Il complotto

Sono due giorni che esco con mio figlio più grande, AAAAA. Andiamo insieme al garage, prendiamo la moto. Il primo giorno l’ho guidata io fino ad un grande spiazzo. Sono sceso, gliel’ho data e gli ho detto.

  • Vai, non avere timore. E’ come la bici.

Avevo una paura fottuta che si facesse male, ma ho fatto finta di nulla.

E’ partito un po’ impacciato poi ha cominciato a girare. Aveva il sorriso stampato in faccia, anche se il volto era sempre un po’ teso per la prova.

Da quando è piccolo è sempre stato un tipo prudente. Lo soprannominavo prudentino. Prima di fare una cosa ci pensava, ci pensava. E’ sempre stato un gran fifone.

Agli acquascivoli, in bici e in qualunque cosa ci fosse un po’ di rischio. Lui, se non si sente confidente con ciò che deve fare, non lo fa. Cercare di convincerlo è come tirare un mulo che non si vuol muovere.

Adesso, quando gioca a calcio, sta cominciando a mettersi in barriera sui calci di punizione.

In passato mi faceva ridere, perché quando la squadra avversaria doveva tirare un calcio di punizione e c’era da formare la barriera per opporsi al tiro, lui finiva esattamente dalla parte opposta del campo. Aveva paura di beccarsi una pallonata. Acquisita la confidenza necessaria va come un treno.

Una volta lottai una intera mattinata per farlo salire su un acquascivolo. Era alto e faceva un po’ impressione. Quando finalmente ci riuscì, tra le urla della madre che non voleva che lo forzassi, non la smise più. Lasciammo l’acqua park per ultimi.

E’ un po’ diverso da me in questo.

A me la paura di aver paura fa un brutto effetto. E’ tanto forte il timore di rimanere bloccato dalla paura che spesso mi butto nelle cose come un kamikaze, pur di liberarmi dall’incubo. Qualche volta mi rompo le ossa.

Allo stesso modo con lo scooter. Il mio prudentino, dopo le prime incertezze, non ha finito più di girare.

Al giorno dopo abbiamo fatto un altro giro. L’ho portato al negozio per scegliere un casco. Quello che avevo era troppo largo per lui. Si è scelto un casco nero con la bandiera inglese. Molto carino. Quello con la bandiera italiana era finito ed ha ripiegato su quello con bandiera inglese.

Ho trattato sul prezzo, più che per avere i cinque euro di sconto, per fargli vedere che un prezzo è trattabile. Usciti dal negozio l’ho guardato, era tutto contento del suo nuovo casco, si vedeva dalla smorfia. Gli ho messo la mano in testa e gli ho scompigliato i capelli.

  • Ehilà! Che casco da gran figo che ti sei preso!

Rideva, ma metteva subito il freno.

Ancora è bloccato, ho pensato.

Ho avuto sensazioni fortissime a stare di nuovo con lui. Il dialogo non è cambiato molto rispetto a prima, è solo un po’ frenato. Forse lo sono anche io e non me ne rendo conto.

Non ritengo si debba essere ‘amici dei propri figli’. La confidenza ci deve essere ma il rapporto padre – figlio va conservato. Il ruolo va mantenuto. Quando ero a casa, facevo il matusa all’occorrenza e quando mi rendevo conto che avesse bisogno di una spinta, cercavo di lanciarlo.

Mannaggia, quando ci penso, non capisco cosa è andato storto.

Mi crea grande disagio interiore questa cosa. Forse questo è un freno che sente anche lui. Ma solo la pratica reciproca può farci accelerare.

Mentre girava in moto sul piazzale, gli ho scattato delle foto. Whatsapp non me lo ha ancora sbloccato, però gli ho inviato un sms.

Ha replicato:

  • grazie…

Ha aggiunto la faccina che ride.

Me la son guardata a lungo quella faccina.

Ho pensato anche tanto a cosa rispondere, poi ho scritto la cosa che mi veniva più facile.

  • ti voglio bene.

Mentre eravamo in auto che ritornavamo a casa gli squilla il telefono.

Sua madre. Dalla risposta ho capito che gli chiedesse come stesse andando.

In quel momento mi è salita di nuovo la nausea. Quella telefonata aveva il solo scopo di ricostruire un muro che stavamo smantellando.

Ho provato un forte senso di umiliazione.

Come se ci fosse del pericolo per mio figlio a stare con me. Avevo fatto i calli ai modi in cui mia moglie calpesta la sensibilità altrui, ma la mancanza di pratica mi aveva scoperto la pelle, evidentemente.

Ho lasciato stare. La miseria interiore è la cosa che mi rattristisce di più nell’uomo. Un uomo che non ha umanità, non è un uomo. E’ come un’ auto senza motore, non serve.

Da piccolo, mia nonna mi rimproverava se lasciassi qualcosa nel piatto o se buttassi del cibo nella spazzatura.

  • Noooooo, Paperinuccio! E’ ben di Dio, non si butta!

Vedere la miseria umana, è vedere buttato al cesso tutto il potenziale di umanità che ognuno di noi ha.

Ho rimosso il pensiero e mi sono di nuovo riconcentrato su mio figlio che nel frattempo aveva perso verve.

Si parlava di calcio, e dei nuovi giocatori comprati dalla Juventus. La nostra squadra.

Un tempo passavamo ore a parlare di calcio. E’ una passione insana che ci ha sempre legato.

Si cominciava da Maradona per finire inevitabilmente al mimo delle sue azioni durante l’ultima partita. In sostanza mi faceva i replay delle sue azioni in salotto. Uno spettacolo osceno in realtà, ma a me piaceva troppo. Adoravo la sua attenzione nei miei confronti e ricambiavo come se stessi vedendo un film di Tarantino.

Altro squillo del suo telefono. Cinque minuti dal primo.

Risponde immediatamente.

  • Ciao Nonna.

…. (non sento cose viene detto dall’altra parte)

  • Si si, tutto bene.

…..

  • Si si tutto ok, abbiamo finito ma siamo andati in giro per il casco. Ci sentiamo dopo.

Ha tagliato corto mio figlio.

Forse l’umanità che non hanno dall’altra parte del telefono, lui la ha. Anzi la ha, ne sono sicuro ed è la cosa che mi dà la forza di continuare. La devo proteggere perché deve diventare un uomo e non una bestia.

Sabato mio figlio è voluto tornare a fare un giro in moto.

Stavolta l’ho fatto guidare da subito. Abbiamo passato tutto il pomeriggio insieme. Avremo fatto una trentina di chilometri. Ne abbiamo approfittato anche per andare a comprare quaderni e penne per la scuola. L’ho fatto guidare tutto il tempo. Io ero dietro e gli davo consigli. Mi ascoltava attento.

Sta imparando.

L’ho accompagnato all’allenamento ed aspettato che finisse. L’ho riaccompagnato a casa.

E’ stato magnifico. Un po’, il fatto che diventi indipendente mi mette tristezza. Quando guiderà, svanirà la mia unica occasione di vederlo. Mi sto suicidando con le mie mani praticamente. Ci ho pensato, non posso tenerlo in gabbia per godermelo. Deve crescere e vivere i suoi quasi quindici anni, indipendentemente dalla separazione.

La moto è stato uno strumento per riavvicinarmi a lui, non può diventare la chiave di un paio di manette. Lo utilizzerò al meglio. Poi si vedrà.

Questa mattina mia moglie mi ha scritto su Whatsapp ed ho avuto la conferma che l’avvicinarsi del colloquio al centro di mediazione le sta mettendo addosso una paura fottuta. Mi vuol parlare in privato. Chissà che complotta. Non vuole lasciare traccia la stronza. Io continuo a farla cuocere:

Moglie:

Primo. Sei pregato quando chiamo di rispondere visto che è per sapere di mio figlio che fa, visto che non mi rispondeva o almeno di scrivere un messaggio .

Secondo. le volture dei contratti di casa le hai fatte?

Terzo. BBBBB domani gioca alle 17,30 potresti andare a vederlo così poi gli chiedi di andare a firmare il cartellino in segreteria, con lui.

(Nei giorni precedenti mi aveva chiesto di andare alla segreteria della scuola calcio per firmare il cartellino del piccolo. Avevo risposto che avrei aspettato di sentire mio figlio BBBB, che non vedo e non sento dal 2 giugno. Saremmo andati insieme a firmare. Questa cosa la sta scombussolando. Il fatto che i ragazzi debbano dare conto a me di qualcosa, la manda in bestia. Per lei devo stare in un angolo e pagare all’occorrenza)

Quarto. Prima che vada al Centro di Mediazione, Giovedì pomeriggio, dobbiamo incontrarci.

Quinto. Così porto le spese sostenute per i libri e dividiamo

Fammi sapere quando hai 5 minuti grazie.

E’ un bel modo per svegliarsi alla domenica mattina penso.

Mi ricordo di quello che mi ha catechizzato Lorenza.

  • Non rispondere subito. Prendi il tuo tempo e pensa. Quello che scrivo serve? O è solo un modo per sfogare rabbia? E’ utile al mio obiettivo? Fai una passeggiata e pensa a qualcosa che ti rasserena, poi rispondi.

Già, ma sono in auto. Non posso passeggiare.

Per rasserenarmi ricordo di mio nonno Onofrio. Quando ero piccolo, i genitori di mia madre vivano nella casa in cui abito ora. Mio nonno, da fabbro in gioventù, era finito in ferrovie dello Stato. Aveva fatto tutta la carriera fino a capo treno. Poi si era messo in pensione e si dedicava alla cura della terra intorno alla casa. Aveva l’uva da cui faceva il vino, e da cui continuo a farlo io con mio padre, un orto e un frutteto.

Passavo molto tempo con i nonni da piccolo e mentre lui lavorava i campi io saltellavo qua e là, intorno. Attrezzi, motori, alberi. Un parco giochi un po’ pericoloso ma pieno di giostre.

Mio nonno era un omone, e quando lo vedevo lavorare mi fermavo a guardarlo per la forza impressionante che sprigionava da quelle braccia. D’estate era a torso nudo, il che aumentava la bestialità dei movimenti.

Si svegliava alle cinque ed alle dodici era già ora di pranzo.

Mia nonna alle dodici in punto usciva sul patio della casa con una campanella. In dialetto:

  • Onofriuccio! E’ pronto.

Urlava, e suonava la campana.

Mio nonno qualsiasi cosa stesse facendo, lasciava immediatamente, come se fosse stato sotto ipnosi.

Sempre in dialetto:

  • Arrivo, ragazza!

La chiamava ragazza nonostante avessero più di sessanta anni.

Entrava in casa. Io lo seguivo perché non mi volevo perdere lo spettacolo.

Si avvicinava al frigo. Prima di aprire il frigo, strofinava la schiena come un orso allo spigolo del muro vicino. Si appoggiava con una mano al bancone vicino al frigo, come se le gambe da sole non riuscissero a mantenere la sua mole. Con l’altra mano apriva il frigo.

Da dentro, tirava fuori una bottiglia di vino rosso molto fredda e la posava sul banco.

Il frigo lo lasciava aperto. Al tempo non c’era l’aria condizionata e quella rappresentava una occasione per prendere un po’ di fresco nella calura estiva.

Prendeva poi una testa di sedano con le foglie e la poggiava vicino alla bottiglia.

Con un coltello modellava la parte di sotto della testa del sedano, lasciando intatte le foglie. Doveva infilarla a pressione nel collo della bottiglia lasciando le foglie fuori. Si veniva a creare una specie di filtro . Finito il lavoro di cesellatura, metteva la bottiglia alla bocca con una mano. Con l’altra mano si appoggiava sempre al banco.

Beveva a canna ciucciando attraverso il sedano. Ciucciava avidamente e faceva un rumore tipo il cra cra del rospo.

Bevuta con un sorso mezza bottiglia, la poggiava sul banco, con un braccio si asciugava la bocca e :

  •  Ahhhhhhhhhh!

Era uno spettacolo potentissimo ed io restavo in un angolo a guardare con gli occhi sgranati. Mi sentivo come Ulisse nella grotta di Polifemo per le proporzioni di forze in gioco.

Nulla ti dà serenità come la forza. Quando hai forza, hai la serenità di affrontare qualsiasi cosa, non temi nulla. Mio nonno era sereno.

Non era buddista mia nonno, ma aveva tanto l’aria di chi non se ne fotte niente di nulla.

Rispondo:

1 Quando hai chiamato ero fuori dall’auto che cercavo di cambiare dei soldi al bar. Sono rientrato, ho trovato la chiamata e AAAA mi ha detto ti ha chiamato la mamma, ma l’ho già chiamata io, voleva me.

2 . Per le volture, se ne occupa chi subentra che io sappia. Dimmi di che hai bisogno per farlo. Entro fine mese per favore, poi dovrò disdire

  1. BBBB gioca alle 17,30 ? Alle 17,15 lo vengo a prendere da casa.

O fammi sapere l’ora.

  1. Di cosa dovremmo parlare ?

(Ho fatto di proposito a dissimulare interesse per la cosa che invece era la più interessante delle cinque)

  1. Ho fatto delle spese anche io, poi conguagliamo.

Moglie: Certo quelle della scuola. Per quanto riguarda il casco o tutte le spese della moto non mi interessano, lo sai, già detto. Le volture le devi fare tu! BBBBB Non vuole venire con te.Ti fai trovare lì. Lo saluti e ti guardi l’allenamento, e poi gli chiedi di firmare così hai da parlare, hai un aggancio.

(Che donna viziata, pensa di poter comandare tutti a bacchetta, non ha capito nulla. E non gliene frega un cazzo dell’aggancio, vuole solo che firmi il cartellino)

  • Per il centro di mediazione poi ti dico, altrimenti farò io.

Aggiunge altrimenti lo farò io, vuol essere una intimidazione?

(Chissà che ha da dirmi. Sarà qualche macchinazione concordata con mia suocera. Mi vorranno dire di minimizzare i problemi coi ragazzi. Vogliono distorcere le cose e concordare la versione. Credo che sia questo. Non si spiegherebbe perché non scrive e non voglia lasciare traccia delle sue macchinazioni. Adesso cerca complicità.

Altrimenti farà lei, dice. Che donna falsa, che donne false. Perché chissà chi ha fatto fino ad ora!)

Simulo ancora disinteresse per l’argomento centro di mediazione. Ribolle.

  • Ma poi se ne torna con me BBBBB ?

Lei ritorna a bomba:

  • Chiedi anche al tuo avvocato. Dipende da te se andiamo al centro o meno.

Faccio ancora finta di nulla.

  • Cosa?

Cambia discorso anche lei.

  • Chiedilo tu a BBBB. Per ora dice no. Bisogna avvicinarlo con calma e amore.

Ripenso costantemente a nonno Onofrio che si strofina la schiena sullo spigolo del muro.

  • Che significa? Torna a piedi BBBB? O si presenta qualcuno di voi?
  • Bisogna fare con più pazienza quindi;

Nonno mio, aiutami tu. Mi strofino la schiena sul sedile dell’auto.

  • Devo domandare altrimenti se non vuole, vengo io
  • Perché non ho avuto pazienza?
  • Che c’entra c è ne vuole di più, chiediglielo tu.
  • Non risponde da mesi, lo sai bene, come chiedo?
  • Bisogna provare varie strade
  • Si come no

Meglio cambiare discorso.

  • Va bene, allora, fammi sapere che fai per le volture, di cosa hai bisogno. E cosa fai per le mie robe per favore, che ancora non mi hai restituito.
  • Devi fare tu le volture, se stacchi ti paghi gli allacci;
  • Vedremo
  • Vedi tu per le volture
  • Ti avviso che stacco, poi fai che vuoi
  • Tocca a te chiamare e le tue robe non ci sono più. Ciao. Qui non c è nulla più di tuo. Ciao. Le chiavi? Il telecomando?
  • Senti, non posso fare le volture, non posso tecnicamente, informati. Le deve fare chi subentra. Mio malgrado, sarò costretto a disdire i contratti se non ti muovi. Le chiavi appena ci vediamo te le do.
  • Ok. Chiedi al tuo avvocato per il centro di mediazione e fammi sapere che cavolo vuoi fare.

(Ritorna a bomba. E’ evidente che è quello il suo cruccio. Il resto solo provocazione)

  • Che voglio fare? Mica posso non andarci. Mario mi ha detto che ci devo andare e di corsa. È un ordine del giudice.
  • Certo, quello si.
  • E quindi?
  • Se vuoi ci incontriamo e ti dico.
  • Ma non capisco cosa. Che problema ci può essere?
  • Nessuno!
  • Che è tutto sto mistero?
  • Beh, fai che vuoi. Ciao.
  • Mah!

 

E’ turbata. Vuole cambiare le carte in tavola.

Ai tempi di nonno Onofrio era più semplice, una bella ciucciata, una strofinata e passava tutto.

36 pensieri riguardo “Il complotto

  1. Ció che colpisce guardando i tuoi nonni e poi la tua famiglia( tua moglie e i tuoi figli) è la forzatura che la disaffezione , l’ingratitudine , l’egoistica presunzione e incapacità di sacrificio,introducono nei rapporti , a tal punto da sconvolgere i ragazzi , incapaci di relazionarsi con spontaneità e sincerità nei confronti dei genitori. Mentre i nonni potevano essere se stessi senza scandalo .

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    1. C’erano meno sollecitazioni un tempo. Le minori aspettative ti portano a vivere in maniera più semplice. Credo che sia questo per quanto riguarda la vita dei nonni. Per me e la mia famiglia, mi sono fatto una ragione da tempo che bisogna intervenire dall’esterno. Diversamente non ci sono molte possibilità. Io continuo a pensare che ci siano dei problemi psichiatrici da affrontare. Ma sono coinvolto e non so se le mie valutazioni possono essere neutre.

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  2. Noto peró , da tanti casi che mi capitano in pronto soccorso, che la difficoltà nelle relazioni è nell’ aspettativa nei confronti dell’altro a cui si lega la propria dignità e la propria autostima. Perchè quando si scopre che la propria vita vale di più di una relazione, dei conti che non tornano, che invece è data per qualcosa di grande e infinito, che puó aspirare all’ideale di bellezza e felicità, l’altro diventa piccolo e non più un gigante e si puó arrivare anche a fare passi che spiazzano la logica della giustizia o del rancore , passi in cui c’è un abbraccio tenere alla difficoltà e stranezza dell’altro.

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  3. Per voler bene agli altri bisogna sentirsi amati. Noi pensiamo solo all’amore sentimentale ma c’è un amore alla propria vita che proviene da una paternità che corrisponde ai nostri desideri profondi e che possiamo sperimentare nella realtà attraverso degli incontri, o anche per la nostra stessa tradizione e famiglia di appartenenza. Solo se ti senti amato puoi affrontare una difficoltà senza esserne colpito a morte, ma anzi diventi costruttore di bene. Ho visto una mostra sui santi americani e c’è un santo, Damien de Veuster, missionario fiammingo nelle isole Haway dove vivevano i lebbrosi, che mi ha colpito molto, perché lui è andato lì a vivere isolato dal mondo e trovando pure la morte , ma mosso da una profonda tenerezza per i lebbrosi che gli ha fatto superare la riluttanza e anche il disgusto per lo stato fisico. Per esempio per non sentire gli odori delle ferite dei lebbrosi quando confessava, fumava il sigaro… Ha fatto costruire le case, una Chiesa,hanno incominciato a lavorare i campi, hanno ritrovato la loro dignità di uomini. Non sai quanto mi ha aiutato a stare nel mio lavoro , talvolta veramente infernale, ma se c’è stato lui, posso stare anche io in qualsiasi difficoltà senza essere disperata ma bensì carica di bene.

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    1. Fumi il sigaro anche tu? 🙂 scherzo… Però in quello che dici leggo uno sforzo per non concentrarti su te stessa. Questo darsi incondizionatamente agli altri a volte mi sembra una fuga da se stessi.

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  4. Ho pensato assolutamente di imparare a fumare il sigaro…😜. Ogni santo ha prima di tutto realizzato se stesso , il darsi incondizionato è stato il risultato di un compimento personale. Io mi sento più me stessa, mi sento più donna, più moglie, più madre, più medico se parto dal fatto che la mia vita è sacra ed amata ed è fatta per la felicità , sono più esigente ma sono anche più tollerante, più accondiscendente. L’altro non mi appare come un nemico da combattere ma mi appare come una persona con lo stesso mio cuore. Da qui si parte per costruire insieme.

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  5. È il contrario, è così che le debolezze non sono più un limite, nè le mie nè quelle degli altri. E la vita non è più uno sforzo ma un affidarsi alla possibilità di costruire , di cadere e rialzarsi . La realtà e gli altri sono un bene, così cambia tutto e non siamo più incazzati…

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      1. Non ci sono arrivata con un ragionamento o una predica, ma è stato quando mi sono innamorata che ho capito che la mia vita ha senso solo nell’amore. E l’amore che io cerco riguarda il mio essere e la realtà nella sua totalità. E non può essere solo nel rapporto con un uomo. L’innamoramento ha creato l’abisso del bisogno e ho scoperto qual è il tesoro. Perchè ognuno vive perciò che ha più caro.L’innamoramento ha fatto emergere una parte di me che era sconosciuta ma mi ha portato a riconoscere il mio cuore e quello degli altri. È stato molto doloroso ma è stato una risorsa che mi ha permesso di avere più a cuore la mia vita e realizzarla. L’innamoramento passa ma non passa l’esigenza di assoluto. E quando l’incontri non torni più indietro. Ora sono serena nella mia famiglia e non censuro niente di me.

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      2. Madonna, mi fa paura lei Annamaria sa? ahahaha… è molto difficile quello che hai realizzato, proprio perchè non viene da un ragionamento. Sei stata e sei brava. Se capito in un pronto soccorso spero sia il tuo ! Magari siamo pure vicini!

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  6. Mi sento un po ‘ un intrusa a venire quì e commentare la vita di un estraneo, non è come scambiare opinioni …
    So che dovrei farmi gli affari miei. ..ma non ci riesco… tra le tue parole traspare rabbia, la stessa che provavo io nei confronti del mio ex… quella rabbia che mi mangiava dentro che mi logorava… so che è più facile a dirsi che a farsi…ma secondo me è contro quella rabbia che dovresti combattere e non contro la tua ex moglie, non sto dicendo che devi tornare ad amarla, ma il contrario, che lei dovrà arrivare al punto in cui non avrà più significato per te…
    Ti dirò la verità io non sono una persona che porta rancore, per lui però nonostante gli anni passati ne provo ancora un, po’ quel fastidio che provo tutte le volte che in un modo o nell’altro entra in un discorso … piano a piano però lui perde significato per me, le emozioni sono sempre più deboli…e sto facendo crollare tutti quei blocchi che mi ha creato quella situazione

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    1. Si che sono arrabbiato. Sono incazzato nero perchè ha usato i ragazzi per farmi del male. Penso che quando riuscirò a ristabilire un rapporto con loro potrò fare a meno della rabbia. Per ora cerco di metterla sotto il tappeto. Non sempre ci riesco. Non credo di aver rancore successivamente. Per lo meno non mi è capitato altre volte. In genere dimentico, così è stato in altre situazioni ma non era una separazione.

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      1. Anche io dimentico in genere, ma in quella situazione non ci sono riuscita. ..ho dovuto faticare non poco per ritrovare un identità (sebbene fosse una storia di soli 3 anni )… non sto dicendo che la rabbia non sia giustificata, ma che fa male solo a te…

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      2. Lo so, lo so. Cerco di farmela passare in ogni modo. Libri, chiacchierate, qualche bevuta in compagnia. Per mesi non ho visto i miei figli. Potevo lavorare solo su di me. Ho cercato di farlo. Ogni tanto mi è riuscito, ogni tanto no. Non è stato facile e non lo è tutt’ora. Ma sono ancora in piedi e conto di rimanerci. La rabbia la metterò alle spalle quando le cose saranno sistemate, dubito di riuscirci prima. Ma ci provo. Adesso quando capita mi faccio una grattata di schiena allo spigolo del muro…:-)

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  7. Benedetti telefonini: registra la conversazione, se vi incontrate.
    E trova il modo di dire al figlio minore che gli vuoi bene. Aprofitta della firma. Aprofitta di ogni istante, vedrai che recupererai come col maggiore, un po’ alla volta.
    Non appena la madre sarà un po’ contenuta.dal suo imperversare.

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    1. Si oggi vado, voglio vederlo. Temo si faccia trovare anche lei. So già dove mira. Vorrebbe dicessimo che va tutto una meraviglia e che gestiremo tra noi la cosa. Pensa di continuare per qualche anno a fare i cazzi suoi come ha fatto per questo. E’ ora che dia conto e che si abituia dar conto di ciò che fa.

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  8. Mi pare bene, molto bene. Hai il feedback di AAAAA che ti dimostra quanto siano schiacciati dalla parte materna. BBBBB ci arriverà, magari aiutato anche dal fratello. Continua a pazientare ma non mentire al centro di mediazione. Ora sei tu che la hai in pugno.

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  9. ciao 🙂
    tutto procede bene, nessun intoppo a quanto leggo,
    i suoi tentativi (anche un po’ goffi) sono da mettere in conto,
    ha sempre gestito la situazione tenendola sotto il suo controllo (almeno dal suo punto di vista) e inoltre si è sempre fatta forza dell’aiuto della madre … ora quest’ultimo le serve poco tra giudici ed avvocati e vede il centro come un pericolo …
    ottimo così …
    son contento dei progressi con il grande … poi verrà il tempo anche per il piccolo e segui i consigli di Lorenza che mi sembrano sensati: ora ogni azione può avere conseguenze positive oppure negative quindi va ponderata e non gestita d’impulso;
    un bel tipo tuo nonno 😉
    comunque, nonostante tutto, leggerti a volte mi strappa un sorriso … e poi sembra di leggere un’opera di un grande scrittore eheheheheheh 😉
    per quanto riguarda il motorino e quello che hai detto ricorda sempre che …

    ciao … alla prossima 🙂

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    1. Ciao amico mio. Altri tempi quelli di mio nonno.Non era proprio un intellettuale! Era una persona per bene e un gran lavoratore. Un’ altra cosa che mi faceva rimanere sbalordito era vederlo aggiustare la tv con dei ceffoni incredibili! ahahaha …. era di quelle in bianco e nero con le due antenne tipo vibrisse. Lo so che dovrò far volare i miei ragazzi. Mi stavo preparando a farlo. Vorrei tanto essere io a dargli la spinta.
      Lorenza… se andranno bene le cose sarà merito suo in gran parte. Mi sono bastati cinque minuti per capire di essere finito nel posto giusto. Non c’è stato bisogno nemmeno di spiegare. Sembrava sapesse già tutto. Mi sento come aver messo il pilota automatico per uscire da questa situazione da quando sono andato al centro. Non so nemmeno quantificare il culo che ho avuto.
      Un abbraccio.

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  10. se tua moglie e tua suocera sono persone rancorose ed invidiose è un problema loro, in quanto sono loro a stare male, tu non ti far contagiare, di buono c’è che dalla loro insofferenza puoi misurare i tuoi successi e progressi con i tuoi figli, più fanno così e più vuol dire che ti va bene… vedrai, se risolvi con i tuoi figli (come ti auguro) , come si incattiviscono… ma non temere perché così facendo finiranno anche per rovinare il loro (e non il tuo) rapporto con i ragazzi, chi scava la fossa per qualcuno finisce per caderci dentro, buona fortuna.
    P.S. sono stata lontana dal web per via delle scosse di terremoto, solo oggi torno in rete, a presto

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    1. Le dovrei usare come cartine di tornasole dici? 😉 con il più grande sta andando decisamente meglio. Sarà anche per una faccenda utilitaristica come la moto, ma i ragazzi sono anche questo. Stiamo tornando a parlare tranquillamente. Ancora è un po bloccato ma rispetto a prima è davvero oro. Il piccolo… Adesso è lui il più astioso. Devo riuscire a trovare un varco . Non sarà facile. Tu piuttosto come stai? Sei vicina alle zone del terremoto?

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      1. Vivo ad Ascoli Piceno, la città “protetta” dal terremoto grazie altre nostro santo Emidio, ma si sente, accidenti se si sente, quella di stanotte alle ore 3,30 circadiana (epicentro Norcia) era del quarto grado. Grazie per la tua vicinanza, ti auguro sempre maggior successo con i ragazzi, a presto

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  11. ciao Paperino, son tornata dalle vacanze e ho recuperato leggendoti tutto di fila. Adesso aspetto notizie sugli incontri. Col grande hai aperto l’autostrada con la storia della moto, ottima mossa, si tratta di trovare un terreno fertile col piccolo, qualche passione o desiderio di cui sei a conoscenza? Un salutone

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    1. Ciao, tutto bene? Dove sei stata di bello ? Il piccolo… il piccolo ha la passiore per i giochi elettronici… tutto quello che il fratello fa in giro lui preferisce farlo dal divano!!!!! Pensavo di portarlo a Lucca comics. Ma è tra un po’. Ci sto pensando… non mi viene nulla purtroppo, di così trascinante. Col grande va decisamente meglio. Viene in auto e parliamo, mi risponde a qualche sms. Piano piano sembra migliori. .-)

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