non c’è una legge da applicare. Dovrei dimostrare che mia moglie è una folle.

Dovrei seguire i consigli di Alessandro. Si è separato dalla moglie anche lui. Ha due bambini piccoli, meno di sei anni. I primi tempi ha avuto gli stessi problemi, ma dopo poco le cose sono rientrate. Conosce la mia situazione, ci ha tenuto a fermarmi per strada e bisbigliarmi

– non va bene essere corretti, sii scorretto e vedrai che le cose cambiano.Tu sei troppo buono, con certi soggetti bisogna essere bastardi, sennò non lo capiscono.

In auto suona una lacrima sul viso.

– Che ne dici di questo pezzo Nico?

Rotea la mano in aria e mi fa:

– Una meraviglia!

Ridiamo entrambi.

21 pensieri riguardo “Pasqua con sorpresa

  1. ciao …

    solo poche parole :
    questa lettura mi ha provocato tanta tristezza (ma mista a rabbia)
    La Pina è un gran “bella donna”, una con un cuore ed un cervello
    ed anche i tuoi amici sono delle brave persone
    che forse davvero dovresti smettere di essere troppo corretto
    che sicuramente la tua ex moglie è una grande testa di cazzo
    (lo dico papale papale, senza sofismi ed edulcorazioni) …

    😦

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  2. ciao,
    in tutta onestà è la prima volta che mi soffermo su un racconto tanto lungo e al di là della dolorosa situazione hai scritto qualcosa di bellissimo.

    ho un amico a cui sono molto legato che sta vivendo il tuo stesso incubo. una vera tortura. di soluzioni non so se ce ne possano essere. da quello che leggo “essere bastardo” non fa per te. è una gran cosa!
    continua a scrivere, messaggiare, marca la tua presenza almeno così che sembra essere l’unico modo concessoti.
    arriverà il tempo in cui i tuoi figli ragioneranno esclusivamente con la loro testa ed allora torneranno tra le tue braccia. non mollare! è dura, durissima anche, ma non mollare.

    un forte abbraccio
    christian

    ps: scrivi molto bene. usala questa cosa!

    🍀🍀🍀

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    1. Grazie Christian , vorrei solo provare a cambiare un po’. Lo so che non si può trascendere la propria natura. Ci penso da un po’ , al momento non ho idee . Spero arrivino . Un abbraccio a te e indirettamente al tuo amico , so che siamo in tanti nella stessa situazione .

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  3. Mi piace come scrivi, scorrevole ed immediato…ero dentro la storia con te…mi spiace però…si avverte tristezza per una situazione non superata…ma poi cosa c’è da superare? A volte una mera ma serena accettazione degli eventi è tutto quel che ci è concesso di fare…almeno in quel momento…poi con il Tempo…le cose possono cambiare…(la forza di saper aspettare con pazienza…!)

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    1. Accettare serenamente? Dovrei essere un alieno… 🙂 Hai ragione sul fatto che se ti dimeni ad occhio sprechi solo energie. Spero di non logorarmi, il giorno che tutto ciò sarà finito vorrei essere integro e se possibile migliore di prima.

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  4. Purtroppo accade che i figli possano sfiduciare un genitore perchè l’altro ha remato contro e in fasce di età cosí delicate effettivamente rimangono improntati. Ma poiché è la testimonianza che conta e non le parole, penso che insistendo a condividere i momenti della vita insieme con gioia e bellezza , possa essere sufficiente a creare quel legame sottile ma indissolubile tra voi che solo il tempo farà maturare.

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  5. Paperino caro, hai degli amici o comunque dei compagni di avventura calcistica preziosissimi: lo vedono loro, senza nemmeno bisogno che tu parli, cosa succede. Ci sarà, prima o poi, qualche amichetto che parlerà coi tuoi ragazzi che porrà domande scomode a cui loro dovranno rispondere, almeno tra sé e sé.
    I figli ci arrivano, non sono stupidi, hanno solo bisogno di tempo. Però magari se tu trovassi un modo legale per rendere un po’ di pariglia a quella gentildonna e alla sua nobilissima famiglia…
    Un abbraccione!

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  6. menomale che almeno queste persone che hai intorno sono belle persone…
    sincere… ho sperato fino alla fine del post una svolta… proprio ci credevo…. stavo li a fremere con te…. che palle pero…
    hanno ragione ed hai ragione anche tu… mo devi mescolare le carte…. come? speriam ti venga qualche buona idea e ti giri anche un po la fortuna…

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    1. Non è facile. Oggi ho ricevuto un brutto messaggio. Mi sembra di stare nelle sabbie mobili. Più cerco di fare qualcosa e più affondo. Accidenti, e chi immaginava. Grazie a te, certamente lo sei anche tu una bella persona.

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      1. Mi spiace perche io non so dirti o consigliarti nulla e invece vorrei… Ste ingiustizie non dovrebbero esistere…. E i figli non ci devono andare di mezzo…. Nnaggia…. Eh posso solo dire che cresceranno e capiranno….

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      2. Ci sono due creature, i miei figli, in mano ad una donna che ha problemi. Non posso aspettare che crescano . Mi muovo tra cristalli in un campo minato, ma li andrò a prendere . Oggi ho perso tutti i canali di comunicazione, il piccolo mi ha bloccato anche lui. Farò il piccione viaggiatore nel caso. Ne verranno fuori.

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      3. hai ragione…. è che io non voglio esagerare nel parlare di questa tua cosa per non mancare di rispetto a te e ai tuoi bambini…. succede che le storie finiscano, ma ste povere creature non c’entrano nulla… hanno diritto al loro padre e lei gliela sta negando… possibile che neanche gli avvocati possano fare nulla???? pretendere che sia vista da un dottore? un ctu non di parte del tribunale.
        mi spiace per il nuovo blocco… non so perchè vi siate lasciati in questo modo, ma la colpa non sta mai da una parte… e a volte, anzi spesso non si puo e nn si deve parlare neanche di colpa…
        devi inventarti qualcosa…. ti mando uno stormo di piccioni guarda… certo che ne verranno fuori. ti abbraccio.

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  7. Madonna… hai un modo di descrivere i sentimenti dell’amore più puro, sconcertante, impressionante… non è comune il tuo modo di descrivere lo smarrimento e l’obbedienza che uno ha quando è innamorato… tutte le volte fai venire gli occhi lucidi e rossi. ( Ho risposto, ma non so se è arrivata…….)

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