Il nuovo finale

Mi trovo fuori città per lavoro. E’ qualche giorno che dormo male, l’ansia non mi molla. Quando sto così ed ho la possibilità di farlo, cammino. Adoro camminare, soprattutto nelle città che non conosco. Mi sembra un bel modo per perdersi pur sapendo esattamente dove mi trovo.
Mi piace molto osservare la gente. Guardo più la gente che guarda le vetrine che le vetrine. Di un posto mi piace capire come ci si vive . Se posso, ogni tanto mi fermo in un bar e attacco bottone con qualcuno. Meglio all’estero. La diversità di lingua scarnisce il discorso, lo fa denso di contenuti e privo di frasi di circostanza. Il bar è il posto migliore per prendere informazioni e sentire gli umori della gente. Mi rilassa respirare l’umanità piuttosto che stare a prendere il sole a bordo piscina o in riva al mare. Oddio, bello anche quello, ma di contorno.
Il quattordici di luglio si avvicina. Il giorno in cui mia moglie finalmente avrà sangue per la sue sete di giustizia, il mio. Così si aspetta per lo meno.
Ho l’impressione che si attenda di dimostrare al mondo quale farabutto io sia. Il mondo e il giudice probabilmente non si allineeranno alle sue ragioni. Non sono un farabutto, questo è certo. Sono uno con cui lei non va d’accordo. Ma per lei è la stessa cosa.
Non ho idea di cosa accadrà. Ho cercato di informarmi con chi ha maggiore esperienza di me in queste cose, avvocato, psicologa, amici già separati. Ho fatto una bella collezione di confusione. Nulla di più.
Forse sono solo io ad essere confuso. Qualsiasi cosa mi dicano serve solo ad aumentare il mio disordine mentale sull’argomento. La mia testa non accetta più informazioni, è satura.
Lorenza del centro di mediazione mi avrà spiegato una decina di volte cosa potrebbe accadere. Ma va che me lo ricordi? Mi verrebbe di schiaffeggiarmi quando sto così.
Una cosa è certa. Visto che presumibilmente qualsiasi decisione presa in tribunale non sazierà mai la fame di giustizia di mia moglie, ci sarà da trovare un colpevole.
Gli strali della famiglia verosimilmente si scaglieranno su avvocato di parte o giudice per la mancata sentenza capitale. O un po’ e un po’, salomonicamente. E’ gente equilibrata in fin dei conti!
Per quanto mi riguarda, cesserà questo filo di ansia che mi percorre il sottopelle, forse.
Non ho fiducia che il giudice riesca a cambiare qualcosa. Vivo col privilegio del dubbio, fa nulla che mi produca ansia. E’ una grande fortuna.
Il giorno del giudizio sta incidendo sui comportamenti di mia moglie e dei suoi familiari. Lentamente si stanno rendendo conto che il fatto che non veda i ragazzi non va proprio a loro favore, qualsiasi giustificazione adducano. Mi sembrano tanto quelli che tentano di rimettere a posto in fretta dopo aver messo a soqquadro una stanza.
Aveva già cominciato mio cognato, in occasione della cresima di mio figlio a dirmi che anche sua moglie (sorella della mia) si stava adoperando affinché i ragazzi mi rispondessero ai messaggi e si riaprissero in qualche modo.
Ho avuto un senso di fastidio. Non per lui, è l’unico che si è mostrato vicino a suo modo.
– brutti pezzi di merda che non siete altri, e nei 10 mesi precedenti dove eravate? Perché solo ora? La strizza del tribunale?
Lo pensai solamente purtroppo.
D’altra parte un pentimento è sempre un pentimento. Da sempre i pentiti se la passano meglio delle vittime. A me comunque interessa il risultato, il resto va nell’indifferenziata.
Così è successo il miracolo.
Dopo mesi, mio figlio più grande mi ha risposto ad un sms, e lo ha fatto senza polemica o scortesia.
A novembre aveva compiuto quattordici anni. Dopo gli esami di terza media conclusi con un bel 10 e lode, gli avevo promesso in regalo uno scooter. Era d’accordo anche mia moglie. Lo abbiamo avuto entrambi alla sua età.
Lo scooter l’ho preso, ma all’epoca scatenai una delle sue reazioni più violente.
Non era arrabbiata perché avessi preso il ciclomotore e per le preoccupazioni relative, incidenti etc. Lo avrei compreso di più. Tanto tranquillo non lo sono nemmeno io.
Era arrabbiata perché fossi io a comprarlo. Vedeva in questo un tentativo di comprare la benevolenza mio figlio, ai suoi danni. Come se la benevolenza del ragazzo potesse essere una roba da spartire. Se me ne viene una fetta a me, ne perde una lei.
Era il primo periodo, quando ancora non si era assicurata il controllo della situazione. I ragazzi ancora li vedevo anche se già pochissimo.
Di fatto il ragazzo si sentì talmente mortificato dalle tensioni che ci furono che proprio in quei giorni smise completamente di parlarmi.
Lo scooter l’avevo ormai acquistato. L’ho conservato nel garage di un amico da novembre scorso. Periodicamente vado a metterlo in moto. Qualche volta faccio un giretto dell’isolato per non rovinare la batteria.
Ogni volta accarezzo la sella. E’ un rito che mi crea grande disagio e sofferenza.
Adesso la scuola è finita, mi sembra assurdo tenere una moto in garage. C’è un ragazzo di quasi quindici anni che potrebbe usarla, un padre che non la prende per non ‘’ consumarla’’. O si tiene o si vende.
Mi sono deciso a scrivergli. Se non avesse risposto come al solito, l’avrei venduta.
– Buongiorno! Hai pensato di fare il corso per il patentino ora che sei più libero?
– Si lo vorrei fare.
Mi ha risposto. Guardavo il telefono e lo mettevo da parte. Non succedeva da tanto tempo e non ero preparato. Mi sono preso forte la bocca tra le mani per non lasciarla andare alle smorfie di commozione. E’ la stanchezza e l’esaurimento che fanno questi scherzi.
Le cose cambiano forse. Da quel momento è che ho l’ansia sottopelle.
Replico.
– Sono fuori per lavoro fino a domenica. Appena rientro ci andiamo ad iscrivere.
Certo se accettasse di venire con me a iscriversi, sarebbe una botta.
Nessuna risposta.
Era mercoledì, venerdì mentre ero fuori mi arriva anche un messaggio del piccolo.
– Mi servirebbero i soldi per andare alla cena di classe stasera.
Leggo il messaggio e mi rendo conto che è pilotato dalla madre. Ma almeno lo ha scritto. Da un po’ non faceva nemmeno questo.
Rispondo anche a lui.
– Sono fuori per lavoro. Torno domenica sera. Se prendi i soldi dal regalo che ti ha fatto il nonno, lunedì pranziamo insieme e te li rendo.
Nessuna risposta.
L’ultima volta che sono stato da Lorenza al centro di mediazione familiare sono stato veggente, quasi mi sentissi qualcosa.
– Sai Lorenza, se i miei figli accettassero un invito in questo momento, avrei paura.
 – E’ normale.
– Insomma, sto lottando da mesi per vederli e adesso aver paura di farlo mi sembra incredibile.
– Stai tranquillo, se dovesse accadere siamo qua ad aiutarti. Non sarai solo. Ti posso garantire che la tua è una reazione normalissima. Non è anormale la tua reazione. E’ anormale che tu non veda i tuoi ragazzi.
Non mi sono tranquillizzato per nulla. L’ansia sottopelle si è riacutizzata.
Una amica mi ha detto una cosa che mi sta aiutando molto.
– Ti stai agitando perché pensi che possa essere la tua unica occasione. Ma non è così.
Ho molto pensato a questa frase mentre camminavo.
Quello che è stato non lo posso cambiare. Magari tiro una linea e riparto. Non posso tornare indietro certo. Ripartire non me lo impedisce nessuno. Con un nuovo inizio posso riscrivere il finale almeno.
Chissà domani.
 

27 pensieri riguardo “Il nuovo finale

      1. Aspetterò
        Mumford & Sons
        E me ne torno a casa
        Come un sasso
        E mi sento pesante tra le tue braccia
        Questi giorni di polvere
        Che abbiamo conosciuto
        Se ne voleranno via con questo nuovo sole
        E mi inginocchierò
        Aspettandoti
        E mi inginocchierò
        Conosco il mio terreno
        E aspetterò, aspetterò te
        Testo trovato su http://www.testitradotti.it
        E aspetterò, aspetterò te
        Così interrompo il mio passo
        E cedo
        Tu hai perdonato e non me lo dimenticherò
        Sappiamo quello che abbiamo visto
        E lui con meno
        Ora in qualche modo
        Scuote l’eccesso
        Ma io aspetterò, aspetterò te
        E aspetterò, aspetterò te
        E aspetterò, aspetterò te
        E aspetterò, aspetterò te
        Così sarò audace
        Quanto forte
        E metterò in accordo mente e cuore
        Perciò prendi la mia carne
        E fissami negli occhi
        Quella mente incatenata libera dalle menzogne
        Ma io mi inginocchierò
        Aspettandoti
        E mi inginocchierò
        Conosco il mio terreno
        Alzo le mani
        Dipingo d’oro la mia anima
        E chino la testa
        Rallento il mio cuore
        Perché aspetterò, aspetterò te
        E aspetterò, aspetterò te
        E aspetterò, aspetterò te
        E aspetterò, aspetterò te

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  1. Vero, è riferita ad una persona e l’immanente è una persona. Io credo nel mio desiderio di felicità, di amore, di giustizia , di libertà, di verità, credo che essi siano traccia di Qualcuno che mi ama e che mi abbia creato e voluto e che mi si è Rivelato attraverso la Chiesa. Sí sono molto religiosa in questo. 🙂

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  2. ” Ho fatto una bella collezione di confusione. Nulla di più. Forse sono solo io ad essere confuso. Qualsiasi cosa mi dicano serve solo ad aumentare il mio disordine mentale sull’argomento.”
    Cosi capita ogni volta che si vuole approfondire un argomento, e capita a tutti. 🙂

    “Ripartire non me lo impedisce nessuno. Con un nuovo inizio posso riscrivere il finale almeno.”
    Bello leggere queste righe e piacevole la forza interiore che mostri.

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  3. Già la sua sete di vendetta sta avvicinandosi .. (tu non vuoi star più ai suoi soprusi psicologici e lei cerca un colpevole) già, conosco un pochino la sensazione .. ahimè di donne così vendicative e banali, ne è pieno il mondo, ho piena solidarietà verso l’ex marito – i papà in genere .. lasciati soli, incompresi, ad arrabattarsi per non farsi lasciare in miseria dalle assatanate .. Poi con questa storia di metter sempre contro i figli .. che aggiungere di più, basta non se ne può più. Spero davvero, quando questa storia sia finita, magari in quel tribunale, tu l’abbia vinta (passami il termine, scusami non me ne vengono altri, ma sei intelligente e sensibile lo avrai capito).
    – quando ho letto della risposta del messaggio di tuo figlio grande, che è stata corta/sintetica/striminzita/quasi una timidissima prova di ricontatto .. ho pensato : ehh capirai! Ancora chissà che mi aspettavo! Si vede che tu preservi ancora quel lato dolce e delicato, che le “cose le accogli a piccole dosi” .. un piccolo passetto alla volta –
    Coi tuoi ragazzi, sii sempre te stesso

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  4. le cose cambiano… ed anche le persone cambiano, ma guarda quanta genye che ti vuole bene qui sulla rete, coraggio, credici, e ricordale solo che è una Madre anche lei, prima di tutto il resto e che come te, deve fare in modo di farsi rimpiangere, quando quel giorno verrà… ciao fede

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