Prima di Pasqua, il giudice Citto ha emesso il suo provvedimento del piffero.
In sostanza la separazione è solo una questione di soldi. Ha ammesso come prove il fatto che la mia ex moglie lavori, ovvero i miei testimoni. Ha deciso anche di condurre approfondimenti sulla mia capacità reddituale, visto che l’altra parte mi attribuisce un reddito di 10.000 euro mensili. Quando approfondiranno mi farò delle risate. Dei ragazzi nulla. Anzi fatemelo gridare. Dei ragazzi un CAZZO DI NULLA!
Ad oggi non ho un diritto di visita. Ho quasi litigato con Mario. A novembre mi aveva detto che il giudice avrebbe emesso il provvedimento a breve. Poi, che probabilmente lo avrebbe fatto sciogliendo la riserva sulle prove testimoniali. Qualche giorno fa, Citto ha sciolto la riserva sulle prove testimoniali occupandosi esclusivamente degli aspetti economici. Mario mi ha detto che avrà valutato il fatto che io i ragazzi li stia vedendo. Il mio diritto di visita di fatto lo sto esercitando. Me lo ha detto per telefono, gli ho risposto male e mi ha invitato al suo studio.
Mario: ma che te ne fai di un provvedimento che indichi giorni e date se poi i ragazzi con te non vogliono stare?
Paperino: Ma che dici Mario? Ti rendi conto che io sto facendo una fatica immane a grattare minuti di permanenza dei ragazzi con me? Quel provvedimento mi serve.
Mario: e se poi non vogliono venire? Che fai ? Chiami i carabinieri?
Paperino: Lascia stare il dopo. A me serve, è un fatto psicologico. Può servire a far mollare la presa alla mia ex moglie e famiglia. Magari riesco a strappare solo un’altra ora! Ho diritto o no ad averlo sto provvedimento? Non capisco.
Mario: Ti perdono perché non sei avvocato. Il diritto non è per forza qualcosa di scritto. Tu di fatto lo stai esercitando. I tuoi figli li vedi.
Paperino: Ma voglio capire una cosa. Questo provvedimento ci deve essere o no? Lascia perdere che uso io ne faccia. Io ritengo che possa servirmi. A te chiedo se è mio diritto averlo o meno.
Mario: Il giudice potrebbe anche non emetterlo se ritiene che tu il diritto lo abbia acquisito di fatto.
Paperino: Io non capisco sai? A luglio il giudice ha disposto che frequentassimo il centro per la famiglia, ci ha affidato alle mediatrici per riattivare il mio rapporto coi ragazzi. Lorenza e Antonella hanno fatto una relazione prima dell’udienza di dicembre dicendo che sul diritto di visita non sono riuscite a farci raggiungere un accordo. Io credo che adesso la palla passi al giudice. Mi manca un pezzo. Chi è che decide questa cosa se non c’è accordo tra i coniugi?
Mario: Secondo me le mediatrici non dovevano interrompere il loro lavoro. Il giudice non aveva posto un termine. Aveva disposto che loro risolvessero il problema. Non so neanche perché si siano fermate. Da quello che scrive il giudice, pare che lui la questione l’abbia risolta così. Vi ha affidato al centro per la famiglia per ricomporre il rapporto padre-figlio. Non dovevano fermarsi. Poi se un terzo legge la relazione delle mediatrici sembra che tutto è a posto. Mica si colgono le sfumature che mi hai segnalato tu. E’ molto probabile che il giudice abbia considerato risolta la situazione.
Paperino: Risolta…. Va bene, ma adesso cosa posso fare? Non si può parlare col giudice?
Mario: No Paperino, col giudice un avvocato in assenza della controparte non parla. Nelle memorie, io la richiesta del provvedimento che regoli il diritto di visita l’ho fatta. Cosa ti posso fare se il giudice l’ha ignorata! Se gli vado a parlare rischio solo di infastidirlo ed avere un effetto opposto.
Posso scrivere al centro per la famiglia e chiedere che continuino il loro lavoro, se vuoi.
Paperino: Fai tu, fai qualcosa per favore, io non so più cosa dire.
Mi è venuta una rabbia incredibile. Le mediatrici mediano, gli avvocati si cagano addosso dei giudici. I giudici fanno i cazzi loro. Nel frattempo i miei figli diventano maggiorenni. Il solito rimpallo di responsabilità all’italiana. Mi sembrano tutti attori di un teatrino. Si sventolano sui giornali e nei congressi novità che nessuno applica. Questa maggiore attenzione ai figli e al loro rapporto col padre nelle separazioni è uno specchietto per le allodole che serve solo a qualcuno per mettersi in mostra. Politica squallida anche questa. Nei fatti, si mettono tutti col culo a parete.
Per fortuna avevo il viaggio a Catania con BBBBB al seguito della squadra di AAAAA. Mi è servito per non mangiarmi il fegato.
Sono stati cinque giorni bellissimi. AAAAA era con la squadra e come prevedevo non ci sono state tante occasioni per vedersi. Scambiavamo due chiacchiere e due sfottò dagli spalti. Noi alloggiavamo in un altro hotel.
Abbiamo noleggiato un pulmino a nove posti e siamo partiti con altri genitori con cui abbiamo condiviso la vacanza.
Sono andato a prendere mio figlio BBBBB da casa. E’ uscito con una valigiona più grande di lui. Avevo un’ansia pazzesca addosso. Volevo che tutto fosse perfetto in quei giorni e non sapevo che reazione avrebbe avuto lui, dopo tanto tempo.
E’ bastato poco per fortuna. Durante il viaggio siamo stati sempre insieme tranne un paio d’ore che ho dato il cambio alla guida e lui ha dormito.
La cosa più bella è rendersi conto che lui ha bisogno di me. Mi cercava in continuazione per darmi dei pugni sul braccio. Sta crescendo e voleva dimostrarmi che sta diventando forte. Sono stato al gioco e mi facevo dare dei gran cazzotti. Fingevo di provare dolore e scherzavo.
Qualche volta lo provavo per davvero perché esagerava con la forza ma era bello uguale.
Paperino: ou, papà si sta facendo vecchio!
Mi accasciavo fingendo dolore, poi ridevo gli tiravo un buffetto a sopresa.
Paperino: vecchio si, ma non mollo!
BBBBB: ma va, sei un rammollito!
E mi inseguiva per darmi un altro pugno.
Giochi da adolescenti maschi.
Rideva. BBBBB ha riso da matti, per tutta la vacanza. Quando sono in forma, per fortuna, le battute sceme non mi mancano. La compagnia poi è stata ideale. Ilario Leo e Francesco (allenatore di BBBBB tra l’altro) con le mogli. Tutti simpatici ed estroversi. Mi hanno fatto da spalla per tutto il tempo.
Io e mio figlio abbiamo finito per camminare abbracciati già dal primo giorno. Come due fidanzati.
BBBBB fisicamente è la mia fotocopia. Quando siamo insieme non si fatica a capire che siamo padre e figlio.
Sono diversi i miei ragazzi.
AAAAA è tirchio da morire. Prima di partire gli ho dato 50 euro e sono sicuro che a fine viaggio gliene saranno rimasti 49 in tasca.
BBBBB è un prosciugatore di ricchezze.
Gli avevo promesso che se fosse venuto in viaggio gli avrei comprato le nuove scarpe da calcio e un cd di un rapper in uscita il 13 aprile.
Alla fine gli ho comprato di tutto e meno male che i negozi per Pasqua e Pasquetta sono stati chiusi, altrimenti mi avrebbe ridotto in povertà.
Appena arrivati in hotel gli ho sistemato tutte le robe nell’armadio, poi è andato fare una doccia.
Mentre lui era in bagno, mi sono messo sul letto a pancia in giù. Dovevo spedire una e mail per lavoro. E’ uscito dal bagno, gli davo le spalle.
Mi è saltato addosso abbracciandomi. Glielo facevo sempre io quando era più piccolo e lo riempivo di baci. Lui si divincolava lamentandosi. Penso proprio che fosse il suo modo per dirmi che gli manco.
I miei amici intimi mi mandavano messaggi per chiedere come andasse.
Ho risposto mandando loro un foto di me e BBBBB abbracciati sotto l’elefante simbolo di Catania.
Le loro considerazioni:
– Chi è Paperino dei due?
– E’ come guardare una fotografia di te al liceo!
– Siete uguali!
Ce lo ripetevano sempre anche i nostri compagni di viaggio.
– E’ impressionante quanto vi somigliate.
Guardavo BBBBB, rideva sotto i baffi ed era contento.
Paperino: Si, mi somiglia, ma deve mettere qualche muscolo ancora!
Ed erano corse, pugni, schiaffi e calci, come due deficienti.
Poi finiva che lo abbracciavo e lo sollevavo.
BBBBB: Piano che ti viene l’ernia!
Paperino: Con tutta l’ernia ti sollevo ancora!
L’ho iniziato all’arancino, al cannolo, alla pasta alla norma, alle granite. Alle crespelle mi sono iniziato anche io, non le avevo mai assaggiate e sono squisite. Siamo stati a Catania, a Siracusa, sull’Etna.
Gli ho parlato di musica, di filosofia, di architettura, con leggerezza.
Faceva finta di non essere interessato. Dissimulava, perché poi ritornava sugli argomenti dimostrandomi di essere stato attento ai miei discorsi.
BBBBB è un casinista terribile. Gli ho messo a posto le robe in continuazione in camera.
Non gli dicevo nulla. Chissà quante volte avevo sognato di ripiegare un suo paio di mutande.
Anche a me mia madre rimproverava sempre di essere molto disordinato ed effettivamente lo ero. Negli anni per fortuna un po’ sono migliorato. Da ragazzo ero un vero disastro. Non lo facevo di proposito. Mi impegnavo anche, a mettere ordine. Durava poco. In breve, il casino montava nella stanza e non riuscivo più a trovare il bandolo della matassa. L’ordine mi piaceva tantissimo, ma non ci riuscivo a metterlo in pratica. Mi rimaneva in testa. Trovavo riscatto nei compiti della scuola. In quello riuscivo a tenere un ordine mentale almeno. Mi piaceva da matti risolvere le espressioni matematiche per esempio. Ci voleva ordine e metodo. Mi riusciva bene. Quando avevo davanti il mio quaderno a quadretti mi dimostravo che riuscivo a non fare casino.
Sotto sotto ero capace di mettere le cose a loro posto. Più lunghe erano le espressioni più mi piacevano.
Prima si svolgevano le moltiplicazioni e divisioni all’interno delle parentesi tonde. Poi le tonde si aprivano. Prima di sbottonare una parentesi, bisognava stare attenti al segno che c’era davanti. Se ci fosse stato un segno meno, andavano cambiati tutti i segni all’interno. A ripensarci oggi, trovo del sensuale nella cosa.
E via così, svestendo pezzo pezzo l’espressione con le sue parentesi quadre e le graffa, con pazienza e dedizione, fino a trovare il risultato.
Trovare delle semplificazioni agevoli tra numeratori e denominatori mi dava il segnale che fossi sulla strada giusta per la soluzione corretta. Era come se l’espressione approvasse il mio modo di svestirla.
Quello che non riuscivo ad essere fuori, mi veniva facile in testa e sul quaderno. Intorno il casino.
Così è mio figlio. In bagno, dopo che entrava lui sembrava fosse passato un tornado.
Lo spazzolino abbandonato sul piano del lavello. Le mutande per terra insieme agli asciugamani, le calze, il dentifricio senza tappo, le scarpe ai quattro punti cardinali della stanza. Mi faceva tanta tenerezza la cosa. Chissà se anche lui ha un qualcosa simile al mio quaderno a quadretti da qualche parte. Qualcosa che nonostante il suo casino lo faccia sentire capace di ordine. Queste chiavi di lettura mi mancano perché le scopri solo vivendoci insieme.
La madre lo chiamava cinque, sei volte al giorno. Erano gli unici momenti in cui si creava un po’ di gelo tra noi. Si allontanava dal gruppo e chiudeva la conversazione velocemente.
Era come quando nel bel mezzo di una soluzione di una espressione trovassi un denominatore di una frazione non semplificabile con il numeratore. Dovevo riprendere dall’inizio e verificare tutti i passaggi.
Per diminuire il suo disagio, ogni tanto ero io a chiedergli se avesse sentito la mia ex moglie.
Un po’ ha funzionato.
Di notte, mi svegliavo e stavo a guardarlo mentre dormiva.
Di giorno me lo sono abbracciato e baciato come fosse il mio orsacchiotto di peluche.
E’ stato bello. Molto.
Al ritorno, gli amici ci hanno lasciato a casa con il pulmino e l’ho riaccompagnato dalla madre in auto.
Ero triste. Sentivo che era dispiaciuto anche lui, come quando si lasciano gli amici alla fine di una vacanza estiva.
Non ho voluto appesantire il momento.
Paperino: E adesso quando ci vediamo?
BBBBB: Quando mi viene voglia di darti un po’ di mazzate.
Paperino: Va bene. Allora quando senti il bisogno, chiamami, vengo subito e mi faccio picchiare.
Non piangeva BBBBB, ma aveva la voce rotta.
Io non ho pianto solo per non rattristarlo.
Gli ho preso le valige dal portabagagli dell’auto. Lui le ha prese velocemente e se ne è andato senza guardarmi.
L’ho inseguito e sono riuscito a strappargli un ultimo bacio sulla testa, da dietro. Si è fermato un attimo poi ha ripreso a camminare.
Stranamente uno dei momenti più belli è stato quando gli ho preparato la valigia. La sera prima di ripartire. Gli ho ripiegato tutte le sue cose. Lui già dormiva beato.
Ci ho messo un bel po’. Non ero stato mai così meticoloso in vita mia. Come se stessi risolvendo un’espressione e avessi davanti il mio quaderno a quadretti. Mutanda per mutanda, calzino per calzino e ricomponendo il tutto se non trovassi la posizione giusta alle cose.
Magari, quando la aprirà a casa, vedrà pure lui che papà sa mettere ordine e le espressioni difficili le sa risolvere.