Il tedoforo

Ci sono delle cose che infiammano il desiderio ed innescano la autodeflagrazione. Tra queste ci sono la pazienza e la solitudine. Quando vuoi veramente qualcosa e ti dicono di avere pazienza, quando vuoi veramente qualcosa e non la hai, il desiderio divampa. Non ti rimane che abbracciare te stesso e lasciarti bruciare. Il calore é una forma di energia, il calore umano é l’energia più viva che esista. Scaldarsi del proprio fuoco é un modo per sentirsi vivo. É la voglia che ti rende vivo.

Con l’esperienza impari anche a non farti consumare dal tuo fuoco, comprendi che è solo voglia di vivere.

La settimana scorsa sono andato da Lorenza e Antonella. Ho detto loro che mi sento all’ultima spiaggia.

Mi hanno guardato e mi hanno detto che sono due anni che lo ripeto. Hanno riso forse un po’ compassionevolmente. Mi hanno beccato con le mani nel mio auto compatimento.

Ho sorriso anche io,  effettivamente sembra sempre l’ultima, ho replicato. L’auto compatimento é resilienza pura, per me. E’ anche ironia, un buon unguento sulle bruciature.

Le ho informate dell’invito del giudice a fare mediazione tra me e i ragazzi. Erano state loro a proporlo. Lo avevano proposto qualche tempo fa a Ex moglie che però non aveva dato il consenso, poi lo avevano riproposto nella relazione inviata al giudice.

Adesso é il giudice Fusi a caldeggiarla.

Lorenza alla notizia: Bene! Non ci libereremo  mai di te, Paperino. Ti avevamo sbolognato alla pedagogista e ci sei ritornato indietro! Finiremo per non sopportarti più.

Paperino: ahahah… speriamo si sistemi qualcosa in più. Mi dispiacerebbe che i ragazzi andassero in tribunale, sono cose che non dimentichi. Uno sfregio alla loro infanzia. Saranno chiamati a dir male di loro padre. Forse lo faranno anche. Mi dispiace molto. Non per me, figuriamoci, non è questo che mi impressiona. Mi dispiace per gli effetti che un giorno potrà avere su di loro questa cosa.

Io non so ancora perché, ma ho capito che sono stati allenati a dir male di me. Altrimenti non la avrebbero firmata la lettera. Perché sono sicuro che non la hanno scritta. Ma la hanno firmata. Mi sembra una buona forma di educazione a voler male.

Magari se riuscissimo a combinare qualcosa qui in mediazione, riusciremmo ad evitar loro questo parricidio.

Lorenza: è un problema, lo stress cui saranno sottoposti… Ma pensiamo positivo, su.

Sei preoccupato?

Paperino: Sono un po’ teso… ma non preoccupato. E’ come se facessero male a me quando lo fanno ai miei ragazzi.

Lorenza: Allora, raccontaci un po’ il rapporto che avevi con loro. Da qualche parte dovremo partire.

Paperino: cosa volete che vi dica. Sono due anni che non esercito più. Sono stato messo in un angolo. Hanno scritto che sono stato un padre assente. Io ogni sera di ogni santo giorno, stanco ma ripiegati i problemi da parte, tornavo a casa e facevo i compiti con loro . Più con AAAAA che con BBBBB. Se non ci fossero i compiti, guadavamo la TV insieme, sul divano. Spesso abbracciati. I programmi che sceglievano loro, non i miei. AAAAA era la mia ombra poi. Al sabato e alla domenica ero sempre con loro. Allo stadio, ad una loro partita… AAAAA mi seguiva al supermercato, al caffè con gli amici… Dappertutto . Aveva tredici anni e ancora camminavamo mano nella mano per strada. Con BBBBB avevo un rapporto più di sfottò. Cercavo di avvicinarmi a lui sfruttando il canale della sua ironia. Lo invitavo a ballare, me lo spupazzavo perché è come un orsetto.

Con lui il rapporto non era così empatico come con il fratello, ma cercavo di dare sempre il meglio.

Cercavo di farlo sentire importante.

Poi puff… Tutto cancellato. Per un anno non mi hanno voluto vedere e poi sapete la fatica per riaprire i rapporti.

Oggi non conto nulla. Se parlo, nemmeno mi ascoltano .

La cosa più dura é stata leggere che quando stanno con me si sentano minacciati . L’ho detto anche al giudice.

Paperino: Le altre cose che hanno scritto possono starci, può essere rabbia di un adolescente, probabilmente pompata.

Leggere che si sentono minacciati e dire che non sanno cosa sarei capace di far loro è una cosa troppo grossa per me.

Non mi appartiene come uomo, figuriamoci come padre.

Non so come avrei potuto o in cosa potrei minacciarli.

Ho rapporti cordiali con tutti e non ho mai minacciato nessuno, figuriamoci se mi metto a farlo con i miei figli. Mi piacerebbe, se venissero  fuori in mediazione i motivi di questo, ve ne sarei grato.

Antonella: i tuoi ragazzi sono arrabbiati. La lettera riflette il loro risentimento.

Paperino: certo, capisco. Temo che altri abbiano soffiato troppo sulla loro rabbia. Il lutto é una elaborazione personale, ma un adolescente lo rielabora di riflesso. Vivono il lutto di qualcun altro che imbavaglia la loro vita.

Lorenza ride…

Paperino: che ho detto?

Lorenza: nulla… É che ormai… sei nostro collega quasi. Tra un po’ ti facciamo sedere al nostro posto!

Paperino: già … peccato che dove serva non riesca…

Lorenza: devi aver fiducia… Ci proveremo.

Hai le due migliori mediatrici in circolazione… e ti aiuteremo, perché tu ci tieni veramente e questo farà la differenza. Tu ami tanto i tuoi figli e si sente.

Però, Paperino, ci devi fare una promessa.

Paperino: quello che volete…

Antonella : ahahaha …fate di me quello che volete!

Lorenza: fai l’ingegnere…stai tranquillo e lasciaci lavorare.

Paperino: prometto che mi dimetto da mediatore, psicologo, filosofo… Mi dimetto da tutto se mi date una mano.

Lorenza: stiamo qua per questo!

Paperino: Che succederà ora?

Antonella: Adesso convocheremo Ex Moglie. Chiederemo a lei di firmare gli stessi moduli che hai firmato tu oggi per dare il consenso all’ascolto dei ragazzi. E’ un atto formale.

Poi sentiremo i ragazzi. E poi proveremo a vedervi insieme. Magari con un figlio per volta.

Paperino: Bene.

Antonella: Si chiama mediazione intergenerazionale.

Paperino: Ho capito, e che succedere se lei non dà il consenso? O se dà il consenso e i ragazzi comunque non vengono?

Lorenza: Se accadrà, vedremo. Devi avere pazienza e pensare positivo!

Paperino: Ma secondo voi, devo parlare ancora con loro della lettera?

Antonella: Guarda, penso che non sia necessario che lo faccia da solo. Proveremo a farlo insieme.

Paperino: Va bene, aspetto.

 

 

C’è ancora da aspettare. Aspettare senza sapere. Pazienza e solitudine, ardono davvero, quando desideri.

Fare il padre significa non sentirsi solo, sapere che da qualche parte c’è qualcosa di tuo e della tua vita. Fai di tutto perché un pezzo di te sopravviva alla tua sorte e abbia anch’esso un futuro. Come fa un tedoforo con la sua torcia.

Sono i figli le radici dei padri e non viceversa probabilmente.

I figli ti fanno prendere la linfa che ti spinge a far bene e a fare più di quello che potresti.

Sono l’energia ed il bene che è in te.

Se c’è un sentimento che accomuna gli esseri umani è l’amore per i propri ragazzi.

Non c’è religione, razza ed etnia che possa creare distinzioni. I figli ti nutrono e ti fanno crescere.

Diventi più forte e se la tua pelle diventa corazza è perché hai qualcuno da proteggere.

Se le tue fronde ondeggiano al vento, ma rimani in piedi, è perché ci sono loro a tenerti saldo.

Per me è così almeno. Se non ci fossero stati i miei figli non so dove sarei finito. Sicuramente non sarei rimasto nella mia piccola città, curioso come sono del mondo.

Ci sarà il tempo un giorno per me o forse no, ma non mi importa più di tanto.

Magari ci sarà per loro questo tempo e saranno loro a portare in giro quel pezzo di me che poteva farlo ed invece è rimasto a cercare di proteggerli.

Vorrei tanto che avessero un po’ della mia curiosità e la mia apertura verso tutto ciò che accade. Vorrei anche che facessero esperienze diverse dalla mia, perché ci sarebbe un pezzo di me a farle. Vorrei che fossero uomini diversi da me. Perché ci sarebbe un pezzo di me a vedere le cose in altro modo.

Spero anche che questo mio sforzo di oggi possa servire a scaldarli in futuro così che la grettezza che vivono non li possa spegnere.

E se un giorno mai avessero dei figli, che un po’ del fuoco che sto portando loro, possa servire a tenere accesa la loro fiaccola. E’ il fuoco quello che conta, il tedoforo è solo un tramite.

19 pensieri riguardo “Il tedoforo

  1. Sono in questi giorni dalle tue parti perchè è venuta meno mia cognata , gravemente malata di cuore e lascia due figli giovani sposati. Io penso che essere padri o madri è una vocazione, cioè qualcosa che ci corrisponde, che ci compie e accompagnare alla vita i figli sia una grande avventura. E quello che possiamo testimoniare è che la vita è un bene immenso e che vale la pena di viverla al massimo per scoprire dove ci vuole portare , a cosa veramente aspiriamo. Siamo tutti collaboratori di una grande opera, indicare ai nostri figli questa altezza del vivere è veramente lasciare una parte di noi. C’è una frase di un libro di Claudel, l’Annuncio a Maria, che dice :” A che vale la vita se non per essere data?” . Sono contenta che hai ripreso la mediazione , incrocio le dita perchè i tuoi ragazzi si lascino guidare a collaborare. Ciao 🙂

    "Mi piace"

    1. Ciao, mi dispiace per il lutto. Un abbraccio a te e ai tuoi.
      Sono contento anche io di questa ulteriore possibilità che spero davvero tanto diventi concreta. Mi lascerò guidare. Mi piacerebbe capire quello che non ho capito fino ad ora.
      Mi piacerebbe riuscire a spiegarmi anche. Magari riuscirò a spiegarmi, guidato. So di essere in buone mani, le migliori. Più di questo non si può fare anche questa volta. Anche l’arcangelo tedoforo? 🙂

      "Mi piace"

  2. la pazienza è la parte più difficile. io sto cercando di stare calma e paziente e mi sono messa il limite di un anno dall’operazione. dopo di che esplodo e pretendo ulteriori accertamenti: ho difficoltà a ricordare, concentrarmi, ragionare, ecc (cose che sono sempre state il mio forte). mi dicono che è l’anestesia totale (per me, di fatto, la prima in assoluto), gli sconvolgimenti fisico – ormonali – farmacologici, i lutti di quest’anno, lA delusione sentimentale, il non conoscermi più bene per cui ogni cosa è nuova e non si può sempre spiegare con “la tiroide” (assente, ormai), gli sbalzi umorali ed ormonali.
    è dura. dura perché non dipende da te. figuriamoci se poi parliamo di figli manipolati da altre persone. dal loro stesso genitore (quale che sia). ragazzini, al di là dell’essere figli. lì, posso immaginare, la pazienza è incatenata ma rabbiosa.

    Piace a 1 persona

    1. Mi dispiace abbia tutti questi problemi. I guai fisici sono davvero tremendi perché ti inibiscono qualsiasi altra cosa. Per fortuna il fisico ancora mi regge . Almeno quello. La pazienza ti viene quando sai che sei nel giusto, forse. E consapevolezza più che pazienza. La certezza che stai facendo bene ti da modo di resistere, credo

      "Mi piace"

Lascia un commento