Mario:- ciao Paperino, dobbiamo vederci.Paperino: ehilà che piacere essere chiamati… a che proposito?
Mario:- dobbiamo presentare le prove no? È arrivato il momento .
Paperino: ah… accidenti . Sono in partenza per l’Albania, torno giovedì.
Mario: beh … veramente dobbiamo presentare tutto entro…. aspetta che ti richiamo…
Se hai a che fare con gli avvocati puoi morire d’ansia. Abbiamo avuto 2 mesi, si ricorda oggi… vabbè, avrei dovuto stargli dietro pure io.
Mario: Paperino abbiamo tempo fino a giovedì.
Paperino: madonna, e cosa devo prepararti?
Mario: Mi serve una lista di nomi di persone che possano testimoniare di essere andati al negozio di tuo cognato e che sono stati serviti dalla tua ex moglie.
Paperino: va bene dai, quante più o meno?
Mario: guarda non è tanto importante il numero quanto che si tratti di gente che non si tiri indietro.
Mia moglie lavora da 5 anni dal fratello . Lavora è riduttivo, porta avanti il negozio al fratello che si sveglia alle 12 del mattino. Non è mai stata assunta ufficialmente però . Il fratello piuttosto che pagarle i contributi preferisce impiegare diversamente i guadagni .
In passato non ho mai proferito parola in proposito. Nel clan avrei rischiato l’azzannanento. Poverino, la coca costa, ristoranti e festini costano. Non è colpa sua, una deviazione momentanea causata da qualche cattiva amicizia. Ma è tanto un bravo figlio.
Ne conosco tante di persone che potrebbero testimoniare. Il negozio di mio cognato è in pieno centro e sanno tutti che ci lavora la mia ex moglie.
Il problema è dar fastidio alla gente.
Sono bravo a chieder le cose per gli altri, quando si tratta di me,fatico. È una cosa incresciosa essere chiamati in tribunale per una testimonianza, in una bega tra coniugi poi.
Sono fortemente imbarazzato.
Chiamo il mio amico avvocato, Francesco, Santo Francesco a cui mi rivolgo quando non vedo altre spiagge. Protettore di Italia e mio protettore in quasi 47 anni di vita.
Paperino: Francè, ho sentito Mario. Vuole una lista di persone per la testimonianza, chi devo chiamare?
Francesco: metti me in cima alla lista, poi pensaci un po’.
Paperino: non c’è molto tempo.
Francesco: non ti fare problemi, metti quelli che possono rispondere, è il tuo culo in gioco. Non starei a sottilizzare.
Paperino: si ho capito, ma non è una cosa facile chiedere…
Francesco: ma che te ne fotti! Tu non andresti?
Paperino: si per un amico si, ma chiedere…
Francesco: senti, fai la lista è poi non è detto che bisognerà chiamarli.
Paperino: va bene. Mario l’ho sentito sempre vago come al solito, mi mette ansia. Io parto qualche giorno in Albania, potresti stargli un po’ dietro?
Francesco: si lo seguo io non ti preoccupare, ma sai com’è . Sembra che non faccia nulla e poi alla fine ammazza tutti.
Paperino: speriamo.
Richiamo Mario.
Paperino: va bene Mario, ci penso un po’ . Se dobbiamo parlare solo di questo non è necessario vederci, penso. Ti mando una e mail.
Mario: sì certo, ci sarebbe quell’altra questione .
Paperino: quale?
Mario: Quella delle registrazioni. Sei sempre intenzionato a sottoporle?
Io non le vedo determinanti.
Le avevo dimenticate
Sono i files delle telefonate con la mia ex moglie , subito dopo essere andato via da casa.
Lei che urla le peggiori cose, io che la prego di calmarsi, le voci dei ragazzi in sottofondo.
Ascoltandole capisci come è lei e cosa è stato.
Ci sono tutti i temi della propaganda con cui sono stato buttato nella pattumiera dal clan, alienato dai miei ragazzi.
C’è violenza inaudita.
Ad un certo punto non sapevo più che pesci prendere, cominciai a registrare.
Li ho fatti sbobbinare da un perito e li ho fatti giurare. È passato più di un anno.
Mario ha avuto sempre titubanza nel presentarli come prove.
Mi diceva che servivano solo ad infiammare i toni e non era quello il nostro intento. In particolare non sarebbe servito a rivedere i ragazzi. Non funzionali al mio obiettivo.
Sono sempre stato accondiscendente. Non vado fiero di quelle registrazioni.
Se subisci un torto o una offesa può essere che provi un senso di rivalsa. È l’orgoglio ferito che ti fa reagire.
La violenza è diversa . È qualcosa di più intimo. L’orgoglio ti viene strappato.
Chi subisce una violenza non ha nemmeno la forza di reagire. Non ne vuole parlare. L’unica cosa che vuol fare è dimenticare. Sei disposto a cancellare te stesso insieme al ricordo.
Ecco perché chi è vittima di un abuso ha difficoltà a denunciarlo. Vorrebbe che non fosse esistito in realtà. Denunciarlo è come certificare che non è stato solo un incubo.
Adesso che il peggio è passato l’unica cosa forte e chiara che mi ritorna in mente è il senso di impotenza. Per questo evito di pensarci, è una brutta sensazione.
Le registrazioni non ho avuto più il coraggio di risentirle.
Abuso si è abituati a pesarlo solo al femminile e forse è giusto così.
Una pacca sulla spalla dagli psicologi, una pacca in mediazione, una forse dal giudice. L’abuso al maschile passa così.
Io me la sono cavata in effetti. Almeno credo.
Ho un dovere però, quello non lo dimentico. Anzi ne ho due di doveri: si chiamano AAAAA e BBBBB.
La vera vittima non sono stato io. Io ho subito l’esser stato a guardare senza poter fare nulla. La vera vittima è stata chi non aveva gli anticorpi per sopportare tutto ciò .
Maria, la prima psicologa che incontrammo definì la mia ex moglie border line e mi disse che i ragazzi della situazione ne avrebbero risentito dopo l’adolescenza, non ora.
Un giorno potrebbero voler sapere. Potrebbe servire loro per risolvere qualcosa.
È così che è nato questo blog, Bugiesumiopadre è nato per raccontare la vita da questa parte. Nell’acquario.
La difesa del pesce rosso con l’armatura. Un pesce d’acquario che ama osservare il mondo e le cose belle del mondo boccheggiando di meraviglia davanti al vetro. Facendo bolle di pensieri. Impacciato in una armatura da squalo per una guerra che non vuole combattere.
È una lettera da un adulto a due figli, per quando saranno adulti anche loro. Magari padri. Un racconto a due coetanei sfalsato nel tempo.
Quando e se sarà, io avrò dimenticato o non ci sarò più.
Così ho chiamato Mario e gli ho detto:
Mario, le registrazioni le voglio sottoporre. Non importa se possano servire a qualcosa, è una questione personale.
Dopo aver chiuso il telefono:
”Le mie bolle per loro”.