La comprensione

Il giorno della cresima è stato particolarmente duro.

Dal mattino mi sono arrivati gli auguri di buon compleanno, ho risposto in automatico, tipo segreteria. Con la testa ero già in chiesa. Ore 18.00.

Al mattino sono stato svegliato dalle mie gazze. In campagna da mio padre la mia stanza ha una porta finestra in ferro che volge a oriente. Al mattino il sole inonda di luce la stanza. Non è quello a svegliarmi. Nemmeno il gallo. Anzi, sfatiamo questo mito che il gallo canti all’alba. Il gallo canta quando gli pare a lui, anche a notte fonda. Almeno, il mio è un anarchico. Al mattino invece, appena il sole è un po’ alto, ho quattro o cinque gazze che mi beccano l’infisso esterno in ferro. Le gazze sono attirate dal luccichìo. L’infisso in ferro colpito dai raggi del sole luccica. Si avvicinano e beccano.

Al primo giorno mi hanno fatto prendere un’accidenti, sembrava che qualcuno volesse forzare la porta. Dal secondo giorno in poi, aperta la tenda, seduto sul letto, rimango un po’ a guardarle. Sono la più bella sveglia che avessi mai avuto le mie amiche ladre. E sono puntuali! D’estate la loro sveglia è più o meno alle 6 del mattino, in inverno un po’ più tardi.

Doccia e barba fatta con particolare cura, in genere sono piuttosto sbrigativo. A seguire tutto con calma. Ho addosso una sensazione strana. Alla cresima di mio figlio non è stato invitato nessuno della mia famiglia, nemmeno io veramente. Avevo comunicato a mia moglie che sarei andato comunque.

Ho passato la mattinata a bighellonare, centro commerciale, caffè con un amico, piccole commissioni. Ero teso.

A mezzogiorno raggiungo mio padre. Pranziamo insieme oggi, festeggio il compleanno con lui. Mi chiede se è il caso che venga in chiesa. Lo guardo, ci penso qualche secondo poi:

  • Lascia perdere papà, prova a chiamarlo e magari gli fai un pensiero se ti va.

Non volevo sottoporre un uomo vecchio alla umiliazione di vedersi girare le spalle da un nipote. Sarebbe stata troppo per lui, devastante per me e un domani anche per i miei figli, forse.

  • Vorrei fargli gli auguri, mi componi il numero di telefono?

Mi dice porgendomi il telefonino.

  • Certo

Cerco il numero e invio.

Passo il telefono a mio padre.

Non era una preghiera la mia, non so pregare. Ho desiderato con tutto me stesso che mio figlio rispondesse.

Vedevo la faccia di mio padre e con la mente contavo gli squilli del telefono. Ero in apnea.

Dopo il quinto suono libero ho ripiegato la speranza.

Quando finisce, la speranza è una roba brutta. Per questo dicono che sia l’ultima a morire. Quando ero più piccolo e mi ripetevano questa frase mi divertivo a controbattere:

  • Come fate a dirlo?

Se è l’ultima a morire, davvero l’ultima, chi controlla che muoia? Forse non muore mai!

Da adulto ho scoperto che muore, e quando muore fa male.

Mio figlio come sempre non ha risposto. Mio padre come sempre ha abbozzato un sorriso:

  • Non avrà sentito.

Non si è scomposto per nulla e ha aggiunto:

  • Abbiamo un biglietto?

Esiste una fase della vita in cui siamo predisposti ad apprendere. E’ il momento in cui immagazziniamo le informazioni e le teniamo per noi. Il trasporto emotivo e intellettuale è dall’esterno verso l’interno. Ci appropriamo del mondo esterno con avidità.

Esiste un’altra fase invece, che è quella della comprensione. In questa fase, il movimento è inverso, dall’interno verso l’esterno.

Avvolgiamo le cose con la nostra mente ed il nostro animo, non ce ne appropriamo.

E’ il vero amore, quello maturo e consapevole.

Ero in ansia per mio padre. Sapevo però che a quell’ennesima delusione non avrebbe battuto ciglio. Credo che sia così quando di speranze ne hai viste morire tante nella vita. Comprendi e ami senza aspettative.

Il problema è per me che ancora non comprendo come così piccole aspettative non possano essere corrisposte. Lui invece comprende e per questo è molto più di me.

Vado nel soggiorno, estraggo un bigliettino da una scatola. L’avevo vista qualche giorno prima rovistando tra le vecchie cose. Lo porgo a mio padre.

Scrive il biglietto:

Auguri infiniti. Il nonno.

Mette dei soldi nella busta e me la da.

  • Dagli questa da parte mia.

Questo momento non lo dimenticherò, ne sono certo. Avrei potuto tagliare anche una fetta dell’amore per quanto fosse consistente.

La confusione mi è svanita improvvisamente. Sarei andato in chiesa senza aspettative.

Arrivo alle 17,45 nel piazzale della chiesa. E’ già pieno di auto, trovo posto a fatica.

Entro in chiesa e vedo la testa nera di mio figlio sulla destra. Mi avvicino. Mia cognata è seduta accanto a lui. Ha in braccio la sua piccola. Giulia, ha quattro anni e i boccoli biondi dei genitori.

Se è lì, mia cognata sarà la madrina di mio figlio.

Alla panca accanto c’è seduta solo mia moglie, dietro di lei mio figlio più grande e mio cognato.

Arrivo, abbraccio mio figlio piccolo e gli do un bacio. Non risponde. Saluto mia cognata e mi siedo nella panca accanto a mia moglie.

Le dico:- Ciao!

Non risponde, si alza e se ne va, prende posto alla panca dietro accanto a mio cognato e mio figlio grande.

Giusto per stemperare la tensione! Penso.

Mi giro verso mio figlio più grande allora. Gli tocco il naso con un dito e :

  • Ciao, tu sempre deciso a non salutarmi?

Non dice una parola.

Mio cognato affettuoso invece:

  • Ciao, come stai?

Giulia mi vede e rivolta alla madre.

  • C’è lo zio!!!

Prende il braccio di mio figlio piccolo che le sta accanto e cerca di girarlo verso di me.

  • C’è lo zio!!!

Mio figlio non si gira. Allora passa alle maniere forti Giulia.

Gli prende la testa e la gira con le mani.

  • Lo zio!!!

La guardo e sorrido. Mi nascondo la faccia tra le mani, come ero abituato a giocare con lei.

Mi sorride e viene da me.

  • Zio, dopo vieni a casa della nonna?
  • Ciao Giulia, che bella che sei. Sei elegantissima!

Cerco di cambiare discorso, ma femmine si nasce. Togliere un pensiero dalla testa ad una femmina è una ingenuità da maschio.

  • Allora? Vieni dalla nonna dopo?
  • Forse Giulia, forse. Tu mi vuoi?

Non mi risponde, ride e corre dalla madre. Ogni tanto mi guarda con lo sguardo furbo e mi sorride. E’ irresistibile. Ricambio.

Mi giro a guardare mio figlio più grande seduto dietro. E’ seduto, ha la testa bassa ed il telefono tra le mani. Digita nervosamente fingendo di essere preso.

– Hai deciso di non salutarmi allora?

Non risponde.

Lo lascio stare. Mi giro e continuo a fare i giochi di sguardi con Giulia.

Alle spalle sento le voci dei miei suoceri. Nel frattempo accanto a me si erano sedute altre due persone. Mia suocera saluta i ragazzi e chiede a mia moglie dove può sedersi.

  • Siete venuti tardi e ci hanno fregato il posto!

Credo che alludesse a me.

Saluto mia suocera.

Non si gira nemmeno a guardarmi. Non risponde.

In un istante valuto tutte le opzioni possibili. Faccio l’unica cosa che posso fare in quel momento. Rimango seduto e mi guardo intorno cercando di non pensare a chi mi circonda.

Oggi è il giorno della comprensione, mi ripeto.

Mio figlio piccolo ogni tanto mi guarda con la coda dell’occhio. Non riesco a capire se lo fa per sbaglio, o perché vuole vedermi.

Sento che dietro si scambiano i posti. Poi capisco che i miei suoceri prendono il posto di mio figlio grande proprio alle mie spalle. Lui va da qualche altra parte e mio cognato viene a sedersi accanto a me.

Mi chiede di farmi un po’ in là, così può tenere a bada Giulia senza che dia fastidio a cresimando e madrina.

Con mio cognato non ho problemi. Ci facciamo una chiacchierata e ogni tanto mi da qualche informazione sotto voce.

  • Stiamo lavorando, è dura però! Bisbiglia quasi.

Il più duro è tuo figlio grande. Adesso si è convinta anche mia moglie a collaborare e tua moglie sta dicendo ai ragazzi di chiamarti. Stamattina, per esempio, ha insistito coi ragazzi perché ti chiamassero per farti gli auguri di buon compleanno.

  • Senti Bernardo, non mi dire queste cose.

Non basta dire ai ragazzi di chiamare, giusto per lavarsi la faccia.

I ragazzi vanno guidati. Se lei non si adopera per dargli delle regole, una educazione, che si faccia da parte. Il far finta lo ritengo ancora più squallido.

Io non lo avrei permesso.

Se i ragazzi non rispondono al telefono. Gli togli il telefono per una settimana. Vediamo se continuano a non rispondere.

A cosa serve dire di rispondere e poi fottersene se non lo fanno. Giusto per far vedere? Per lavarsi la coscienza? Meglio non farlo, guarda.

  • Lo so fratello, lo so. Ma stiamo lavorando, fidati. Ci vuole tempo.
  • Certo se mi siedo e lei si allontana come se avessi la peste, che esempio vuoi che sia per i ragazzi. Ti pare un gesto distensivo?
  • Si, ma lo sai com’è.
  • Bernardo, io non posso tollerare più. C’è in gioco una posta troppo grande. Il tempo passa e i ragazzi crescono. Io li perderò così.

La cerimonia prosegue, mio figlio grande è sparito. Mi godo la vista del piccolo almeno.

Sento la voce dei miei suoceri dietro. Mia moglie si muove a destra e sinistra facendo foto e filmati col telefono.

Mio cognato fa qualche foto e gli chiedo di passarmela. Lo fa di nascosto. Mi invia un paio di foto con whatsapp.

Arriva la fine della messa. Mio figlio è sorridente e contento. Vado in auto e prendo i regali, il mio e quello di mio padre. Appena il vescovo dice andate in pace, mi avvicino a mio figlio, lo abbraccio e gli do una borsetta.

  • Dentro c’è il mio regalo e quello del nonno. Auguri amore mio. Lo abbraccio forte. Anche da parte del nonno. Ti aspetta , sai?
  • OK. Mi risponde stavolta.

Saluto mio cognato e la piccola Giulia. Mio cognato mi bisbiglia:

  • Vieni a trovarmi di mattina!
  • OK, Bernardo. Verrò

Mio figlio più grande è sparito. Vado via.

Oggi doveva essere il giorno della comprensione, ma non sono sufficientemente maturo evidentemente.

Io fatico ancora a comprendere.

 

 

 

 

42 pensieri riguardo “La comprensione

  1. E’ andata bene sai, i tuoi figli sarebbero stati male se non fossi andato. Sono così bisognosi…c’è un tempo per la comprensione, c’è il tempo perchè si costruisca piano piano e silenziosamente un ponte…ciao

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    1. Oggi sono stato al centro di mediazione familiare. Ci vado da solo visto che mia moglie si è rifiutata di andarci. La dottoressa mi ha detto : Vedrai che cambierà e accadrà all’improvviso. O pian piano o all’improvviso mi auguro che cambi in meglio.

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  2. “Se è l’ultima a morire, davvero l’ultima, chi controlla che muoia? Forse non muore mai!

    Da adulto ho scoperto che muore, e quando muore fa male.”
    Quello che scrivi pesa come un macigno. Forse per quanto sia vero.
    Un abbraccio.
    Che non risolve soprattutto da chi nemmeno ti conosce, ma dicono che aiuti.

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      1. vorresti un giorno di un mese di un anno? non aspettare piu’ ed arrivera’ subito. Sarei felice di dirti domani o tra un mese ma non ho questa preveggenza. Si che avverra’ a breve gradualmente, a piccoli

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      2. magari! manco lontanamente. Non ero particolarmente bella neanche da giovane, figuriamoci adesso. Quella foto non mi ricordo dove l’ho presa, quando ho aperto il blog ero una imbranata (anche ora) ed ho messo l’unica che avevo a disposizione e poi non sono riuscita a cambiarla. Ora in un post di qualche mese fa ho messo una foto molto chiara perche’ qualcuno aveva pensato che fossi una giovane fanciulla, lo sono anche adesso ma solo dentro di me. Se ne trovo una decente che non mi faccia sembrare un vecchio tricheco, la postero’ 😜

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      3. Ho capito perchè mi piace la tua foto. Hai lo stesso sorriso di mia madre. Mancano i grandi orecchini e le assomigli proprio. Sorrideva sempre, era una forza della natura e faceva stare bene chiunque le gravitasse intorno.

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      4. Farò un post su di lei, vediamo se ci ti ritrovi. L’ho persa che avevo 18 anni, ed era una persona incredibile. Sei certamente più giovane, ma me la ricordi per il piglio e per il sorriso.

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  3. Mi sembra di veder un barlume di speranza, invece, da come hai descritto lo sguardo di tuo figlio piccolo, il festeggiato, che cercava di suo padre con la coda dell’occhio, che non ne eri sicuro, lo hai descritto in due righi significativi : come quando uno si innamora per la seconda volta, non ci capisce più niente. Tu fai sempre notare il tuo sorriso sereno, anche sforzandoti, ma fagli vedere che da parte tua non troveranno mai bronci, ostilità, nevrosi, che tu sei DIVERSO DALLA PARTE FEMMINILE di quella famiglia, che non è proprio un bell’esempio di fede da cogliere ..

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  4. Mha, mi sono fatto l’idea che i rapporti umani sono difficili per tutti, non ti crucciare, ed è meglio non forzare le situazioni, i figli livsi fa ma non sono nostri, trovano la loro strada e la seguono e così portano avanti volenti o nolenti anche un po’ di noi.

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      1. Inon intendevo essere duro ma solo sincero, ovvio che lo si sente proprio ma bisogna anche venire a compromessi e lasciarli scegliere, era solo un ragionamento che facevo anche con me stesso, non volevo assolutamente criticare, perché non è facile.

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  5. I tuoi ragazzi non li hai MAI persi. I momenti che rubi al tempo e all’orgoglio per dedicarli a loro di sicuro non passano inosservati. Loro sanno che non hai mollato la presa ma soprattutto capiscono di essere unicamente loro la tua assoluta priorità.
    Ho letto attentamente questo post, ho cercato di immaginare il più possibile gli accadimenti. Il piccolo durante la cerimonia ti guardava di sottecchi sincerandosi di saperti ancora lì. E tu c’eri per lui e ci sarai ancora e sempre. Il figlio grande pur sottraendosi alla tua vista magari per non concederti la soddisfazione di una prematura resa picchiettava nervosamente i tasti del cellulare. Forse il suo più caro amico sapeva in quel momento che anche il padre era presente in chiesa!
    Sei sulla buona strada, alcuni lividi fanno male ma sono cicatrici che il tempo, grande livellatore, consola restituendo interessi.
    Non mollare mai, un forte abbraccio
    Affy

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    1. Me lo auguro… stanno succedendo un po’ di cose. Ho scritto al piccolo pregandolo di dirmi se ha gradito o meno il mio regalo. Mi ha risposto con un ”Mi è piaciuto”. Non lo facevano da mesi, rispondere intendo. Ho preso coraggio e ho mandato un sms al più grande. Gli ho chiesto se adesso che è più libero volesse fare il corso per la patente dei quattordicenni. Anche lui mi ha risposto ” si voglio farlo”. Ho avuto una botta di tachicardia. Ho aspettato un po’ e poi ho replicato: Ti vengo a prendere lunedì o martedì e andiamo a fare l’iscrizione. Ho giocato tutto di nuovo praticamente. Nessuna risposta per ora. Se non risponde lunedì gli scrivo un orario per passare a prenderlo. HO UN PO’ PAURA, ORA. Forse anche che risponda si.

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      1. Qualcosa si sta muovendo e questo è positivo!
        Non servo certo io a ricordarti che stanno attraversando un’età e un momento particolare dove occorre da parte di un genitore tanta, tanta pazienza soprattutto quando si ha accanto una persona che tenta di far pendere l’ago della bilancia da tutt’altra parte.
        Piano piano riallacceranno i rapporti con te, sbollirà la rabbia e la delusione, tornerai ad essere il Papà di prima, quel porto sicuro nel quale attraccare dopo ogni tempesta!
        E’ comprensibile la tua paura, ricordati di mascherarla dietro un grande sorriso … quando sarai con loro!
        Andrà tutto bene, ricordalo sempre! 🙂

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