Il mammo

Tra sabato e domenica è piovuto piuttosto forte. In genere dormo profondamente anche se per poche ore. Questa volta ho sentito la pioggia , il sonno era frammentato evidentemente . Sentire la pioggia di notte mi piace molto. Mi fa sentire protetto e ovattato dentro casa, riconcilia. I forti contrasti acuiscono le sensazioni, come un buon contrasto rende più nitide le immagini in tv. Anche il piumone mi pare più caldo e soffice. Mi sarò svegliato un paio di volte. Era un po’ d’ansia, con il rumore della pioggia mi sono sedato e riaddormentato. Porto a pranzo in campagna i ragazzi e cerco di far trovare mio padre anche . In genere lui pranza da mia zia. Dovrò fargli cambiare programma , a 90 anni le abitudini diventano garanzia di sopravvivenza come i ganci di una ferrata. Le modifiche non sono roba da poco. Ho scelto di non dare alcun preavviso. Avviserò all’ultimo tutti, una sorpresa. Nonno AAAAA ha lo stesso nome del mio primogenito . Il debole che aveva per me tra i quattro figli, mio padre lo ha trasferito tra i nipoti, sul suo omonimo. Mio figlio appunto.
Lo leggo dalla luce che gli si accende negli occhi quando parlo di lui.
Mio padre oggi è un vecchio saggio, la saggezza gli è venuta forse da tutta la turbolenza che ha vissuto quando era più giovane.
Non era per nulla un tipo tranquillo come lo è oggi, anzi.
Lo hanno arrestato un paio di volte da giovanissimo. La prima mentre era balilla sotto il fascismo. Tirò una pietra in testa al suo caposquadra mandandolo all’ospedale. Non tollerava molto che gli si dessero degli ordini. La seconda volta, nel dopoguerra, era arrivato alle mani con un colonnello dei carabinieri che con arroganza gli aveva tolto il posto al cinema. Si fece la notte in cella.
Durante la guerra è stato ferito al polpaccio. Un proiettile gli era stato sfilato in ospedale, senza causargli danni significativi. Era affascinato dalla legione straniera francese da giovane. Sul finire della seconda guerra, lui era diciassettenne e aveva fatto amicizia con dei soldati francesi delle truppe alleate che stazionavano nelle nostre zone, di passaggio, in attesa di destinazione.
Una sera scoppiò una rissa. Si beccò una pallottola di rimbalzo sparata dal fucile di due che litigavano per una donna. Almeno questo è quello che racconta.
Finita la guerra si presentò al suo ufficio uno della Democrazia Cristiana. Voleva convincerlo a farsi la tessera del partito, in quel modo avrebbe preso la pensione da invalido di guerra.
I vicini pare che a distanza di anni ricordassero le urla con cui lo cacciò dall’ufficio. Ancora oggi se racconta l’episodio si stizza e ripete:
‘’A me! Invalido di guerra, roba di matti’’.
Da giovane era un pazzo in realtà. Il giorno del matrimonio con mia madre non si presentò.
Fece andare in chiesa il fratello, con un biglietto di scuse verso tutti. Lasciò mia madre sull’altare. Voleva pensarci un po’ ancora, scrisse sul pizzino. Non so con quale coraggio se lo sia ripreso mia madre. Si sposarono tra pochi intimi qualche mese più tardi.
Era geometra, faceva il topografo. Mio padre è la persona più pignola che abbia mai conosciuto, pignolo fino a snervarti. Immagino come tenesse le sue tavole da disegno, su cui lavorava giorno e notte.
Appena diplomato era impiegato per un ente statale e credo fosse pagato molto bene. Girava tutto il sud italia in moto, facendo rilievi che poi restituiva graficamente in ufficio. Era un uomo capace e non avrebbe avuto difficoltà a far carriera. Un giorno, il suo capo ufficio posò la macchina da scrivere sulle sue tavole, rovinandole tutte.
Appena rientrò in ufficio, vide la macchina da scrivere sulle tavole. Buttò all’aria la macchina da scrivere, mandò a cagare il suo capufficio e diede le dimissioni. Così cominciò a fare la libera professione.
Il lavoro è stata la sua religione e lo respiravi quando avevi la fortuna di mettere il naso tra le sue carte. Ne era gelosissimo. Sentivi di avere a che fare con qualcosa di veramente sacro. Non ha mai lavorato per i soldi. Anzi, ho sempre avvertito in lui un fastidio per il danaro. Mi ha sempre detto che se avessi lavorato per i soldi sarei stato un infelice.
‘’ Pensa a lavorare e a farlo bene, i soldi che ti servono, ti seguiranno’’.
I suoi erano tempi di pionieri. Lui lo ha fatto come molti alla sua epoca. Se non fosse stato per mia madre che lo frenava, probabilmente sarebbe volato chissà dove. La nostra piccola città di provincia gli è stata sempre stretta.
E’ stato un uomo duro e ruvido, testardo e cocciuto. A volte in maniera incomprensibile per me. Non un compromesso, ma proprio per questo un punto fisso per noi figli e per chiunque abbia avuto a che fare con lui.
Ha avuto sempre da fare. Quando ha smesso di lavorare, a 75 anni più o meno, si è ritirato in campagna con il titolo di Don, che dalle nostre parti ha un senso.
Disse che era stanco di combattere e che almeno in campagna poteva prendersela solo con uno: Dio.
Eppure la parola laico è una parola che calza a pennello su di lui in tutte le sue sfaccettature. E’ stato un uomo libero come pochi e mi ha fatto crescere libero dicendomi che ‘’sei quel che sai’’. Mi ha donato la passione, per lui è un seme che pianta in tutto ciò che ha fatto e che fa. E’ la cosa che ha sempre portato con sé come fa un tedoforo con la torcia. Standogli accanto tutt’ora la puoi sentire, a quasi novanta anni.
Quando ho scelto il nome a mio figlio non l’ho fatto per fare un piacere a mio padre, volevo fare un regalo al piccolo. Speravo che venisse su un tantinello meno cocciuto magari. Temo di averlo marchiato col nome invece. Pignolo e cocciuto mi sta crescendo.
A novanta anni non hai molti modi di incontrare le persone. Come un bambino sei spesso vincolato negli spostamenti. Ci vuole qualcuno che ti accompagni. Le persone care le hai di più nei pensieri che sfuggono . Nonno AAAAA non va alle partite di calcio di AAAAA. Non ce la farebbe a stare in piedi a bordo campo per tanto tempo. Adesso è un anno e mezzo quasi che non lo vede e non lo sente, così come non vede e non sente BBBBB, l’altro mio figlio. Nei giorni passati mi era capitato di portare i ragazzi a casa a Monteamaro. Lui non c’era però. A sera quando lo rivedevo capivo che si fosse accorto dei piatti e bicchieri nello scolapiatti e mi chiedeva se avessi pranzato a casa. Le prime volte gli dicevo di sì, ma non gli svelavo che fossero venuti anche i ragazzi. In questo anno e mezzo, quando la sua memoria era più presente mi chiedeva spesso di loro . Non avevo risposte e si dispiaceva come non è giusto che si dispiaccia un vecchio. Gli si rattristava il viso. Un vecchio non maschera proprio come non maschera un bambino. Le sue emozioni le afferri immediatamente, anzi le rughe le marcano in maniera più evidente. Provava ogni tanto a telefonare loro . Una volta, all ennesimo squillo non risposto, sbottò
Nonno: ma sono dei cretini! Perché non rispondono?
Paperino: papà, non è colpa loro. Sono ragazzi e sono sotto pressione più di quel che potrebbero sostenere . Si isolano per difendersi.
Nonno: ma perché, che gli dicono ? Perché ce l’hanno con me?
Paperino : non lo so papà, forse non gli dicono nulla . Non ce l’hanno con te. Sarà un modo per manifestare la rabbia nei miei confronti.
Nonno: ah ! Ma non è una bella cosa questa . Ti aiuterei, ma con chi potrei parlare? Se fossi più giovane andrei dal prefetto. Queste sono cose che non devono accadere!
Paperino : appunto papà , non c’è molto da fare, c’è da avere pazienza . Solo pazienza.
Domenica glieli avrei portati.
Qualche sera prima gli ho svelato che venivano loro a pranzo con me in casa .
Nonno: non li posso vedere? Vorrei vedere solo come si son fatti.
Paperino : uno di questi giorni pranziamo tutti insieme. Così li rivedi. Sono cresciuti un po’.
I ragazzi accusano un po’ di imbarazzo . Credo si sentano un po’ in colpa per tutte le volte che non ti hanno risposto e perché sono spariti per tanto tempo . Pian piano ricominciamo tutto papà .
Sto facendo un po’ alla volta .
Nonno : si, è giusto. Mi dispiace per loro. Mi dispiace anche perché non posso fare molto.
Anche ai ragazzi nei giorni precedenti avevo ventilato l’ipotesi di rivedere il nonno .
AAAAA: no
Paperino : ma perché no, il nonno ci tiene tanto a vedervi . Mi chiede sempre di voi.
AAAAA: noooooo
Paperino : ma stai tranquillo. A 90 anni il tempo non ha misura. Un anno è come una settimana e una settimana come un anno. Quando vi vedrà sarà come se vi avesse visto alla settimana precedente. Per lui è solo un piacere. Ma perché non vuoi?
AAAAA: non voglio!
Paperino : AAAAA sai che non è una risposta questa . Più in là vediamo .
Sono bloccati . Senso di colpa probabilmente . Hanno abbandonato un nonno novantenne, non gli hanno risposto al telefono per oltre un anno . Nemmeno un augurio per una festa.
Nei mesi precedenti avevo anche provato con la mia ex moglie .
Paperino : non rispondono a me, ma ti sembra educativo non rispondere ad un vecchio di 90 anni?
Ex moglie: quando mai tuo padre si è interessato a loro . I miei li hanno cresciuti. Tutto mo’ gli è venuta a tuo padre la voglia di vederli ?
Paperino : ma cosa dici ? Ma non ti vergogni? Ha 90 anni, cosa pretendi da un uomo di 90 anni ?
Ex moglie: beh sappi che io glielo dico di rispondere . Glielo dico sempre . Se loro non rispondono, cosa posso farci ?
Era inutile . Dopo un po’ non ci ho provato più. Serviva solo ad aumentare le mie tossine.
Il giorno che ho aspettato per tanto, stava arrivando.
Mi sento come se mi abbiano messo in subbuglio le tessere di un puzzle. Una alla volta le sto mettendo in ordine. Ogni tessera è un pezzo di serenità in più.
Ho portato AAAAA al campo per la partita. Alle 10 ho chiamato mio padre al telefono .
Paperino : ciao papà
Nonno : ehi ciao.
Paperino : oggi porto i ragazzi a pranzo in campagna . Ti va di fermarti con noi invece che andare dalla zia?
Silenzio.
Nonno : ma chi cucina? Chi pulisce ? Non possiamo lasciare casa sporca .
E’ agitazione. È più di un anno che cucino e dopo ripulisco. Gli è presa una botta di ansia e cerca di fuggire. Dimentico che alla sua età ci vuole lo stesso tatto che si usa con un bambino .
Paperino : faccio io! Tranquillo!
Nonno : si voglio dire , fai le tue cose ma mi preoccupa lasciare tutto in disordine .
Mi scappa da ridere.
Paperino : sta tranquillo papà , sistemo tutto io come da un po’ a questa parte . Tu se non te la senti, vai dalla zia . Rimango con i ragazzi . Ripetiamo un altro giorno .
Nonno: no no, non voglio dire questo è che poi non c’è chi pulisce . Io non cucino perché non riesco a gestire le cose sporche .
Paperino : papà è un anno che pulisco piatti e cucina, non è una novità per casa. Ma non ti preoccupare . Se vuoi andare dalla zia, sta tranquillo . Non ti voglio scombussolare .
Non avevo fatto i conti con questo . L’ho sentito smarrito al telefono ed io un idiota a non immaginare che dandogli così la notizia lo avrei scombussolato .
Chiuso con lui sento mia zia e le chiedo aiuto. Lei lo chiama e dopo ci risentiamo.
Dopo aver riparlato con mia zia, scopro che mio padre ha una motivazione razionale e lucida per le sue paure. Come sempre.
Non ha voluto dirmi che ha capito che porto i ragazzi in campagna da un po’. Lui non vuole che io faccia il mammo, ha paura che trasfiguri la mia immagine di padre ai loro occhi. Quasi possa confonderli.
E’ un po’ fuori tempo il suo modo di pensare. Però mi sono abituato a prendere ciò che dice con grande considerazione. In passato ho fatto sempre di testa mia e non è andata un granché bene. Cercherò di non eccedere a fare il mammo, ci starò attento.
Arriviamo in auto. Non ho avuto conferma da mio padre e quindi non so se è in casa o meno. Avverto i ragazzi che probabilmente posso trovare il nonno in casa.
Leggo tensione anche in loro. Entrano in casa con circospezione. La luce nella sua stanza è accesa, capiscono loro e capisco anche io che è in casa.
Paperino: Ciao Papà, siamo noi!
Papà: Ehi, ben arrivati.
Rimane nella sua stanza. Starà facendo un solitario. E’ la sua tecnica per sedare l’ansia.
Metto le buste della spesa sul piano della cucine, comincio a ordinare e mettere la tavola.
Aspetto qualche minuto, i ragazzi si mettono nel soggiorno a guardare la tv. Mio padre non viene ancora.
Devo fare della pasta al sugo e mi tocca andare a prendere della salsa di pomodoro. Quella che le mie zie fanno in casa. E’ nella dispensa, esterna alla casa.
Ci metto un paio di minuti, torno e trovo mio padre sul patio. Ha la faccia tirata, fuma.
Paperino: Li hai visti?
Nonno: Si.
Probabilmente l’incontro è stato ingessato da entrambe le parti. Non avrei dovuto allontanarmi.
Mio padre si è vestito con giacca e cravatta. La cravatta la porta sempre. Se non indossasse la cravatta, si sentirebbe nudo.
Negli ultimi anni la giacca ha lasciato il posto ad un pile. E’ caldo e comodo, si sente a suo agio.
Oggi ha rimesso la giacca però. E’ una giornata importante. Per lui la cura di sé è il primo passo per mostrare l’attenzione per qualcun altro.
Dice sempre che per aver cura degli altri devi partire da te stesso. Ancora oggi se capita che non faccia la barba al mattino mi guarda e mi chiede se sto bene.
Gli mancano i fiori in mano poi sembra debba andare ad un incontro con una morosa.
I ragazzi lo avranno salutato a monosillabi e lui starà cercando di superare l’ansia fumando.
Paperino: Ti hanno salutato?
Non mi risponde e mi dà conferma che il ghiaccio non si è ancora rotto.
Preparo il sugo e della salsiccia come secondo, metto a bollire l’acqua della pasta.
Mio padre siede in soggiorno e guarda la tv coi ragazzi. Ho le orecchie puntate a loro tipo radar.
Scambiano qualche parola. Soprattutto BBBBB che è meno chiuso racconta un po’ di cose al nonno. Quel mulo di AAAAA invece tiene posizione e non si scioglie.
Mio padre chiede della scuola, del calcio, cerca di aggiornarsi e di farli sentire a proprio agio.
Rimango attaccato ai fornelli ed il mio desiderio è così forte da riscaldare più dei fornelli.
Parlano, poi si mettono a tavola. Nulla di che ma abbiamo rotto il ghiaccio.
I ragazzi si tuffano col pane nella salsa di pomodoro delle zie che non mangiano da tempo. Il piatto è lucido alla fine.
Il nonno regala loro venti euro a testa a fine pranzo e li invita a pranzo fuori per la prossima volta.
Lo guardo e capisco che ancora non si capacita che faccia il mammo. Maledetto inguaribile cocciuto. E’ tosto come una pietra ma gli voglio un gran bene.
Il mammo rassetta, lava i piatti e mette un’altra tessera del puzzle.
Il mammo ha il sorriso stampato in faccia e la prossima volta si andrà al ristorante.

Disconoscimento e contestazione

Mario è il mio avvocato . L’ho inseguito per un anno e mezzo. E’ troppo impegnato per scambiarci anche due parole.

Mi ha fatto incazzare, Dio se lo ha fatto. Ne sa qualcosa Francesco, il mio amico fraterno, avvocato anche lui. Francesco, avendo fatto il mio testimone di nozze e conoscendo di persona mia moglie non se l’è sentita di  difendermi. Mario è l’avvocato presso cui ha fatto pratica. Lo ha visto adatto a me e mi ha consigliato di affidare a lui l’incarico. Quante volte l’ho chiamato, scoraggiato ed incazzato per il comportamento del suo ”Maestro”. Povero Francesco, alla fine chiederà lui la separazione da me, come amico.

A Mario non gli stai dietro. Anche quando ci parli devi essere breve e conciso perchè pare  che abbia sempre fretta. Ti dà un senso di precarietà enorme avere a che fare con lui. Neanche la sua segretaria riesce a stargli dietro. Le carte sulla scrivania tra un po’ lo sotterrano.Non ha aiutanti. A star con lui perdi più tempo ad inseguirlo che a lavorare.

Lo chiami al telefono e non risponde. Per riuscire a parlargli sono andato in Tribunale a beccarlo. Spesso era Francesco a fargli le poste per mio conto.

Perchè l’ho scelto come avvocato?

Perchè Mario è intelligente, non è finto come lo sono molti suoi colleghi.

Sono sensibile ad entrambe le qualità. Negli ultimi tre mesi sono riuscito a parlargli solo dieci minuti, l’altro giorno.  Ha scritto, poi.

Non avrei saputo mettere insieme la mia difesa in maniera così puntuale nemmeno io che le ho vissute le cose. Ogni volta che mi fa incazzare  penso di sostituirlo, puntualmente desisto.
(A)
Sull’asserita relazione extraconiugale adulterina del marito
La Signora attribuisce la causa della separazione a una “relazione extraconiugale” (pag. 2, righi 17 e 18 del ricorso introduttivo) del Paperino “con una professionista di altra città – che solo con la depositata memoria integrativa indica essere tale ing. Minnie di Topolinia- con cui ha intrecciato una relazione adulterina, violando pubblicamente anche il dovere di fedeltà” (pag. 4, righi 11-14).
Si contesta decisamente e radicalmente che il Paperino abbia mai intrattenuto una relazione sentimentale con tale professionista di altra città. Il fatto addebitato, che viene utilizzato per chiedere che la separazione sia pronunciata per colpa o addebito al marito, costituisce ingiuria e diffamazione e lede grandemente l’onorabilità, la dignità e l’immagine del Paperino, il quale reitera la riserva di proporre azione di risarcimento per i danni patrimoniali e non patrimoniali subiti e per quelli futuri.
(B)
Sull’abbandono della casa coniugale e sulle lesioni subite dalla moglie
Come già esposto alle lettere E), F), G) e H) delle premesse del ricorso iscritto al n. xxxxxxx, a causa dei comportamenti aggressivi, prevaricatori, sfociati anche in gravi apprezzamenti sulla persona e sulla professionalità del convenuto, ai quali purtroppo è accaduto spesso che fossero presenti i figli, e del carattere progressivamente manifestato dalla Signora, da almeno otto anni non esiste più alcuna intesa coniugale, ma solo cooperazione genitoriale all’interno della quale si è gestito un quotidiano apparentemente normale.
Sino all’ultimo il Paperino ha sperato che si potesse recuperare il rapporto per la migliore crescita armoniosa dei figli; ha creduto, cioè, in una resipiscenza della coniuge; la speranza è naufragata per la pervicace volontà della coniuge di continuare a infierire nei confronti di suo marito. Spesso gli ingiustificati eccessi verbali della coniuge si sono rivolti verso i figli, i quali hanno mostrato segni evidenti di disagio e sofferenza.
In questo clima s’inserisce il grave episodio dello scorso 21 agosto 2015: la Signora ha gridato e ingiuriato suo marito, quindi lo ha aggredito con un violento schiaffo al volto. Dopo la necessaria reazione di difesa del sig. Paperino, volta a difendersi, la coniuge gli ha intimato di allontanarsi da casa e di non farvi ritorno, minacciandolo davanti ai ragazzi che disperati tentavano di placarla.
Resosi conto dell’intollerabilità della situazione e preoccupato del ripetersi di simili violenze, soprattutto manifestate anche in presenza dei figli, il convenuto ha dovuto trovare riparo presso l’abitazione del padre, ove ora dimora, ritenendo opportuno rimanervi per evitare ai ragazzi le ripetute scene suddescritte e il protrarsi di manifestazioni della coniuge, foriere di sfociare in gesti ancora più gravi.
La violenza dello schiaffo subito dal Paperino lo ha costretto a fare ricorso alla cure dell’ospedale di Paperopoli il successivo 24 agosto, dove sono state riscontrate le lesioni e assegnata la terapia riabilitativa.
Il Paperino, dunque, è stato vittima della moglie, risultando non veritiero e volutamente artefatto quanto esposto dalla Signora.
(C)
Sull’assistenza morale e materiale nell’interesse della famiglia, di solidarietà e collaborazione
Si contesta decisamente che il Paperino non abbia fornito l’assistenza morale e materiale alla famiglia, e così la collaborazione e la solidarietà, perché in tutti questi anni e anche dopo l’aggressione subita il 21.8.2015 egli ha continuato a supportare la famiglia economicamente, non ha fatto mancare mai nulla e ha costantemente mantenuto il rapporto con i figli, nei limiti di quanto essi gli hanno consentito.
Come già esposto alla lettera L) delle premesse del ricorso iscritto al n. xxxxxxx il Paperino ha sempre svolto il ruolo genitoriale in maniera affettuosa e amorevole con i due figli, curandone l’educazione ed essendo presente in ogni momento della loro vita.
Dopo l’allontanamento forzoso e quanto accaduto con numerosi episodi invasivi rivolti a metterlo in cattiva luce, egli ha registrato un repentino cambiamento dei comportamenti dei ragazzi nei suoi confronti. Al di là del naturale trauma conseguente alla degenerazione del rapporto tra i coniugi, ciò appare in assoluto alquanto strano, specie se confrontato con lo stretto legame sempre intercorso tra i figli e il padre. Ed invero i ragazzi hanno rifiutano di vedere il padre, di rispondergli al telefono da mesi; hanno Rigettato la figura paterna e di qualsiasi membro della famiglia del padre (nonni, zii etc.).
Il rapporto è sicuramente degenerato per l’intervento o anche solo per la inoperante collaborazione della Signora, la quale non perde occasione per mettere in cattiva luce il padre agli occhi dei ragazzi.
Tanto non è veritiero quanto asserito dalla Signora circa i comportamenti del convenuto, che in un ultimo e disperato tentativo il Paperino ha insistito con la coniuge, che poi ha accettato, affinchè insieme si rivolgessero a una psicologa, al fine di comprendere le ragioni dei suoi comportamenti e verificare la possibilità di una ricostituzione del rapporto. Presa così una decisione congiunta, all’esito delle sedute svolte è stata la stessa psicologa a rilevare che non intravedeva alcuna possibilità di ricostruzione del rapporto per problemi riconducibili all’attrice.
E ancora è stato il Paperino a chiedere alla coniuge di accordarsi per gestire una negoziazione assistita, che li potesse condurre insieme verso la migliore soluzione per sciogliere il loro rapporto.
Dispiace allora leggere nel ricorso (pag. 4, righi 21 e 22) che la via giudiziale della separazione sarebbe stata la conseguenza di non poter proseguire l’avviata procedura di negoziazione assistita “per l’accertata reale ragione del naufragio dell’unione coniugale”, vale a dire la relazione extraconiugale (passaggio svolto in precedenza), quando invece la Signora e soprattutto il suo primo difensore conoscono bene l’andamento del dialogo e la chiusura della prima ad ogni possibile proposta collaborativa proveniente non solo dal Paperino ma anche dal suo stesso difensore.
Discutibile la scelta di addebitare il naufragio della negoziazione assistita al Paperino, per di più attribuendolo al fatto della relazione, che non ha mai avuto ingresso nella discussione, e ancor più discutibile la scelta di voler inserire fatti – per di più non veritieri e mai accaduti – che sono e devono rimanere all’interno della riservatezza propria di una concorde decisione di tentare la negoziazione.
La questione non ha invero una diretta rilevanza nel giudizio; denota, però, il preoccupante atteggiamento della Signora volto a forgiare fatti ed episodi “ad usum delphini”, per utilizzare un’espressione cara alla stessa.
E ancora una volta è stato il convenuto a chiedere alla moglie, con lettera del 26.4.2016, di recarsi insieme dal servizio di mediazione familiare del Comune di Paperopoli, avendone parlato con la dott.ssa Lorenza Drago.
Dopo avere accettato e dopo essersi recata per due incontri, ancora una volta la ricorrente ha mostrato la sua vera natura, abbandonando il percorso congiunto che avrebbe potuto giovare a loro in funzione soprattutto del migliore benessere per i figli.
Stridono allora tutte le ingiuste, ingiustificate e non vere accuse profferte nei confronti del marito, quando invece la stessa Signora ha inizialmente accettato il percorso condiviso, ben consapevole di essere la causa principale del fallimento del rapporto familiare.
Strumentalmente oggi, in sede contenziosa, cerca di mettere in cattiva luce il convenuto (così limitandosi all’uso di un’espressione che meriterebbe ben altra colorazione) per raggiungere immotivati fini locupletivi.
(F)
Sull’affido condiviso e sul diritto di visita
Si prende atto che la Signora conviene sull’affido condiviso dei figli, anche se poi intende svuotarlo ritenendo che i ragazzi debbano rimanere per tutta la settimana presso di sé e il padre possa godere di un limitato diritto di vederli, addirittura condizionato dal suo espresso consenso (così a pag. 8, rigo 13 del ricorso nella parte delle richieste sui provvedimenti presidenziali urgenti, nonché a pag. 9, rigo 11 nella parte delle conclusioni di merito).
Su entrambi i profili si ribadiscono le richieste svolte nel ricorso n. xxxxxx/2016.
* * *
Il Paperino ha sempre affermato – e continua con maggiore forza e convinzione – che antepone a ogni questione tra i coniugi il suo rapporto con i figli, che è sempre stato ottimo e che ha subito un repentino cambiamento in conseguenza dei fatti sopra descritti e degli atteggiamenti tenuti dalla coniuge.
L’intervento del Centro per la Famiglia di Paperopoli, disposto dal Signor Presidente, ha sortito l’effetto di richiamare l’attenzione della Signora sul dovere di non ostacolare il rapporto tra i figli e il padre e, in seguito agli incontri avutisi tra i coniugi con i professionisti del centro, è iniziato il recupero di tale rapporto. Esso, però, è appena all’inizio, va rinsaldato e ulteriormente agevolato, specie si ritiene con colloqui presso il centro anche con la presenza dei figli e secondo le modalità e condizioni che saranno i professionisti delegati a individuare.
Si contesta decisamente così l’affermazione contenuta a pagina 10, righi 10-14 secondo cui la Signora si sarebbe sempre spesa e impegnata per favorire la ripresa del rapporto tra il padre e i figli, e che anzi grazie a lei – che avrebbe continuato anche dopo l’intervento presidenziale – detto rapporto si è “ricomposto” per “suo merito esclusivo”.
A parte la contraddittorietà e illogicità dell’assunto, dal momento che i figli hanno reciso i contatti con il padre proprio dopo i gravi comportamenti tenuti dalla Signora (e sopra richiamati), non ci sarebbe stata alcuna necessità dell’intervento del Centro per la Famiglia se sin dall’inizio l’attrice avesse messo in atto quanto asserisce di avere sempre fatto. Al contrario l’inizio di un recupero del rapporto genitoriale lo si deve esclusivamente alla professionalità di tale Centro, agli argomenti importanti da esso messo in evidenza, dall’insistenza nei confronti della Signora e dalla consapevolezza di quest’ultima che non può ora sottrarsi alle proprie responsabilità di madre.
Oggi vi è dunque l’estrema necessità che il lavoro del Centro prosegua e che vengano coinvolti nella sua attività anche i figli in prima persona.

Per tutti tali motivi, con riserva d’integrazione e ampliamento,
si chiede all’On.le Tribunale di voler così provvedere, rigettata ogni e qualsiasi avversa istanza, eccezione, deduzione e richiesta:
in via interinale:
1. 1) modificare l’ordinanza xx.xx.2016 e per l’effetto così provvedere in via temporanea e urgente:
* a) prevedere che i figli permangano presso il padre come segue: a1)- per tre giorni alla settimana; a.2)- a settimane alterne anche nei fine-settimana; a.3)- per quattro giorni durante le festività pasquali; a.4)- per almeno otto giorni durante le festività natalizie; a.5)- per tre settimane consecutive durante il periodo estivo;
* b) nell’eventualità che non si ritenga di disporre l’affido la permanenza presso il padre per tre giorni, prevedere le modalità di esercizio del diritto di visita in suo favore sia durante la settimana (almeno tre giorni), sia nei fine-settimana (almeno alterni) e infine durante le festività pasquali (non inferiori a quattro giorni) e natalizie (non inferiori a otto giorni) e nel periodo estivo (non inferiori a tre settimane consecutive);
* c) ridurre l’importo del mantenimento in favore dei figli a euro 600,00 mensili e prevedere che Paperino non debba corrispondere il mantenimento alla Signora, così revocando sul punto la precedente decisione;
2. 2) rigettare le richieste di modifiche dell’ordinanza xx.xx.2016 avanzate dall’attrice e segnatamente l’aumento dell’assegno di mantenimento (sino a euro 3.000,00) e l’accollo integrale delle spese straordinarie a carico del convenuto;
nel merito:
3. 3) dichiarare la separazione personale dei coniugi Paperino e Signora;
4. 4) rigettare la domanda di addebito della separazione a Paperino;
5. 5) disporre l’affido condiviso dei figli, con permanenza di essi presso il padre: a)- per tre giorni alla settimana; b)- a settimane alterne anche nei fine-settimana; c)- per quattro giorni durante le festività pasquali; d)- per almeno otto giorni durante le festività natalizie; e)- per tre settimane consecutive durante il periodo estivo; disporre che la casa familiare (condotta in locazione) rimanga assegnata alla Signora, perché ivi trovi sistemazione con i figli nei tre giorni che questi ultimi passeranno con la madre;
6. 6) nell’eventualità che non si ritenga di disporre l’affido condiviso con permanenza presso il padre per tre giorni, prevedere le modalità di esercizio del diritto di visita in suo favore sia durante la settimana (almeno tre giorni), sia nei fine-settimana (almeno alterni) e infine durante le festività pasquali (non inferiori a quattro giorni) e natalizie (non inferiori a otto giorni) e nel periodo estivo (non inferiori a tre settimane consecutive);
7. 7) disporre l’assegno di mantenimento in favore dei figli a carico di entrambi i coniugi e prevedere che Paperino contribuisca al massimo con il versamento della somma di euro 600,00, oltre al 50% delle spese straordinarie mediche e scolastiche;
8. 8) non assegnare alcuna somma alla Signora per il suo mantenimento e dunque rigettare la richiesta da lei avanzata in tal senso, in uno a quella di accollo di tutte le spese straordinarie dei figli, di qualunque genere, a carico di Paperino;
9. 9) disporre che il sig. Paperino possa ritirare i propri effetti personali rimasti nella casa coniugale e ordinare in pari tempo alla Signora che ne consenta il ritiro ovvero li restituisca;
10. 10) rigettare integralmente la domanda di risarcimento dei danni patrimoniali e non, dichiarati conseguenti alla violazione dei doveri coniugali di assistenza morale e materiale, di fedeltà, di collaborazione nell’interesse della famiglia e di coabitazione;
11. 11) condannare la Signora al pagamento delle spese e dei compensi di lite, oltre alle spese generali al 15% ex art. 13 comma 10 legge n. 247/2012 e art. 2 comma 2 d.m. n. 55/2014, c.a.p. e iva come per legge, nonché al pagamento di una somma equitativamente determinata ai sensi dell’art. 96 c.p.c..
Con espressa riserva di articolare i mezzi istruttori nei termini assegnandi ai sensi del comma 6 dell’art. 183 c.p.c., che sin da ora s’invocano.

C’era una volta il poco

 

Al cinque dicembre ci sarà la prima udienza. Sono stato a trovare Mario, il mio avvocato. Abbiamo letto insieme le memorie dell’avvocato della mia ex moglie. Non aggiunge nulla di nuovo.
1. Me ne sono andato da casa per una relazione extra coniugale, a suo dire.
2. Sono una specie di Paperon de Paperoni che non versa il giusto ad una povera disgraziata che non ha nulla. Lei non lavora, ha un immobile di proprietà in affitto, i profitti però li consegna al padre, non li usa per sé (tra le minchiate questa mi pare la migliore, è una roba che mi ha impressionato per fantasia ed estemporaneità).
3. Sui ragazzi:
– Paperino accusa la moglie di aver determinato il deterioramento dei sui rapporti con i figli ‘’ per l’intervento o anche solo inoperante collaborazione della signora, la quale non perde occasione per mettere in cattiva luce il padre agli occhi dei ragazzi’’.
A tal proposito, è d’uopo, ancora una volta precisare che alcuna responsabilità è ascrivibile alla signora, che mai ha messo in atto comportamenti ‘’invasivi rivolti a metterlo in cattiva luce’’, giacchè il distacco dei figli nei confronti del padre è causalmente derivato dalla aggressione messa in atto dal Paperino, in data 21.08.2015, nei confronti della madre, cui assistevano increduli, e del comportamento di disinteresse manifestato dal padre nei loro confronti successivamente.
La signora, ben consapevole dell’importanza del riferimento della figura paterna per i figli, come denotato anche dal Presidente, che la ha ritenuta ‘’ consapevole del pregiudizio che potrà derivare ai ragazzi dalla esclusione della presenza paterna’’, nonostante il fermo rifiuto dei figli, si è sempre spesa ed impegnata strenuamente per favorire la ripresa del rapporto con il padre ed ha continuato ad attivarsi anche dopo l’emanazione dell’ordinanza presidenziale, tant’è che , ad oggi, il rapporto del padre con i figli si è ricomposto, per merito esclusivo dell’intervento conciliatore della Signora-.
Ho faticato a leggere, la lettura mi dà un senso di pochezza. Anche nei confronti dell’avvocato che ha scritto, che alla fine fa solo il suo mestiere.
E’ dalla pochezza che vorrei l’estradizione per i miei ragazzi.
Alle porte dell’udienza e dopo aver depositato queste memorie, Mario è stato contattato dall’avvocato della mia ex moglie. Pare che ora vogliano accordarsi . Fermare la giudiziale, cercare di cambiarla in consensuale. Per questo Mario mi ha voluto incontrare.
Non lo hanno voluto risolvere il problema un anno fa.
Hanno preferito usare i ragazzi per fare del male a me, giocando meschinamente sulle loro teste.
E io non ho potuto nemmeno difenderli. Impotente, là a guardare.
Saranno stati contenti. Non c’è modo migliore di umiliare un padre. Hanno avuto le loro soddisfazioni.
In Italia la giustizia non esiste, magari esisterà la giustezza ed un giorno qualcuno chiederà perché. O magari no, questione di circostanze. Adesso non importa. Io non mi ci ritrovo con l’odio e credo nemmeno con  il desiderio di vendetta. Sono sentimenti che mi sfiorano, a volte mi fanno salire il sangue al cervello, sul momento. Se ne vanno subito dopo, come l’onda sul bagnasciuga. Un saliscendi che non mi turba, un’onda che sposta la sabbia da una parte all’altra, come si spostano le mie attenzioni dalle persone quando ne scopro la pochezza.
La pochezza col tempo tende al nulla, se non la consideri.
Sarà che mi piace guardare avanti. L’odio e il desiderio di vendetta sono sentimenti di chi è abituato a guardarsi indietro. La vita è breve se ti guardi molto indietro ti appare ancora più breve. Meglio pensare ogni giorno che tutto stia iniziando di nuovo.
La pochezza si misura anche da quanto si ha bisogno di parlar male degli altri per far brillare se stessi.
Questa settimana, ospiti speciali di Antonella e Lorenza sono stati i miei suoceri.
Immagino già l’incontro. Mia suocera si sarà sperticata in elogi della sua progenie, tipo Nerone che cantava mentre Roma andava a fuoco. Un ‘’bravi buoni e corretti’’ riferito ai suoi figli non lo nega a nessuno. Non avrà risparmiato neanche Lorenza e Antonella. Poi si sarà dilaniata come le migliori prefiche nel difendere i valori della famiglia. Per rinsaldare i valori della sua famiglia è appena tornata da quindici giorni di vacanza, bella fresca per recitare lo sconforto. Lei ci crede talmente tanto in questi valori che ha tenuto insieme la sua famiglia in una morsa. Non si è ancora resa conto che ha stretto così forte da soffocare tutti.
Continuano a ripetersi tra di loro di avere una famiglia eccezionale e continuano a dir male degli altri. Come se dirselo possa significare che sia vero.
Mia suocera è una maestra nel parlare di sentimenti e valori. Roba sintetica, preconfezionata come la sua cucina. Nel praticare razzola con meno maestrìa.
Finge disperazione vera, se poi pensi che torna da quindici giorni di vacanza hai la vera misura della disperazione.
All’ultimo incontro in meditazione con la mia ex moglie stavamo programmando l’incontro dei ragazzi con mio padre e lei stava per partire con le filippiche contro la mia famiglia.
‘’ Ma ti sei vista ?’’ le ho detto. Ma ogni tanto guardi i tuoi prima di parlare male degli altri?
Non ho aggiunto altro.
Un padre gran puttaniere, un fratello tossicodipendente, una sorella bipolare, lei e mia suocera uguali e su loro mi riservo per la diagnosi definitiva. C’era bisogno di elencare? L’ho ammutolita per fortuna.
Credo che il pensiero del fratello tossico lo viva con grande vergogna. E’ quello che la ha azzittita.
Si dicono uniti, belli stretti e concordi soprattutto nel pisciare addosso al resto dell’umanità.
Penso che un uomo vale se è utile agli altri.
La pochezza è quella caratteristica che ti fa muovere solo per interesse personale. Chi pensa solo alla propria convenienza, non vale nulla. Agli altri non è utile.
Vengo da un mondo diverso. Dell’affetto dalle mie parti non si parla, l’affetto è materia. E’ una di quelle cose per cui non basta il pensiero. Se ne parla poco.
Quando ero ragazzo il poco non era pochezza, ci si viveva nel poco, ed era ricco.
Sono cresciuto in una famiglia agiata per l’economia delle mie parti. Con quattro figli bisognava comunque regolarsi ed avere delle priorità.
Non mi è mancato mai nulla, ma soldi in tasca mai, praticamente. Quando non c’era scuola o non fossi in campagna dai nonni , i pomeriggi li facevo per strada con altri ragazzi come me.
Se qualcuno avesse avuto qualche cento lire, rimediata dal regalo di una nonna o di un parente, la metteva a monte. Si spendeva almeno una mezz’ora per decidere insieme in quale oggetto del desiderio investirlo. Le scalinate in qualche piazza erano il nostro parlamento a cielo aperto.
Gli onorevoli amici in genere deliberavano per un ghiacciolo. Costava poco e durava molto. C’erano quelli tricolore che ci piacevano tantissimo, per 50 lire ne compravi uno. Si dava un morso a testa e poi chi aveva messo i soldi si godeva la parte finale, succhiando fino allo stecco. Era un codice non scritto ma nessuno si sognava di violarlo. A quei tempi ho imparato che il poco quando lo dividi, diventa tanto, un miracolo. Chissà che non fosse questo il senso della moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Non avere soldi in tasca era anche sinonimo di sicurezza. Poteva accadere di essere messi al muro da qualche banda di ragazzi un po’ caldi. Col temperino alla gola ti intimavano di consegnare quello che avessi in tasca. Girare le tasche e far vedere il vuoto, costituiva un lasciapassare.
Erano episodi che non si denunciavano, forse perché nessuno mai si è fatto male per fortuna. Il poco tentava di derubare il nulla al poco. Una specie di teatrino dell’assurdo che non faceva nemmeno paura. Alla seconda terza volta che ti facevano girare le tasche acquisivi un permesso definitivo  e ci diventavi anche amico. Poco con poco significava solidarietà all’epoca.
C’era una gran luce e una grande ricchezza in quei pomeriggi.
Ho ascoltato Mario. Ho ascoltato i suoi consigli miti come sempre.
Mario: ’’ Stai raggiungendo i tuoi obiettivi, capisco che non ha senso cercare l’accordo, ma cerchiamo sempre di non inasprire il conflitto. Per te è solo controproducente’’.
Paperino: Per me è poco ancora, Mario. Io non voglio essere spettatore della vita dei miei ragazzi. Prima ero emarginato, ora sono spettatore. Mio figlio ancora non risponde al telefono. Non posso nemmeno rimproverarlo. Se ne fotterebbe. Lo vedo, ma se lo rimproverassi quando lo vedo servirebbe solo a fargli capire che i miei rimproveri valgono un fico secco. Come faccio ad educarli se dall’altra parte non ho una sponda?
Mario: Paperino, con mia figlia oggi ho un ottimo rapporto. Devi sapere che dalla separazione non ha mai dormito con me e non è mai venuta in vacanza con me.
Paperino: No Mario. Per me non basta. Tu hai la tua esperienza e va bene per te. Io a fare lo spettatore non ci sto.
La pochezza si misura anche dalla disponibilità a cedere.
Chi ha apprezzato il poco, non cede.

L’uomo del terrore

Sto andando per gradi. L’altro ieri, venerdì, sono andato a prendere BBBBB da scuola. Dovevo portarlo a fare una panoramica per i denti alle 13 e 30.

L’ho fatto uscire un po’ prima, alle 12.

BBBBB: Dove andiamo a pranzo?

Paperino: In campagna, a Monteamaro.

BBBBB: Nooooooo…

Paperino: Perché no?

BBBBB: Perché No!

Paperino: Ma ho fatto la spesa, mica possiamo andare sempre in giro a pranzare.

BBBBB: No ma io là non ci vengo!

Paperino: Ma siamo solo io e te, insieme appassionatamente. Perchè non ci vuoi venire?

BBBBB: No non voglio, è l’ultimo posto al mondo dove vorrei andare.

Paperino: O mamma… ma se non c’è posto migliore al mondo!

BBBBB: No.

Paperino: Dai, non possiamo mangiare sempre al ristorante, ti ho preso la carne dal tuo macellaio preferito, l’insalata e l’aceto balsamico come piace a te. Mangiamo leggero che poi alle 3 giochi. Così non ti appesantisci.

Ho approfittato di avere il mio piccolo da solo per rompere il ghiaccio e farlo venire a Monteamaro.

Ho la sensazione che quando i ragazzi sono insieme sia molto più difficile convincerli a far delle cose. E’ come se si inibiscano a vicenda, quasi debbano dimostrare l’uno all’altro di non cedere alle mie richieste.

Se sono da soli è più semplice, mi risulta agevole anche il dialogo.

Non è stato un problema, BBBBB è uno che si fa trascinare. Borbotta, sbuffa ma alla fine si adegua.

Sono bloccati i ragazzi. Sicuramente si sentono in imbarazzo per non aver nemmeno salutato il nonno da oltre un anno. E’ inutile ritornare sul perché, ma sti ragazzi hanno un nonno di quasi novanta anni e non lo hanno chiamato nemmeno al telefono per dargli gli auguri del compleanno. Oggi hanno imbarazzo ad incontrarlo.

E’ una ferita per lui e per loro. Va curata.

Ho pensato di reintrodurli per gradi. Quasi una riabilitazione. E’ una botta anche per me farli incontrare.

Prima li reintroduco in casa, poi al nonno. Sarà la volta del resto dei miei familiari, dopo.

Con BBBBB è andata bene, mi ha persino aiutato ad apparecchiare. Ha fatto la solita scarpetta al piatto e mentre io rassettavo si è messo sul divano a vedere la TV.

Mentre lavavo i piatti ogni tanto mi affacciavo con la testa nel soggiorno e sbirciavo.

Il sorriso mi partiva da dentro. Tornavo al lavello, facevo un paio di cose e poi ritornavo a sbirciare. Lui non poteva vedermi.

BBBBB si è persino rilassato.

Al giorno dopo li ho presi entrambi da scuola e li ho portati di nuovo a Monteamaro.

Erano contrari tutti e due. AAAAA molto impettito. Lui è uno tutto di un pezzo e probabilmente avrà giurato che non sarebbe mai tornato a Monteamaro.

Li ho trascinati anche in questo secondo giorno. Stavolta insieme.

Paperino: Dai che non c’è nessuno!

AAAAA: Nooooo. Andiamo al ristorante, io ho la partita presto oggi.

Paperino: Saremo un lampo.

Arriviamo e stavolta non eravamo proprio soli. Al sabato c’è Anna, una donna che da trenta anni, da quando non c’è più mia madre, due volte a settimana fa le pulizie a casa di mio padre.

I ragazzi avvertono che c’è qualcuno in casa e si fermano fuori.

Come gli asini quando si impuntano.

BBBBB: Non è vero che non c’è nessuno!

Paperino: Ma ci sarà Anna che fa le pulizie!

Loro rimangono fuori. AAAAA che era dietro di me ritorna persino in auto. Come fosse terrorizzato.

Che brutto che è stato. Un ragazzo può avere il terrore di incontrare un nonno?

Oramai vedo la fine però. Questi schiaffi non mi fanno un grande effetto. Come quando prendi le botte ma hai i muscoli tesi. Non senti il dolore, pensi solo a menare.

E’ così per me, vedo delle cose che mi farebbero un gran male se non avessi ben chiaro dove voglio arrivare e la vicinanza dell’obiettivo. La vista del traguardo ti dona energie che non immagini. E allora meno, mi do da fare a testa bassa e senza stare a pensare quello che vedo.

Anna quando ha visto i ragazzi è quasi svenuta. Mi ha guardato e

Anna: I bambini!!!

Li ha salutati.

Paperino: Eh Anna, sono un po’ cresciuti, visto?

Mi ha fatto un sorriso enorme, era commossa, si è girata per non mostrarsi. E’ una donna discreta, sa cosa ho passato. Era felice per me, ha raccolto le sue cose in fretta ed è andata. Mi ha lasciato da solo.

Ho cucinato, abbiamo pranzato e visto un po’ di TV . Esattamente come era successo al giorno precedente per il solo BBBBB. Tutto tranquillo.

Si sono stravaccati un po’ sul divano dopo pranzo. Gli sono andato vicino e gli ho sistemato il tavolino perché lo potessero utilizzare come poggiapiedi.

Mi hanno guardato entrambe con uno sguardo tenero. Hanno capito che il mio gesto era una carezza. Nel loro sguardo c’era la rassegnazione ad un padre che gli vuole bene.

Ho sorriso, non ho detto nulla e mi sono messo a sistemare la cucina.

Al pomeriggio, domenica, ho avuto una brutta sorpresa. Sono tornato a casa e ho trovato la pianta di bougainville spezzata.

E’ una pianta rampicante che avvolge il patio della casa. Sta lì da quando sono nato. L’ho vista per terra, ricopriva tutto il piazzale davanti al patio. Mi è sembrato di vedere un gigante abbattuto al suolo.

Mi sono precipitato per cercare di capire cosa fosse successo. Si è spezzata la fune che la teneva ancorata al tetto ed è caduta giù tutta la pianta. Il tronco, benché piuttosto robusto, ha ceduto sotto il peso.

E’ stato un colpo per me. Ho fatto su e giù dal tetto per capire come possa essere accaduto.

La corda era logora. Oggi è una giornata piuttosto ventosa .

A terra prende davvero una grande superficie, sembra persino più grande di quanto lo fosse appesa alla abitazione. Mi sono rincuorato quando mi sono accorto che il tronco si è spezzato dopo una prima diramazione della pianta. Si può recuperare qualcosa, forse.

Ho preso una sega ed ho tagliato la parte di pianta che spezzata è destinata a seccare. E’ uscito mio padre da casa e pretendeva di aiutarmi a tirarla su.

Mi sono fermato, più che altro per fermare lui. Con la sega in mano a novanta anni mi ha fatto tenerezza e ho avuto paura per lui.

Gli ho detto che al mattino dopo mi sarei fatto aiutare da qualcuno a tirarla su.

Paperino: Occorrono almeno tre persone, papà.

Padre: Ti aiuto io!

Paperino: Non ce la facciamo, siamo solo due! Fidati, è pesante, ho provato a tirarla su. Almeno tre persone ti dico!

Non sapevo come altro fermarlo.

Quella pianta era il fiore all’occhiello della casa. La aveva piantata mia madre che amava le bougainville. Enorme e piena di fiori. Grazie a lei la casa sembrava vivere, nonostante non ci sia più un gran traffico di persone come una volta. Il rosa dei fiori sul bianco latte della casa sembrava come fragole sulla panna.

Mi sono fermato a guardarla per terra. Ero scosso come se fosse crollato un pezzo di casa.

Mio padre: Eh, povera pianta. Le cose belle vanno curate. Quando pensi che stiano sempre lì a donarti la propria bellezza, le perdi.

Paperino: Non ce la fai a star dietro a tutto purtroppo, chi se lo immaginava.

Mio padre: Non ti preoccupare. E’ una occasione per rinnovare. Domani proviamo a salvare qualcosa e se non ce la facciamo ne metteremo un’altra. La morte per la vita non esiste perché la vita si rinnova.

Paperino: Rinnoveremo papà, rinnoveremo, te lo prometto.