Ieri mi chiama il mio amico fraterno Francesco. Non è il mio avvocato nella separazione, mi dà comunque consigli da amico e da avvocato.
- Te ne posso raccontare una?
- Si dimmi.
- Ero in centro, vicino ad una farmacia. Avevo la piccola in braccio. Sono arrivati i tuoi suoceri.
- Ah che culo! Giornata fortunata allora.
- Ahahaha… aspetta, che è bella questa. E’ uscito dall’auto tuo suocero. L’ho salutato e mi ha risposto a denti stretti. Poi, mi sono accorto che c’era tua suocera in auto. Era proprio lì, davanti a me.
I miei suoceri Francesco lo conoscono benissimo. Anzi, mia moglie la conobbi tramite lui. Adesso che ci penso mi ha rifilato diverse sole nel tempo. E’ una delle cose che devo rinfacciargli.
Amicizia è quando puoi dare a qualcuno colpe delle tue disgrazie senza che se la prenda a male. Ti scarichi un po’ e poi ci ridi su con lui. Chi ha molti amici ha pochi sensi di colpa.
- Che è successo?
- Nulla, l’ho salutata e non mi rispondeva. Faceva finta di essere intenta a gestire il telefono. Io mi sono sbracciato, ma nulla.
- Che pretendevi? Non sai com’è?
- Aspetta, ti dico, non è finita.
- Ah!
- Dopo un po’ è arrivata mia moglie con il piccolo.
Roberta, la moglie di Francesco è stata alunna di mia suocera che insegnava in un liceo.
- Finalmente ha abbassato il finestrino. Pensavo mi salutasse. Invece ha detto ‘’ saluto solo lei!’’ Riferito a mia moglie.
- Ahahahaha … fantastica. E tu?
- E io rivolto a mia moglie ho detto: ‘’Roberta, saluta solo te! Hai capito?’’
- Ahahahaha… che imbecille. Ma si può? E perché poi?
- Che ne so. E’ tua suocera, se non lo sai tu! Odia te e per la proprietà transitiva dell’odio, odia anche me.
Francesco è colpevole di essere mio amico fraterno. A casa di mia moglie la colpa è tutto.
Mia suocera non si smentisce. Questo episodio mi ha fatto toccare con mano tutto il suo livore. Ho avuto netta la sensazione di vedere la punta di un iceberg.
Lei è un iceberg, non che sia di ghiaccio. Anzi, parla talmente tanto che lo scioglierebbe col fiato un iceberg. E’ un iceberg perché i nove decimi di ciò che pensa sono sommersi e pericolosi. Chissà che discorsi avranno sentito i miei ragazzi in tutti questi mesi. E’ una donna subdola e infelice.
Subdola perché non agisce mai frontalmente ed è attenta alla convenienza, mai spontanea.
Non avrà mai detto ai ragazzi frasi del tipo:
- Ragazzi, non parlate con quel pezzo di merda di vostro padre.
No, così mai. Mia suocera non dice parolacce, a colmare il gap provvede la figlia ahimè. Mia suocera lavora di fino, cesella.
Avrà detto:
- Ragazzi, state vicino alla mamma. Lei è buona, brava e corretta. La stanno facendo soffrire (impersonale). Mi raccomando, fatelo per la nonna che vi vuole tanto bene.
Il tutto, mettendo fuori un musetto a cuoricino e voce da poverella.
Quando ero in casa e assistevo a queste scene mi sembrava di essere al cabaret. Adesso che ne pago le conseguenze, rido un po’ meno.
La felicità di un uomo è molto legata alle sue capacità relazionali. Più capacità si hanno, più possibilità ci sono di essere felici in mezzo agli altri. Lei non ha amiche, nemmeno una.
La sua vita sociale pare sia terminata quando ha scoperto che mio suocero scopasse le sue amiche. Per lo meno sedicenti amiche. Non è proprio amicizia così. Con una, sembra lo abbia proprio colto in flagrante.
Da quel giorno ha cessato di vivere Lei, ha cessato di vivere Lui.
Da allora Lui non fa un passo senza di Lei. Li chiamavo ‘’prendi due paghi uno’’ o ‘’kikì e kokò’’. Forse nemmeno al cesso va più da solo. Se penso a mio suocero mi sento stretto nei vestiti.
Non è un uomo perspicace né affascinante. Piuttosto rozzo nei modi, aveva dalla sua buone fattezze fisiche. Era quel che si dice un bell’uomo. Lo è tutt’ora per la sua età. Insegnava in un istituto tecnico ed i suoi studenti mi raccontavano che si è dato parecchio da fare con le colleghe. Alcuni favoleggiano di storie con studentesse. Ma si sa, i ragazzi, specie gli adolescenti, fantasticano.
Dopo l’episodio della flagranza di reato si è accucciato buono buono alla moglie. Credo che sia stata la condizione per non essere sbattuto fuori da casa. L’oro in famiglia lo aveva portato lei con una eredità. Certo, con mia suocera alle calcagna ventiquattrore al giorno, se fosse riuscito a farla nuovamente fessa, sarebbe stato da premio della giurìa o almeno da menzione speciale.
Mia suocera è alle sue costole tutto il giorno e tutti i santi giorni dell’anno. I giorni sono santi perché lei si sente una santa donna. Cristo è morto in croce, lei ha tollerato il tradimento. Siamo lì come levatura.
Effettivamente sono rimasti insieme, ma ogni giorno lei gli ricorda il suo sacrificio come se dicesse messa. Ogni giorno non è un modo di dire, è proprio ogni giorno, se non più volte al giorno. Lui prende questa bella comunione come una pillola della pressione.
Ogni occasione è buona per la liturgia. Se a lui scappa una risata per esempio, lei lo redarguisce immediatamente dicendogli:
Ridi ridi tu, che lo sai fare bene. Lo sanno tutti che sai ridere, vero?
Ogni frase, ogni battuta finisce con un richiamo al tradimento subìto, diretto o indiretto.
Le allusioni sono costanti e mi ricordano molto quelle di Marlon Brando nel padrino.
Tra noi della ‘’famigghia’’, non c’è bisogno di parlare… ci capiamo.
Eppure mi sarebbe piaciuto che lei un giorno gli avesse detto davanti a tutti: ‘’tu, brutto stronzo, ti sei scopato la vicina di casa!’’ Invece no, lo chiamava uccel di bosco, canterino, ballerino, pisellino accompagnato da risata isterica e amara. Lo ha fatto almeno per i quindici anni che li ho frequentati.
Non ho mai capito come si possa vivere in una simile situazione. Anche ad essere credenti, per l’inferno si può aspettare dopo esser passati a miglior vita. Cercarselo in terra è una perversione. Il volto dell’uomo infatti, è deturpato dal supplizio. Le sue rughe sono afflosciate verso il basso, come tutte le altre parti del corpo visibili. Quelle non visibili, immagino anche. Mia suocera lo sta uccidendo lentamente facendogli pagare la colpa ogni giorno con interessi elevatissimi. E’ una usuraia della colpa, roba da film dell’orrore.
Il tradimento ha segnato tutta la famiglia.
Mia moglie era convinta che avessi un’ amante già al secondo giorno di matrimonio.
In realtà non l’ho mai tradita fin tanto che abbiamo avuto rapporti. Non l’ho tradita per anni dopo anche. Mi saziavo di figli e lavoro. Non era vita però, non quella che volevo per lo meno. Mi stavo snaturando e altrettanto penso succedesse a lei.
Traditori poi si nasce, secondo me. Per un traditore seriale il piacere è istantaneo. Il godimento è un picco di piacere breve e intenso. Per me il vero godimento è la somma infinita di tanti piccoli bei momenti. E’ una condizione di benessere prolungata. Il picco ti soddisfa al momento ma ti lascia la sete, come un bicchiere di coca cola.
Tra me e mia moglie il rapporto, senza la minima complicità, si inaspriva sempre più. Aumentavano le sue parolacce di pari passo con i miei silenzi.
Se un giorno leggerà questo blog si metterà un po’ l’anima in pace, forse.
Anzi, le lancio un messaggio nella bottiglia:
‘’Tutte quelle che pensavi fossero state mie amanti, non lo sono state’’.
Sempre che prenda per buono ciò che scrivo.
La convinzione che avessi altre donne e non glielo confessassi l’aveva persuasa che fossi un bugiardo. Mi dava del bugiardo ormai per tutto, anche se le avessi detto di non aver trovato un detersivo al supermercato . E’ una roba tremenda non essere creduto per ogni cosa che dici. Più era futile il motivo della presunta bugia, più ci rimanevo male.
Ha trasferito questo anche ai miei ragazzi. Tra le cose che mi hanno ferito di più in questi mesi è sentirmi dare del bugiardo da mio figlio. Ancora mi brucia.
Non ho mai avuto bisogno di raccontare bugie per fortuna ed è una cosa che non mi piace affatto.
La gelosia ha segnato anche mia cognata. Lei, nonostante questa cicatrice familiare, si è andata a trovare il più grande seduttore della città. Lo ha scoperto una volta con un’altra donna in casa. Il chiavistello della porta ha fatto sì che i fedifraghi potessero rivestirsi.
Mio cognato Bernardo, oltre ad essere un grande seduttore, è un uomo molto ricco. Come fai a non perdonarlo. Concedevano i papi le indulgenze, non vuoi che lo si faccia nel nostro piccolo? La simonia è una pratica sempre di moda, non mi piace, ma non mi sento di biasimarla. Il moralismo lo considero peggio.
La ricerca della colpa è uno dei pilastri della famiglia di mia moglie. Ho sempre pensato che il senso di colpa sia un modo per darsi addosso e vivere infelici. Per loro trovare il colpevole è un modo di scaricare un po’ della loro infelicità.
Segnali che tutto non fosse a posto li ho ricevuti un giorno in maniera inequivocabile.
Avevo preso un cane per i ragazzi. Un labrador. Era servito a sbloccare la paura per gli animali dei miei piccoli.
Sono cresciuto in mezzo agli animali, mia moglie ne aveva un sacro terrore invece. I miei figli avevano ereditato da lei questa fobia. Ho una foto con la mia testa nella bocca di un pastore tedesco con cui giocavo da bambino e con cui mi spartivo il sonno. Non potevo vedere che i miei ragazzi mi saltassero in braccio alla vista di un cagnolino. Mi venne in mente di prendere un cane. Dovevo sparigliare in qualche modo.
Dopo un paio d’anni di vita da balcone, decidemmo di trasferirlo nel giardino di mia suocera. Mia moglie non voleva che entrasse in casa. Lì si sarebbe fatto compagnia con una cocker e sarebbe stato più libero.
I primi tempi, dopo il trasferimento, continuavo a portarlo in giro per una passeggiata. Una volta anche in campagna da mio padre. Avevo anche dimenticato il fatto.
Purtroppo, dopo un po’ di tempo, il cane si è ammalato di leishmaniosi.
Tornai a casa e mia suocera mi annunciò il problema. Ovviamente, come in uso nella famiglia, non era importante discutere della malattia e della eventuale cura per la povera bestia. L’importante era definire la colpa. Come aveva potuto il cane ammalarsi in una casa così perfetta e con lei che non ha eguali nella gestione di tutto? I pappataci sono banditi da quella casa così come i peccati. Come se la leishmaniosi si prendesse solo in ambienti sconsacrati.
Fu facile per mia suocera. Sentenziò infatti:
- Il veterinario mi ha detto che il cane la leishmaniosi l’ha presa quel giorno, due anni fa, in campagna da te.
A quel punto avevo diverse strade:
- chiamare la neuro;
- dare un nobel al veterinario che probabilmente sarebbe stato pronto a qualsiasi dichiarazione pur di togliersela dai coglioni;
- fare finta di nulla e coglionarla sulla falsa riga del veterinario.
Scelsi come mi capitava spesso la terza opzione:
- Ah, però. In gamba questo veterinario. Ha individuato anche il nome e cognome del pappatacio infetto oltre l’indirizzo?
- Scherza scherza, il problema è serio.
Lo so bene che il problema è serio, il tuo è serissimo, pensai.
Se pensassimo a riconoscere i desideri nostri e degli altri piuttosto che le colpe, saremmo tutti più felici.