Mr. Magoo

 

Domenica è stata la festa del papà. Ho portato fuori a pranzo AAAAA e BBBBB insieme a nonno AAAAA.

Mio padre non vedeva i nipoti da un po’ . Gli ho dato la notizia che saremmo andati al ristorante.

A Monteamaro è arrivata la primavera in pompa magna . Me ne accorgo all’alba dalla quantità di cinguettii che si sentono. Un concerto stamattina.

Ho lavorato un po’ al computer e poi verso le 9,30, quando mio padre è venuto a far colazione :

Paperino: ciao papà , auguri . Oggi è la festa dei papà .

Nonno AAAAA : ah, che bello . È la mia festa allora . Ma anche la tua!

Non stava molto in forma stamattina . Me ne accorgo perché fa uso del bastone . Più che una vera necessità mi sembra un modo con cui comunica che ha bisogno di assistenza.

Paperino : hai visto che bella giornata?

Nonno AAAAA: perbacco! Bellissima.

Paperino : ti va di andare al ristorante?

Nonno AAAAA: no

Paperino: perché?

Nonno AAAAA: non mi sento bene.

Paperino: che hai?

Rimane in silenzio.

Non avevo capito il suo malessere. In genere non è un fatto fisico. Quando sta così ha qualcosa che gli ronza nella mente. Stranamente però, il suo no per un attimo mi ha sollevato. E’ perché quando sto con lui e con i ragazzi ho addosso una tensione enorme. Loro rimangono taciturni più del solito e lui ci rimane male. Provo dispiacere.

Ma devo superare la cosa. Fa bene a loro e fa bene a lui. I rapporti se non si alimentano si congelano.

I vecchi si nutrono con la compagnia. Ci vuole, la solitudine ammazza le cellule più di una malattia.

Paperino: lo prendi un caffè?

Nonno AAAAA: non guasta.

Paperino: volevo portare i ragazzi con noi al ristorante.

Nonno AAAAA: AAAAA e BBBBB?

Paperino : si.

Nonno AAAAA: se ci sono loro, vengo!

Paperino: ma se non ti senti, facciamo un’altra volta.

Nonno AAAAA: no, magari sto meglio tra poco.

Si è ripreso. Appena ha sentito che avrebbe visto i nipoti si è ringalluzzito .

Paperino: va bene, allora prenoto .

Nonno AAAAA: si prenota .

Paperino: oggi provvedo io a galline e cane. Tu riposa.

Dare da mangiare a galline e cane è una sua incombenza. Glielo faccio fare perché si tenga impegnato e cammini un po’ all’aria aperta.

È rimasto tutto inalterato a Monteamaro, da almeno trenta anni. Il tempo ha invecchiato un po’ tutto, ma le rughe non sbiadiscono ciò che ami. Sono in superficie, mentre ciò che ami lo trovi dentro. È come se ci ti ficcassi proprio dentro. Amore è quando entri in qualcosa, vai così in profondo che se ne devi uscire, fai fatica.

Tanti anni fa c’erano i nonni, mia madre, mio padre e noi quattro. Tanti zii e amici.

Ci siamo rimasti solo io e mio padre a Monteamaro. Non so perché dei quattro fratelli sia io l’unico ad amare questo pezzo di terra. Sarà che la casa ed io siamo coetanei. L’ha costruita mio padre, geometra. E’ del 1970, l’anno in cui sono nato, quarto figlio. Da ingegnere mi sono scervellato per trovare qualche difetto al progetto, ma non sono mai riuscito a pensare qualcosa che la migliorasse. Per me è perfetta, mio padre ha fatto il suo capolavoro. Mi fa pensare ad un operaio che per sfottermi una volta mi chiese:

‘’Ingegnere, quanti esami ti mancano per diventare geometra?’’

Il fatto che tutto sia rimasto uguale poi, aiuta i ricordi.

Dalla casa si prende una stradina che divide l’orto e il frutteto e si arriva in un piccolo spiazzo. A sinistra il pozzo, la cantina del vino e la baracca degli attrezzi. A destra il pollaio. Vicino al pozzo, separato da una siepe, il recinto di Ringo. Un tempo mio nonno ci teneva il maiale. Il pollaio mi ricorda gli esami di maturità per esempio. L’orale di greco l’ho ripetuto tutto alle galline.

Ringo a un certo punto mi ha distratto dall’amarcord. Ha fatto la solita sgroppata intorno al pollaio. Gli piace da matti spaventare le galline che saltano con un volo interrotto da una parte all’altra facendo un chiasso terribile. Le galline che corrono e tentano di volare mi fanno morire dal ridere. Ma se non mi fossi sbrigato sarebbero morte stecchite di crepacuore.

C’erano due belle uova grandi nelle cassette. Ogni volta è una sorpresa. Ci sarò andato migliaia di volte alle cassette delle uova, ma ogni volta quando mi affaccio mi viene una tensione sottile. Non trovarle mi guasta la giornata. Ieri mattina erano là, per fortuna.

Dopo aver fatto mangiare anche Ringo, sono stato a guardarmi l’orto al sole. Il sole primaverile ti scalda le ossa e ti da un gran senso di benessere. Sembra di stare di continuo sotto una doccia di acqua calda. Tornato in casa , mio padre era già pronto. Cravatta coppola e impermeabile. Si sta consumando con l’età, ma non molla.

Paperino: papà, dove vai?

Nonno AAAAA: andiamo al ristorante no?

Paperino: papà, sono le 10,30 .

Nonno AAAAA: tra quanto andiamo?

Paperino : tra un po’ . Ora è presto .

Nonno AAAAA: ah, allora mi metto un po’ al sole.

Paperino: ma oggi non viene la zia?

Nonno: no, non sta bene.

Ecco il suo motivo di malessere. Mia zia, sorella di mia madre, vedova anche lei, ci viene a trovare con una amica alla domenica a sera. Ha 77 anni ma è perfettamente autonoma. Ci aiuta con le cose in casa e poi si ferma a giocare a carte con mio padre e la sua amica. Li raggiunge anche l’altra sorella di mia madre che porta da mangiare e fanno una briscola in quattro. Cenano e dormono da noi. Lunedì sera tornano nella loro città. A mio padre fa un sacco di piacere. Quando non possono venire si incupisce. E’ così da ventotto anni anni, dal giorno che mia madre non c’è più. Il legame che la sorella maggiore aveva creato con le più piccole vive oltre la vita. Nelle mia famiglia si pregano i morti aiutando i vivi. E’ una sorta di preghiera laica.

La primavera in campagna ti fa sorridere, è ironica. Consiglierei a tutti di fare una passeggiata tra i campi quando va via il freddo. Il trasporto della natura è così forte che non puoi non sentirti bene e sorridere. Una questione di colori e profumi. Allo stesso modo l’ironia ti libera dai pensieri. E’ la primavera dell’anima.

Ci sono dei momenti in cui ti senti oppresso. A volte mi sembra di essere un canotto e qualcuno di pesante mi si siede su deformandomi la quiete tonda e gonfia. In quei momenti conviene aprire una valvola e lasciarsi sgonfiare un po’.

Anche chi prova a schiacciarti se ti sente un po’ sgonfio , desiste.

L’ironia è questa valvola speciale. Riempie di colori e profumi un momento grigio. L’ironia per me è una valvola di sicurezza, uno sfiato che mi fa sopportare i pesi . Riuscire a ridere di se e delle situazioni rende uno spirito libero e incomprimibile come un fiore che sboccia.

A pranzo è andato tutto bene. I miei ragazzi hanno toccato la fragilità di mio padre con mano.   Stenta a riconoscere i bicchieri in tavola perché sta perdendo la vista. Deve essere accompagnato per strada. Appena scesi dall’auto, mi sono distratto un attimo, aveva preso un’altra strada. Sono corso a riprenderlo. Sembra mister Magoo, un cartone dei miei tempi. I ragazzi hanno riso guardandolo con tenerezza finalmente. In questi due anni gli è stato dipinto come un cattivo il nonno. Non so in base a quale malsano sentimento. E’ una delle cose che mi ha ferito di più in tutta questa storia. Prendersela con vecchio che nella vita ha fatto solo bene è una cosa da incivili. Era funzionale a creare una muro forse, di là i cattivi, di qua i buoni. Forse serviva ad estirpare le radici dalla mia parte. Lo smonterò questo muro. Pezzo pezzo.

26 pensieri riguardo “Mr. Magoo

  1. E’ un post bellissimo, come tutti quelli che scrivi quando parli della tua terra e delle tue radici
    Hai un patrimonio dentro che stai trasferendo col tuo fare ai tuoi figli, perchè stai certo che, anche se parlano poco, i ragazzi sono degli ottimi osservatori
    Guardare te – che sei il loro riferimento, a prescindere dalle manipolazioni esterne – mentre ti prendi cura nei fatti di tuo padre è il migliore esempio che puoi dare agli uomini che saranno

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  2. Complimenti per questo bellissimo ed intimo post. L’attaccamento alla famiglia, ai familiari che almeno fisicamente non ci sono più, alla propria terra, ci rendono meravigliosamente più umani. È nella vita familiare e nei rapporti affettivi più veri che si ritrovano le radici più solide, capaci di sostenerci anche nelle tempeste.
    Buon pomeriggio 🙂

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    1. Grazie Morena hai catturato parecchia roba dal post! In effetti mi ci hai fatto pensare. Avevo scritto senza fare queste considerazioni. Ti attacchi alle radici quando devi ricominciare, probabilmente. Hai bisogno di un punto fermo per ripartire. Le tue radici se buone rappresentano il miglior blocco di ripartenza possibile.

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      1. Sono io che ringrazio te, mi sono ritrovata completamente immersa nella lettura del tuo post e pienamente d’accordo con le tue riflessioni. Sará che vivo sempre e di continuo a contatto con tante persone, sento spesso la necessità di ricavare dei momenti solo per me, per ritrovare me stessa. E niente è meglio di una bella chiacchierata con mia nonna, ricordando insieme gli aneddoti di famiglia, i cari che non ci sono più e, soprattutto, respirando il suo odore che sa di buono, di bei ricordi e di protezione. Sentire addosso la storia da cui provengo e ritrovare in me un po’ di quelle caratteristiche della mia famiglia, mi danno una consapevolezza ed una carica indescrivibili.
        Chiedo scusa per la lunghezza, mi sono dilungata parecchio!!

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  3. Che tenerezza i nonni, di tutti i generi, che sia per età o per famiglia. Quella dignità umile che si accompagna con gli occhi un po’ meno lucidi ma sempre spalancati alla vita mi spacca di emozione il cuore ogni volta. Sono tesori preziosi…

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  4. Che meraviglia… essere coetaneo con la tua casa, essere una casa costruita da tuo padre, e vivere là… tra le cose immutate nel tempo… Ti invidio con tutto il cuore, e in modo più sincero possibile :)) Anche la mia casa (nel mio paese) ha la stessa mia età, ed e stata costruita da mio “padre”. Solo che, purtroppo, non sono là… E non è cosi perfetta :))

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